Il termine “psicosi” fu introdotto nel XIX secolo con il significato di malattia mentale o follia. Successivamente è emersa, sul piano concettuale, la necessità di suddividere alcune di queste malattie con la denominazione nevrosi.
Da allora i due termini hanno avuto un’evoluzione che si è espressa su piani diversi.
Cos’è il disturbo psicotico
Attualmente con disturbo psicotico si intende un disturbo psichiatrico grave caratterizzato da un distacco dall’ambiente che lo circonda, da forti difficoltà ad iniziare delle attività e a provare sentimenti autentici nei confronti delle altre persone.
C’è quindi una grave alterazione dell’equilibrio psichico dell’individuo con compromissione dell’esame di realtà e disturbi formali del pensiero.
Sintomi psicotici
I disturbi psicotici sono caratterizzati da deliri, allucinazioni, pensiero e comportamento disorganizzato e sintomi negativi (DSM-5, 2013).
I sintomi psicotici sono raggruppabili in:
– Disturbi di forma del pensiero: alterazioni del flusso ideico, fino alla fuga delle idee e all’incoerenza, alterazione dei nessi associativi. Si può verificare pertanto deragliamento, tangenzialità tali da compromettere una comunicazione efficace.
– Disturbi di contenuto del pensiero: ideazione prevalente o delirante (i cosiddetti deliri); in particolare, è molto nota la cosiddetta paranoia. Il contenuto dei deliri può essere di vario tipo: persecuzione, di riferimento, somatico, religioso o di grandezza.
– Disturbi della sensopercezione: allucinazioni uditive, visive, olfattive, tattili, gustative. Tuttavia le allucinazioni uditive sono le più comuni nei disturbi psicotici e si presentano sotto forma di voci, familiari o non familiari.
Caratteristiche e manifestazioni psicotiche
Una persona che presenta sintomi psicotici può non riuscire ad affrontare i suoi problemi quotidiani perché non riesce più a pensare con chiarezza oppure perché è convinta che qualcosa o qualcuno influenzi i suoi pensieri.
Con una psicosi, il soggetto può non riuscire più a lavorare come prima, come se avesse perso la capacità di fare cose che prima sapeva fare o come se non potesse più concentrarsi a prendere decisioni.
Inoltre può avere difficoltà a parlare con altre persone o non averne più voglia e non provare più piacere a farlo.
Esordio e sviluppo dei disturbi psicotici
I disturbi psicotici, generalmente, esordiscono nell’adolescenza e nella precoce età adulta e quasi sempre sono il risultato di fattori organici, psicologici e costituzionali.
I sintomi prodromici spesso possono precedere la fase attiva e sintomi residui (allucinazioni e deliri sottosoglia e sintomi negativi) la possono seguire.
Infine il ritiro sociale e la sintomatologia depressiva spesso costituiscono i primi segni del disturbo.
Fattori di rischio per i disturbi psicotici
Non sono ancora state identificate con chiarezza le cause che generano le psicosi.
E’ largamente diffusa l’ipotesi che siano interessati fattori biologici, genetici, psicologici e sociali.
E’ probabile che tali fattori possano creare in alcune persone una vulnerabilità a sviluppare i disturbi psicotici; tale vulnerabilità in condizioni di stress particolarmente accentuato o cronico può permettere lo svilupparsi di tali disturbi.
Sottotipi di psicosi
I principali disturbi psicotici o forme di psicosi sono:
- Schizofrenia
- Disturbo delirante
- Disturbo schizofreniforme
- Disturbo schizoaffettivo
- Disturbo psicotico breve
Cura delle psicosi
Terapia farmacologica
Il trattamento delle psicosi punta a ristabilire un corretto funzionamento biochimico del sistema nervoso centrale.
Generalmente il trattamento della psicosi, soprattutto nella fase acuta, è di tipo farmacologico (esistono attualmente molti nuovi farmaci antipsicotici), al quale è fondamentale associare un intervento psicoterapeutico – riabilitativo.
Psicoterapia cognitivo comportamentale
Gli interventi psicoterapeutici hanno come obiettivo principale l’insegnamento delle abilità sociali e un lavoro con la famiglia attraverso interventi psicoeducazionali sulla psicosi. Questi aiutino i familiari ad affrontare la malattia e promuovono il loro reciproco aiuto.
Nello specifico gli interventi psicologici cognitivo-comportamentali si pongono i seguenti obiettivi: ridurre la disregolazione emotiva e le disabilità derivate dai sintomi psicotici attraverso l’apprendimento di abilità specifiche e più funzionali.
Inoltre si prefiggono di accrescere la consapevolezza del paziente circa il suo disturbo e promuovere la compliance al trattamento farmacologico. Ciò al fine di prevenire l’isolamento sociale e ridurre/contenere eventuali ricadute psicopatologiche.