Cos’è l’ipocondria o ansia di malatttia
La caratteristica essenziale della ipocondria è la preoccupazione legata alla paura di avere, oppure alla convinzione di avere, una grave malattia. Tale paura assume un carattere persistente e si attiva continuamente solitamente a fronte di uno o più segni o sintomi fisici.
Il pensiero ipocondriaco può anche presentarsi in modo ossessivo in assenza di sintomi o malessere. Ad esempio: “Oddio, e se avessi un tumore alla prostata..”. Questo perché è ben noto come alcune malattie siano silenti e il momento in cui si avvertono sintomi sià troppo tardi.
In realtà il termine ipocondria è stato abbandonato da tempo dalla comunità scientifica. Oggigiorno si fa riferimento al cosiddetto disturbo d’ansia di malattia. Nonostante sia a tutti gli effetti un disturbo d’ansia, questo rientra nella categoria dei disturbi somatoformi.
Si può parlare di ansia di malattia (o paura delle malattie), ovviamente, solo se una valutazione medica completa ha escluso qualunque condizione medica che possa spiegare pienamente i segni o sintomi fisici. Il paziente ipocondriaco può comunque avere un’ansia eccessiva di malattia anche quando presenta una malattia organica non grave.
L’aspetto principale dell’ipocondria è che la paura o la convinzione ingiustificate di avere una malattia persistono nonostante le rassicurazioni mediche.
Sintomi dell’ipocondria
I sintomi dell’ipocondria sono riconducibili a preoccupazioni di avere una malattia (perlopiù grave) che giustifichi:
- percezioni ai alterate funzioni corporee (per es. il battito cardiaco, la traspirazione o la peristalsi);
- alterazioni fisiche di lieve entità (per es. una piccola ferita o un occasionale raffreddore);
- sensazioni fisiche vaghe o ambigue (per es. “cuore affaticato”, “vene doloranti”).
Il paziente ipocondriaco attribuisce questi sintomi o segni alla malattia sospettata ed è molto preoccupata per il loro significato e per la loro causa. Nell’ansia di malattia (detta anche fobia delle malattie), le preoccupazioni possono riguardare numerosi apparati, in momenti diversi o simultaneamente.
In alternativa ci può essere preoccupazione per un organo specifico o per una singola malattia (per es. la paura delle malattie cardiache).
Visite mediche ripetute, esami diagnostici e rassicurazioni da parte dei medici, servono poco ad alleviare la preoccupazione del soggetto ipocondriaco concernente la malattia o la sofferenza fisica. Per esempio, un soggetto preoccupato di avere una malattia cardiaca non si sentirà rassicurato dalla ripetuta negatività dei reperti delle visite mediche, dell’ECG, o persino della angiografia cardiaca.
I soggetti ipocondriaci possono allarmarsi se leggono o sentono parlare di una malattia. Ma anche se vengono a sapere che qualcuno si è ammalato, o a causa di osservazioni, sensazioni, o eventi che riguardano il loro corpo.
Per chi soffre di ipocondria, la paura di avere una malattia spesso diviene per il soggetto un elemento centrale della immagine di sé, un argomento abituale di conversazione, e un modo di rispondere agli stress della vita.
Ulteriori manifestazioni cliniche
Spesso nell’ipocondria la storia medica viene presentata con dovizie di dettagli e assai estesamente. Sono comuni “l’andare per medici” e il deterioramento della relazione medico-paziente, con frustrazioni e risentimento reciproci.
I soggetti con paura delle malattie spesso ritengono di non ricevere le cure appropriate. Possono opporsi strenuamente agli inviti a rivolgersi ai servizi psicologici.
Complicazioni possono derivare dalle ripetute procedure diagnostiche, che possono di per sé comportare dei rischi e che sono costose.
Tuttavia, proprio in quanto questi soggetti hanno una storia di lamentele multiple senza una chiara base fisica, c’è il rischio che ricevano valutazioni superficiali. Come nella favola “al lupo al lupo” può quindi venir trascurata la presenza di una condizione medica generale quando presente.
Le relazioni sociali vengono sconvolte per il fatto che il soggetto che ha i sintomi dell’ipocondria è preoccupato della propria condizione e spesso si aspetta considerazione e trattamento speciali.
La vita familiare può diventare disturbata poiché viene focalizzata intorno al benessere fisico del soggetto ipocondriaco. Possono non esserci effetti sul funzionamento lavorativo dell’individuo se riesce a limitare l’espressione delle preoccupazioni ipocondriache al di fuori dell’ambiente lavorativo.
Più spesso la preoccupazione interferisce con le prestazioni e causa assenze dal lavoro. Nei casi più gravi, il soggetto ipocondriaco può divenire un completo invalido per le proprie paure delle malattie.
Come capire se si è ipocondriaci
Chiaramente la diagnosi formale può esser fatta solo da uno specialista. Ciononostante quando il timore di avere una malatti assume caratteristiche ossessive e si riscontrano i sintomi sopra descritti è probabile che se ne soffra davvero. Può essere utile farsi queste domande:
- Quanto tempo trascorro a preoccuparmi di aver sviluppato o di poter sviluppare una malattia?
- Quante volte ho consultato il medico per lo stesso problema, nonostante mi avesse già rassicurato dicendomi che non avevo niente che non andasse?
- Quanto tempo trascorro in rete alla ricerca di informazioni che spieghino i miei sintomi, e quanto ciò sta condizionando la mia esistenza?
- Ho forse tralasciato o interrotto i miei hobby e interessi a causa delle preoccupazioni che mi stanno assillando?
- Tali preoccupazioni stanno forse compromettendo le mie prestazioni lavorative?
Se la risposta a queste domande è positiva, è altamente probabile che l’ansia per la salute sia un problema che merita attenzione clinica.
Cause, esordio e decorso dell’ipocondria e dell’ansia di malattia
Malattie gravi, specialmente nell’infanzia, ed esperienze pregresse di malattia di un membro della famiglia sono facilmente associate con il manifestarsi dei sintomi di ipocondria.
Si ritiene che certi fattori psico-sociali stressanti, in particolare la morte di qualche persona vicina, possano in alcuni casi precipitare la fobia delle malattie.
Il disturbo risulta equamente distribuito tra maschi e femmine. E’ sconosciuta la percentuale di diffusione dei sintomi di ipocondria nella popolazione generale, ma nella pratica medica generale va dal 4 al 9%.
La paura delle malattie può esordire a qualunque età, ma si pensa che l’età più comune di esordio sia la prima età adulta. Il decorso è solitamente cronico, con i sintomi che vanno e vengono, ma talora si verifica una completa remissione dell’ipocondria.
A causa della sua cronicità alcuni ritengono che il disturbo ipocondriaco sia soprattutto espressione di tratti di carattere (cioè preoccupazioni di lunga durata riguardanti i problemi fisici e la focalizzazione sui sintomi somatici).
E’ importante distinguere l’ansia di malattia dal disturbo ossessivo-compulsivo da contaminazione. Questo è caratterizzato non tanto dal timore di avere una malattia, ma dalla paura eccessiva e irrazionale di ammalarsi o di far ammalare qualcun altro tramite contagio. Ne conseguono, in genere, rituali di lavaggio e evitamenti volti a scongiurare tali paure.
Cura dell’ipocondria
La psicoterapia è una disciplina molto poco omogenea; esistono decine di forme di psicoterapia individuale, familiare, di coppia e di gruppo.
Nella cura dell’ipocondria, la forma di psicoterapia che la ricerca scientifica ha dimostrato essere più efficace, nei più brevi tempi possibile, è la “cognitivo-comportamentale“.
Si tratta di una psicoterapia breve, a cadenza solitamente settimanale, in cui il paziente ipocondriaco svolge un ruolo attivo nella soluzione del proprio problema. Insieme al terapeuta, si concentra sull’apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali, nell’intento di spezzare i circoli viziosi dell‘ansia per la salute.
In ogni caso la cura dell’ipocondria può risultare particolarmente difficoltosa, in quanto i soggetti non sono mai del tutto convinti che la causa dei loro mali sia soltanto di tipo psicologico.
Generalmente la psicoterapia è possibile in quei casi in cui la persona si preoccupa incessantemente di avere delle malattie, ma si rende conto, almeno in parte, che le sue preoccupazioni sono eccessive e infondate.
I passaggi chiave della terapia cognitivo-comportamentale
La psicoterapia è un processo complesso e personalizzato, per cui non è possibile definire a priori come si svolge. Nel trattamento del disturbo d’ansia di malattia, comunque, è probabile che il terapeuta affronti questi passaggi:
- Valutazione iniziale, per comprendere nel dettaglio la natura del problema, conoscere la storia del paziente e identificare i meccanimi di mantenimento del disturbo.
- Identificazione dei pensieri automatici negativi. Il paziente è aiutato a riconoscere i propri pensieri automatici negativi o irrazionali. Ovvero le interpretazioni catastrofiche di sintomi fisici che portano alla convinzione di avere una malattia grave.
- Psicoeducazione. Il terapeuta fornisce informazioni sul disturbo d’ansia di malattia, spiegando come i pensieri e i comportamenti possano influenzare e mantenere l’ansia. Questa fase è importante per aiutare il paziente a capire il legame tra i suoi pensieri, emozioni e comportamenti.
- Ristrutturazione cognitiva. In questa fase il terapeuta lavora con il paziente per esaminare l’evidenza a supporto e contro i suoi pensieri ansiogeni, aiutandolo a svilupparne di più realistici e meno allarmistici.
- Esposizione con prevenzione della risposta. Il paziente viene incoraggiato a confrontarsi gradualmente con situazioni o oggetti che provocano ansia (ad es., trasmissioni che parlano della malattia che teme). Al contempo viene invitato a evitare di chiedere continuamente rassicurazioni mediche o di effettuare controlli eccessivi del proprio corpo. Impara così a tollerare l’incertezza e a fidarsi della propria capacità di gestire l’ansia senza ricorrere a tali comportamenti.
- Tecniche di gestione dell’ansia. Talvolta il terapeuta può insegnare tecniche di rilassamento e gestione dello stress, come la respirazione diaframmatica, la meditazione o il rilassamento muscolare progressivo, per aiutare a ridurre l’ansia fisica e mentale.
- Prevenzione delle Ricadute. Alla fine del trattamento, il terapeuta aiuta il paziente a sviluppare strategie per prevenire le ricadute, riconoscendo i segnali di allarme di un possibile ritorno dell’ansia e applicando le tecniche apprese durante la terapia.
Terapia farmacologica
La cura farmacologica dell’ipocondria, ammesso che la persona accetti di prendere dei farmaci senza temere che arrechino dei danni al proprio organismo, si basa fondamentalmente sugli antidepressivi, sia triciclici che SSRI.
Quest’ultima classe presenta, rispetto alle precedenti, una maggiore maneggevolezza e minori effetti collaterali.
Dato che l’ipocondria viene spesso assimilata al disturbo ossessivo-compulsivo, considerando le preoccupazioni del paziente come delle ossessioni di malattia, la terapia farmacologica rispecchia le linee guida per tale disturbo. Si impiegano quindo alti dosaggi di antidepressivi ad azione serotoninergica assunti per periodi prolungati.
Nelle forme lievi la prescrizione di sole benzodiazepine può essere sufficiente, ma generalmente non costituisce una forma di terapia dell’ipocondria e ottiene soltanto di placare l’ansia a breve termine.