Un terzo della popolazione mondiale ha accesso a Internet da un dispositivo mobile. Tra le applicazioni più usate quelle di comunicazione (servizi di messaggistica istantanea, siti di social network, blog e microblog…), meglio noti come “social network”.
L’uso di queste applicazioni è associato a effetti positivi come l’autoconsapevolezza, il benessere percepito, lo sviluppo dell’identità, la percezione di supporto sociale e i sentimenti di connessione sociale (Khang et al., 2014; Lee, Lee & Kwon, 2011; Nadkarni & Hofmann, 2012; Seabrook, Kern & Rickard, 2016; Allen et al., 2014).
Oltre a questi effetti positivi, vi è una crescente ricerca sulle conseguenze negative e sugli svantaggi dovuti all’uso di social, ad esempio il cyberbullismo, il “techno-stress” e l’uso eccessivo o che crea dipendenza da tali applicazioni (Andreassen, 2015; Hong et al., 2014; Linvingstone & Smith, 2014).
L’uso problematico dei social viene definito da Andreassen (2015) come “l’essere eccessivamente coinvolti da pensieri inerenti ai social network, essere spinti da una forte motivazione ad accedere o a utilizzare i social e dedicare loro così tanto tempo e impegno da compromettere altre attività sociali, studio/lavoro, relazioni interpersonali e/o salute e benessere psicologico” (p., 4045).
Poiché questo comportamento simile alla dipendenza non è stato ancora ufficialmente classificato come disturbo, per adesso appare più cauto l’impiego del termine “uso problematico dei social”.
Bisogni psicologici e caratteristiche psicosociali di chi fa uso problematico dei social
Secondo Katz, Blumler e Gurevich (1974) gli utenti soddisfano i seguenti bisogni tramite l’uso di media/Internet o applicazioni specifiche: bisogno di divertimento, bisogno di informazione, bisogno di identità personale e bisogno di interazione e integrazione sociale.
Il “modello a doppio fattore dell’uso di Facebook di Nadkarni e Hofmann (2012) differenzia due bisogni sociali di base (nei fruitori del social): il bisogno di appartenere (mantenere una connessione sociale) e il bisogno di auto-presentazione (definire la propria identità).
Ciò è in linea con l’approccio di Valkenburg e Peter (2007) che descrivono due traiettorie diverse tramite le quali un utente può conclamare un uso problematico dei social:
- (a) l’ipotesi della compensazione sociale, per la quale gli individui con elevati bisogni sociali e allo stesso tempo basse competenze sociali hanno difficoltà a fare amicizia nelle interazioni faccia a faccia. Le applicazioni di comunicazione online sono per loro una possibilità per compensare queste carenze, che possono tradursi in una preferenza delle interazioni online.
- Al contrario, l’ipotesi (b) prevede che gli individui con bassa ansia sociale e alte competenze sociali utilizzino Internet/i social network come strumenti aggiuntivi per massimizzare la loro connessione sociale.
Per quanto concerne le caratteristiche psicosociali dei fruitori problematici dei social, la ricerca illustra che l’ansia sociale è fortemente associata a un uso problematico (Lee-won, Herzog & Park, 2015; Casale & Fioravanti, 2015).
Donnelly e Kuss (2016) hanno sottolineato che il tempo trascorso sui social network e l’uso problematico erano associati a sintomi depressivi. Ulteriori prove empiriche supportano che gli individui con una maggiore solitudine percepita corrono un rischio maggiore di uso problematico dei social network (Reissmann et al., 2018; Suissa, 2015; Omar & Subramanian, 2013; Kim, 2018; De Cock et al., 2013; Kim, Larose & Peng, 2009; Shettar et al., 2017).
Oltre al ruolo della solitudine, Wegmann e Brand (2016) hanno dimostrato che il supporto sociale meno percepito ha anche un effetto diretto sulla gravità dei sintomi di un uso problematico dei social network.
Uso problematico dei social: le due traiettorie del rischio
In un interessante articolo del 2019, Wegmann e Brand ipotizzano che esistano due gruppi di utenti, entrambi ad alto rischio di sviluppare un uso problematico dei social, basati su diversi fattori predisponenti e diversi processi affettivi e cognitivi.
Al centro di questa differenza può esserci il tipo di meccanismo di rinforzo che interagisce con specifiche variabili predisponenti.
La traiettoria “ansia sociale/ricerca di compensazione”
In questa prima traiettoria di rischio, specifiche caratteristiche psicosociali, come un’elevata ansia sociale, solitudine e depressione – indicati come deficit sociali nella vita reale – sono associate a tendenze più elevate dell’uso problematico.
La preferenza per l’interazione sociale online, in combinazione con una scarsa competenza sociale, possono portare a un uso eccessivo dei social.
Ciò è in linea con l’ipotesi della compensazione sociale, che afferma che i bisogni (sociali) insoddisfatti, i deficit sociali e la preferenza per le interazioni sociali online possono comportare un uso eccessivo dei social network (ad esempio, Brailovskaia et al., 2019).
In questa ipotesi gli autori assumono che la combinazione di bassa competenza sociale, alta ansia sociale e la spinta negativa alla compensazione dei deficit sociali ricadano nell’uso frequente e intenso dei social network, secondo un meccanismo di rinforzo negativo (sollievo dall’ansia).
La traiettoria “competenza sociale/ricerca della ricompensa”
Gli autori affermano che ci sono individui con alto bisogno di appartenenza, alto bisogno di popolarità e alte competenze sociali, che arrivano all’uso frequente e intenso dei social per soddisfare questi bisogni.
I social sembrano offrire un valore aggiunto per gli utenti, consistente nell’aspettativa di ricevere gratificazioni rapide e intense.
Gli individui, che sono socialmente integrati nella vita reale con forti motivazioni ego-centrate (ad esempio, legate al narcisismo), corrono un rischio maggiore di sviluppare un comportamento problematico, poiché provano intensi sentimenti di ricompensa nelle interazioni sociali online.
Questi meccanismi di rinforzo positivo, come la soddisfazione del bisogno di appartenenza e le esperienze di gratificazione, caratterizzano l’approccio basato sulla ricompensa.
Conclusioni e direzioni future
Le due possibili traiettorie del rischio non si escludono a vicenda!
Elementi di entrambe le ipotesi possono interagire tra loro e gli autori sostengono che potrebbe anche esserci un passaggio dalle motivazioni di ricompensa (ipotesi 2) ai processi guidati da ansia e ricerca di compensazione (ipotesi 1).
Le conclusioni tratte dagli autori, e l’interessante ricapitolo dei principali risultati della ricerca sul tema dei bisogni e delle caratteristiche psicosociali di coloro che incorrono nel rischio di uso problematico dei social network, sono un riferimento imprescindibile per chi si occupa della psicoterapia delle dipendenze comportamentali, oltre che un illuminato spunto per chiunque si interessi alla tematica.
Le possibili conseguenze dell’interazione tra caratteristiche psicosociali, meccanismi di rinforzo specifici e ulteriori fattori che potrebbero svolgere un ruolo chiave nel dare origine a una dipendenza, restano una delle aree più importanti da esplorare con la ricerca.
Bibliografia
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- Wegmann, E., Brand, M. (2019). A narrative overview about psycosocial charateristics of social networks use. Current Addiction Reports, 6, 402-409.
* FOMO: acronimo inglese di “Fear of missing out”, che corrisponde al timore di perdere o di non partecipare ad una esperienza piacevole e gratificante che coinvolge conoscenti o amici.
* Figura tratta da Wegmann, E., Brand, M. (2019).