Il termine omofobia (che deriva dal greco όμός = stesso e φόβος = timore, paura) significa letteralmente “paura nei confronti di persone dello stesso sesso”.
Più precisamente si usa per indicare l’intolleranza e i sentimenti negativi che le persone hanno nei confronti degli uomini e delle donne omosessuali.
Omofobia: i suoi volti
Essa può manifestarsi in modi molto diversi tra loro, dalla battuta su un una persona gay che passa per la strada, alle offese verbali, fino a vere e proprie minacce o aggressioni fisiche.
In seguito all’omofobia, ad esempio, alcuni eterosessuali, raccontano di sentirsi a disagio in presenza delle persone gay o lesbiche. Altri si mettono a ridere quando le incontrano per strada. Altri ancora dicono di essere disgustati dai loro comportamenti, arrabbiati o indignati.
Anche la parola “frocio” può essere considerata come espressione di omofobia, perché di solito viene usata con una connotazione negativa.
Origine e diffusione dell’omofobia
Come nasce l’omofobia? L’omofobia deriva dall’idea che siamo tutti eterosessuali e che è normale e sano scegliere un partner del sesso opposto (eterosessismo).
Tale considerazione è basata anche sulla falsa credenza che in natura non esistano comportamenti omosessuali (“L’omosessualità è contro natura”).
Molti animali, invece, presentano comportamenti omosessuali, tra cui topi, criceti, porcellini d’India, conigli, porcospini, capre, cavalli, maiali, leoni, pecore, scimmie, e scimpanzé.
L’omofobia si sviluppa a partire da tutti quei messaggi negativi nei confronti degli omosessuali, frutto dell’educazione che abbiamo ricevuto (famiglia ed istituzioni della nostra società).
Tali messaggi negativi in psicoterapia formano le credenze intermedie, gli atteggiamenti, le regole e le assunzioni che abbiamo.
Meccanismi di rinforzo e diffusione
Diffidenza per la diversità
L’omofobia si alimenta in vari modi.
Innanzitutto la società è spesso diffidente nei confronti delle diversità, fino al punto di considerarle pericolose.
Tale mancanza di fiducia riguarda tutte le minoranze portatrici di valori nuovi o diversi (es. anche i primi cristiani) perché minacciano quelli convenzionali.
Ignoranza collettiva
Il pregiudizio anti-gay, inoltre, è rinforzato dall’ignoranza e dalla mancanza di contatti con la comunità omosessuale.
Gli individui che presentano alta omofobia, di fatto, non conoscono la realtà gay e lesbica e ne hanno un’idea astratta basata su ciò che hanno sentito dire dagli altri.
Convenzioni e consuetudini sociali
Infine, noi tutti tendiamo ad agire in modo coerente con ciò che viene ritenuto desiderabile e giusto in base alle convenzioni sociali dominanti.
Questo meccanismo, ad esempio, è alla base del fatto che si è soliti deridere i gay perché è consuetudine farlo.
Bias cognitivi: credenze “anti-gay”
La ricerca altresì dimostra che l’utilizzo frequente di espressioni omofobiche nel lungo periodo possa incrementare i bias cognitivi legate alle credenze “anti-gay”.
Ciò contribuirebbe ad alimentare il circolo vizioso e la diffusione dell’omofobia stessa lavorando sul piano implicito della nostra coscienza.
Omofobia interiorizzata
Le credenze negative nei confronti dell’omosessualità, inoltre, sono così diffuse nella nostra società che anche gay, lesbiche e bisessuali tendono ad essere omofobici e ad avere una visione negativa e disprezzante dell’omosessualità stessa.
In questo caso l’omofobia prende il nome di omofobia interiorizzata, fenomeno che comporta spesso complicazioni psicologiche e può essere fonte di psicopatologia.
Cos’è l’omofobia interiorizzata
L’omofobia interiorizzata è il prodotto dell’accettazione passiva da parte delle persone LGBT, di tutti i pregiudizi, i comportamenti e le opinioni discriminatorie tipici della cultura omofoba.
Gay e lesbiche possono anche non sapere quanto l’omofobia interiorizzata incida nella loro vita: non sempre sono consapevoli di vivere tale fenomeno e la presenza e il grado variano da persona a persona.
Ripercussioni psicologiche dell’omofobia interiorizzata
L’omofobia interiorizzata può avere un impatto profondo sull’individuo: bassa autostima, difficoltà relazionali, isolamento e autoesclusione sociale, sensi di colpa e vergogna, sintomi depressivi o ansiosi.
Tutto ciò può anche sfociare in pensieri suicidi e attività ad alto rischio (es. sesso non protetto, abuso di alcool o sostanze stupefacenti).
Come sconfiggere l’omofobia
In ogni caso, la persona omosessuale che si trovi a vivere in un ambiente omofobico può aver bisogno di un supporto psicologico. Questo può aiutarla a non lasciarsi abbattere dai pregiudizi delle persone che la circondano e ad affermare la propria identità sessuale, tramite il processo di coming-out.
In particolare il primo passo per combattere l’omofobia interiorizzata è prendere consapevolezza della sua esistenza, essere coscienti che si tratta di una problematica importante da affrontare.
Le persone omosessuali devono pertanto imparare a vedere come i pregiudizi ne possono condizionare pensieri e scelte.
In questi casi può essere d’aiuto una psicoterapia cognitivo-comportamentale, con un terapeuta che ne conosca a fondo le tematiche.