Sono sempre più prolifiche le integrazioni di approcci terapeutici, grazie all’aumento delle conoscenze nel campo della neurobiologia e dello sviluppo cerebrale, soprattutto nel lavoro relativo al trauma. Tra queste la Psicoterapia Sensomotoria offre un’importante cornice teorica e pratica per affrontare un lavoro complesso come quello sui ricordi traumatici.
Questo approccio trova la sua espressione in tecniche di intervento sia basate sul colloquio sia orientate al corpo, ponendo una particolare attenzione all’esperienza somatica come punto di accesso per l’elaborazione di eventi traumatici.
È stata sviluppata a partire dagli anni ’80 da Pat Ogden, con il contributo del lavoro di Ron Kurtz, dei lavori nel campo dell’attaccamento, delle neuroscienze, della mindfulness e di approcci corporei come l’Hakomi Method e il Metodo Rolf di integrazione strutturale.
La Psicoterapia Sensomotoria integra modelli psicoterapeutici tradizionali, derivati dagli approcci psicanalitici e cognitivo comportamentali, dedicando particolare attenzione al corpo e a come in esso siano inscritti i significati delle esperienze e le conseguenti convinzioni che accompagnano le interazioni poco funzionali dei nostri pazienti con loro stessi e con l’ambiente in cui vivono.
Nell’approccio sensomotorio si prende in considerazione la fisiologia del trauma, intervenendo sullo squilibrio tra il sistema simpatico e parasimpatico e sulla sofferenza indotta dall’iper-attivazione (o ipo-attivazione) o dal tentativo di difendersi da essa.
Durante le esperienze traumatiche i lobi frontali, deputati all’integrazione funzionale delle informazioni provenienti dall’ambiente e promotori di memorie esplicite e dichiarative, diminuiscono o cessano la loro attività per assicurare le risposte di difesa istintive, gestite dal sistema nervoso autonomo, efficaci nelle situazioni minacciose. I ricordi non verbali vengono quindi codificati dall’amigdala e rimangono separati dalla narrativa, in memorie somatiche, sensoriali ed emotive. L’amigdala diventa successivamente sensibile ai trigger e innesca risposte stereotipate e generalizzate di difesa anche di fronte ad stimoli non minacciosi ma che in qualche modo richiamano le memorie incamerate durante l’esposizione a situazioni traumatiche. Queste risposte apprese, di iperattivazione o ipoattivazione, adattive nel passato, diventano poco regolate e scarsamente integrabili con l’esperienza del momento presente. Questa reazione tende a cronicizzarsi in soggetti gravemente traumatizzati, soprattutto se le esperienze avverse sono avvenute durante l’età dello sviluppo, riattivando reazioni di difesa che caratterizzano il modo di essere della persona stessa.
Nella terapia sensomotoria quindi il corpo diventa centrale nel lavoro terapeutico poiché la persona “ricorda” gli eventi traumatici attraverso la riesperienza sensomotoria, con sintomi come disregolazione emotiva, sintomi fisici incomprensibili al livello organico o sintomi dissociativi.
Nelle sedute di psicoterapia sensomotoria si mettono da parte i contenuti, il racconto, per concentrarsi sull’esperienza fisica sperimentata nel momento presente, attraverso la consapevolezza delle sensazioni fisiche che intervengono nel qui ed ora per raggiungere in prima battuta la regolazione dell’arousal, punto nodale di quest’approccio, e costruire delle risorse di stabilità utilizzabili per gestire gli stati problematici. Per poter lavorare sulle memorie traumatiche è necessario, infatti, che il paziente sia in grado di auto-regolare il suo livello di attivazione e rimanere in uno stato identificato come “finestra di tolleranza” delle emozioni, per poter affrontare il ricordo dei temi dolorosi della propria vita modulando quanto più possibile la propria attivazione. Rimanendo all’interno di questa finestra di tolleranza abbiamo la possibilità di rimanere in relazione con gli altri, di regolare l’intensità emotiva nel rapporto interpersonale e di processare i vissuti emotivi in modo funzionale ed integrato. Proprio imparando a portare l’attenzione sui connotati somatici del vissuto emotivo si accede successivamente a quelle memorie procedurali costituite da sensazioni ed emozioni, che formano l’insieme di reazioni apprese e risposte di difesa che mantiene il paziente in uno stato di sofferenza e disregolazione.
I pazienti che affrontano una terapia sensomotoria imparano inoltre ad essere consapevoli della relazione tra sensazioni fisiche e le loro convinzioni ed emozioni e a notare come le credenze centrali su di sé, magari rinforzate o influenzate dal trauma, condizionino l’organizzazione fisica e come le parole ed i contenuti vincolino le loro sensazioni ed i loro movimenti.
Tutte le dimensioni dell’esperienza vengono incluse nel lavoro terapeutico, con un atteggiamento curioso ed interessato rivolto all’esperienza somatica procedendo in una direzione di conoscenza, piuttosto che di evitamento, di quei correlati fisiologici spesso considerati allarmanti ma che diventano invece parte di un’esperienza integrata e sempre più regolata.
La Psicoterapia Sensomotoria aiuta quindi i pazienti traumatizzati a regolare le loro esperienze fisiche in modo da percepire un senso di sé radicato, competente e orientato all’esperienza presente, occupandosi non solo del trauma propriamente detto, ma anche di tutte quelle situazioni, che vissute durante l’infanzia, possono aver lasciato traccia nel corpo o nei comportamenti, dirottando i pensieri e le emozioni.
Allo stato attuale la Psicoterapia Sensomotoria rappresenta un trattamento specifico per il Disturbo Post-traumatico da Stress, per i disturbi post-traumatici complessi e i disturbi relativi allo sviluppo e alla storia di attaccamento.
- Pat Ogden, Kekuni Minton, Clare Pain, (2012) “Il trauma e il corpo. Manuale di Psicoterapia Sensomotoria”, Istituto Scienze Cognitive Editore
- Pat Ogden, Janina Fisher (2016) “Psicoterapia Sensomotoria. Interventi per il trauma e l’attaccamento”, Raffaello Cortina Editore
- D.J. Siegel, “Mindfulness e Cervello” (2009). Raffaello Cortina Editore