Cos’è il deterioramento cognitivo post tumore o chemobrain?
Si tratta di una condizione di deterioramento nel funzionamento cognitivo che può riscontrarsi durante e dopo i trattamenti per il tumore.
Non è limitata a chi ha ricevuto una chemioterapia, ma è più frequente in chi l’ha fatta. Nonostante le difficoltà e la variabilità nei risultati delle ricerche, in letteratura c’è un consenso generale sul fatto che almeno la metà delle persone che attraversano il cancro e i trattamenti necessari possono fare esperienza di qualche forma di deterioramento della memoria e dell’attenzione.
Quali sono i sintomi?
- Difficoltà di concentrazione e attenzione, distraibilità
- Difficoltà a seguire quello che le persone stanno dicendo
- Lentezza nel processare informazioni
- Difficoltà di apprendimento e ritenzione di nuove informazioni
- Difficoltà nel richiamare parole
- Difficoltà a richiamare nomi e facce di persone incontrate recentemente
- Difficoltà di memoria e nel ricordare appuntamenti
- Diminuzione della flessibilità mentale
- Sensazione di affaticamento mentale e annebbiamento (chemofog)
I pazienti riferiscono una difficile esperienza di non riconoscersi più rispetto a come erano abituati a funzionare, soprattutto in quella modalità “multitasking” che spesso caratterizza le nostre frenetiche giornate.
Quello che più frequentemente i pazienti lamentano sono problemi con la memoria “a breve termine” e con la memoria di lavoro. Descrivono per esempio difficoltà a studiare, leggere un libro o nel ricordare cosa stavano cercando in una stanza.
Spesso lamentano di dimenticare appuntamenti presi o addirittura di controllare l’agenda (Kaelin C.M.,2005).
Quando compaiono i sintomi?
Per alcuni pazienti i sintomi compaiono durante il periodo dei trattamenti medici. Per molti altri si presentano e aumentano tra i 9 e 12 mesi dopo la fine delle terapie. Per il 10-20% dei pazienti possono rimanere effetti sul lungo termine.
Per la minoranza di persone che mostrano effetti a lungo termine, tali effetti sono riscontrabili anche a distanza di dieci anni, ma rimasti in modo stabile, senza peggioramenti.
Il deterioramento cognitivo post tumore si differenzia dall’Alzheimer e da altri tipi di disturbi mentali
Spesso i pazienti si spaventano, credendo di star sviluppando problemi mentali come l’Alzheimer o altri tipi di demenza.
In realtà si tratta di condizioni diverse e che non risultano correlate.
I pazienti affetti da chemobrain, descrivono nei test self report a volte un importante deterioramento nella propria funzionalità e qualità di vita. Tuttavia di solito non hanno riscontri oggettivi ai test neuropsicologici e tendono invece a correlare in modo più forte con le misure di distress emotivo (ansia e depressione).
Quali sono le cause?
Quale tipo di cancro o quale tipo di trattamento porti a tale condizione è ancora importante oggetto di studio. Già dal 2007 sono stati comunque evidenziati dei fattori che sono stati poi sostenuti dalla successiva ricerca, prima di tutto la chemioterapia ma non solo.
Altri fattori quali il funzionamento del sistema immunitario, la risposta infiammatoria dell’organismo al cancro stesso, danni al sistema microvascolare cerebrale, gli effetti della radioterapia, i cambiamenti ormonali, il trapianto di cellule staminali e le nuove immunoterapie possono influire sul funzionamento cognitivo.
A complicare il tutto, oggi sappiamo anche che la vulnerabilità genetica può modulare la misura in cui le chemioterapie possono attraversare la barriera cerebrale e così impattare sulle funzioni cognitive.
Il termine “chemobrain” (“cervello chemioterapizzato”) o chemofog (“annebbiamento da chemio”) sono quindi stati usati per descrivere il deterioramento cognitivo esperito dei pazienti, anche se oggi sappiamo che la chemioterapia non è l’unica colpevole.
Cosa si può fare per ridurre i sintomi?
Al momento non sono conosciuti efficaci metodi di prevenzione o terapie farmacologiche che possano curare questa forma di deterioramento cognitivo.
Sono stati fatti degli studi su alcuni farmaci ma senza evidenza di efficacia e molti pazienti preferiscono un approccio non farmacologico proprio perché già sottoposti ad importanti terapie farmacologiche spesso con importanti effetti collaterali.
Per questo sembra fondamentale approcciarsi al problema con un trattamento che sia breve, ben usufruibile e non farmacologico che vada a lavorare proprio sugli aspetti specifici di questa problematica.
Il Memory and Attention Adaptation Training – MAAT
Il Memory and Attention Adaptation Training utilizza metodi della terapia cognitivo – comportamentale tratti dalle ricerche su stress, ansia, gestione dei sintomi nella medicina comportamentale e da vari approcci di trattamento nella riabilitazione cognitiva (Ferguson e Gillock, 2021).
Il MAAT è progettato per aiutare le persone ad usare le capacità intatte per sviluppare nuove modalità compensatorie per affrontare tutti quei compiti che ogni giorno richiedono l’uso di attenzione e memoria.
Un sistema complesso
L’attenzione e la memoria sono influenzate da sistemi neurocognitivi multipli e interagenti. Stati affettivi, attivazione fisiologica, acutezza sensoriale e ambiente influiscono sull’orientamento, sulla velocità di processazione delle informazioni, su riconoscimento, codifica e recupero delle informazioni dalla memoria.
In condizioni di routine, condizione di bassa “richiesta”, questi sistemi cognitivi interagenti funzionano bene facilmente. Quando le condizioni sono invece più complesse e quindi più richiestive per i sistemi, i fallimenti cognitivi diventano più frequenti e producono conseguenze negative.
È qui che i pazienti percepiscono una disparità tra quello che viene loro richiesto (che diventa una sorta di “minaccia”) e le risorse che sentono di avere effettivamente a disposizione per rispondere a tali richieste. Questo porta ad un incremento dell’attivazione fisiologica e del distress e ad un ulteriore diminuzione della prestazione cognitiva.
Lo scopo principale del Memory and Attention Adaptation Training
Il MAAT ha lo scopo di aiutare i pazienti, attraverso strategie cognitivo-comportamentali, ad esercitarsi e fare un uso forte ed efficiente delle capacità cognitive presenti.
Questo al fine di imparare ad applicare le nuove competenze in modo da sentirsi maggiormente efficaci e capaci di controllo rispetto alle richieste quotidiane.
Riducendo la disparità tra le percezione delle proprie risorse e le richieste viene ridotto il distress.
Le proprie performance vengono così attribuite a fattori più controllabili e la motivazione a continuare il percorso di riadattamento viene rafforzata.
Le 4 componenti del MAAT
- Educazione e Riattribuzione: viene sottolineato cosa è conosciuto e cosa no rispetto al deterioramento cognitivo nei pazienti oncologici; vengono spiegate le basi del funzionamento della memoria e dell’attenzione e quelli che sono i “normali” fallimenti cognitivi di cui tutte le persone fanno esperienza.
- Training di autoconsapevolezza: lavora sulla consapevolezza dei numerosi fattori che influiscono sulla memoria e sull’attenzione, come le aspettative rispetto ai sintomi, le richieste ambientali, lo stress, la chemio terapia, etc.
- Autoregolazione: lavora sulla regolazione emotiva e le capacità di fronteggiamento dello stress
- Strategie compensatorie: training di competenze interne ed esterne alla persona per facilitare un ottimale funzionamento nonostante le disfunzioni cognitive.
Le strategie di stimolazione cerebrale: il neurofeedback
Ci sono alcuni studi che suggeriscono che i sistemi di neurofeedback possano essere utili, ma anche questa area necessita ancora di ricerca.
In particolare Alvarez e al. (2013) hanno pubblicato un importante studio su Integrative Cancer Therapies sull’uso del Neurofeedback Dinamico Non-Lineare (Neuroptimal).
E’ stato misurato il deterioramento cognitivo, la fatigue, il sonno e il disagio emotivo (in particolare ansia e depressione) in donne che avevano avuto una diagnosi di tumore al seno con sintomi di deterioramento cognitivo post trattamenti.
Nelle misurazioni di baseline le partecipanti mostravano gravi disfunzioni su tutte le misure rispetto alla popolazione normale.
Dopo 20 sessioni di training cerebrale le misurazioni delle pazienti erano ritornate nella norma sulle scale di del sonno, della fatica, delle emozioni e su gran parte delle scale di valutazione cognitiva.
Bibliografia
- Alvarez et al. (2013). The effect of EEG Biofeedback on Reducing Post Cancer Cognitive Impairment. Integrative Cancer Therapies 12 (6) 475-487.
- Ferguson R. & Karen Lee Gillock. 2021 Memory and Attention Adaptation Training. A brief Cognitive Behavioral Therapy for Cancer Survivors. Oxford University Press
- Kaelin C.M. Living through breast cancer. Mc Graw Hill