Nel libro “Decodificare i deliri: una guida per il clinico su come lavorare con i deliri e altre convinzioni estreme”, di Hardy e Turkington (2023) si trova un interessante capitolo, a cura di Charles Heriot-Maitland interamente dedicato al rapporto tra trauma e delirio, di seguito sinteticamente ricapitolato.
L’autore offre una prospettiva molto diversa rispetto agli approcci tradizionali dei servizi di salute mentale dedicati alla psicosi: se infatti, in genere, l’approccio terapeutico è stato quello volto a ridurre/togliere i sintomi (pensiamo ai farmaci “antipsicotici”, letteralmente “anti” – contro – i sintomi), seguendo la proposta dell’autore veniamo stimolati a cambiare razionale, mettendo l’attenzione sul trauma come promotore della convinzione delirante. Vediamo come e con quali implicazioni.
Percorsi traumatici verso i deliri
Le prove di un nesso causale tra trauma e psicosi sono molteplici, tanto che Bentall et al. (2014) suggeriscono sia paragonabile “all’evidenza causale che collega il fumo al cancro ai polmoni”.
Il trauma in infanzia aumenta la probabilità di psicosi (Varese et al. 2012) e ci sono prove di una relazione cumulativa tale che maggiore è il trauma, maggiore è la probabilità di psicosi (Shevlin et al. 2008).
Ci sono ricerche che mostrano anche che diversi tipi di trauma possono portare a diversi sintomi psicotici: ad esempio, Bentall et al. (2014) affermano che l’abuso sessuale infantile potrebbe essere più legato al sentire le voci (allucinazioni) e che gli eventi che impattano sull’attaccamento potrebbero essere più legati alla paranoia.
Tuttavia, tale consequenzialità non è così chiara poiché esistono anche prove contrarie, come quella che collega l’abuso sessuale alla paranoia (Murphy et al. 2012) o il trauma dell’attaccamento al sentire le voci (Pilton et al. 2016).
Interventi focalizzati sul trauma per le persone con deliri
La psicoeducazione
È importante che un intervento focalizzato sul trauma per le persone con deliri sia costruito su una solida psicoeducazione. Quali sono i messaggi chiave da trasmettere a questa tipologia di pazienti?
- Il cervello ha un sistema di minacce integrato che ha un’importante funzione evolutiva. Il suo compito è molto semplice: rilevare il pericolo e reagire ad esso. Il sistema delle minacce non funziona per la nostra felicità o salute mentale, ma per la nostra sopravvivenza.
- Quanto più il sistema delle minacce viene attivato, tanto più diventa sensibilizzato e reattivo. Similmente all’allenamento di un muscolo in palestra: più lo esercitiamo, più diventa forte e dominante. Se qualcuno ha dovuto utilizzare molto il sistema di minaccia nella sua vita (ad esempio attraverso esperienze prolungate di traumi) allora il sistema di minaccia è diventato più forte e dominante e si attiva più prontamente.
- Non è colpa del paziente se il cervello si è evoluto in questo modo, né se le esperienze sociali hanno modellato il modo in cui il suo sistema di minaccia è stato esercitato nel tempo.
Formulare i deliri e le loro possibili funzioni nel contesto del trauma
Le credenze deliranti, nella proposta dell’autore, sono concepite come strategie invece che come sintomi: strategie che il cervello potrebbe adottare in situazioni di estrema avversità o traumi.
Esistono diversi modi in cui i deliri potrebbero funzionare come strategie (funzionali) per le persone nel contesto del trauma.
- Una convinzione di minaccia (nel delirio paranoide, ad esempio) può aiutare a sostenere il sistema di minaccia orientato (Heriot-Maitland, 2022), e quindi capace di proteggere una persona da minacce esterne o interne. Una convinzione delirante può, ad esempio, suscitare risposte come “stai in guardia”, “mantieni le distanze dagli altri” o “chiudi a chiave porte e finestre”: non ha necessariamente importanza quale sia il reale contenuto del delirio, la cosa importante, per quanto riguarda la protezione dalla minaccia e la sopravvivenza, è la risposta mentale, fisica e comportamentale suscitata dal delirio.
- La funzione dei deliri di proteggersi dalle minacce può applicarsi non solo a potenziali minacce esterne, ma anche a minacce interne (dalle proprie emozioni, ricordi e stati mentali temuti). Un esempio di minaccia interna rilevante per i sopravvissuti al trauma è la paura dei propri sentimenti di impotenza. In questo caso, può essere funzionale mantenere un delirio che tenga la mente orientata verso una minaccia attuale nel mondo esterno quando l’alternativa (di incontrare i propri stati interni e ricordi di impotenza e impotenza) può essere molto più difficile.
Opportunità terapeutiche
Costruire un intervento focalizzato sul trauma partendo da una formulazione che considera i deliri come strategie piuttosto che come sintomi può aprire una serie di opportunità terapeutiche:
- Spostare la relazione del paziente con il delirio da una relazione di conflitto e angoscia (“questo delirio è una minaccia per me”) a una di curiosità ed esplorazione (“questo delirio può riflettere qualcosa da cui la mia mente sta cercando di proteggermi, comunicarmi o risolvere. Cos’è questo qualcosa? Qual è la minaccia, l’emozione o il conflitto che potrebbe esserci dietro?”);
- Identificare gli obiettivi terapeutici (ad esempio, esperienze di minaccia e ricordi) per il lavoro sul trauma e le emozioni temute o evitate che potrebbero essere dietro i deliri;
- Preparare il paziente a quali sentimenti e conflitti intensi potrebbero iniziare ad emergere man mano che i deliri iniziano a ridursi o indebolirsi;
- Impostazione del percorso per il lavoro sul trauma (ad esempio, esposizione graduale ai ricordi, alle emozioni e ai conflitti in modo che possano essere accessibili e integrati in modo sicuro).
Bibliografia
- Unger, R. (2024). Decoding delusions: a clinician’s guide to working with delusions and other extreme beliefs: edited by Kate V. Hardy and Douglas Turkington, Washington, DC, American Psychiatric Association Publishing.
- Bentall, R.P., Wickham, S., Shevlin, M., Varese, F. (2012) Do specific early life adversities lead to specific symptoms of psychosis? A study from the 2007 the Adult Psychiatric Morbidity Survey. Schizophrenia Bulletin, 38(4):734–740.
- Bentall, R.P., De Sousa, P., Varese, F. (2014) From adversity to psychosis: pathways and mechanisms from specific adversities to specific symptoms. Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology,49(7):1011–1022.
- Heriot-Maitland, C. (2022) Compassion focused therapy for voice-hearing and delusions in psychosis, in Compassion Focused Therapy: Clinical Practice and Applications. Edited by Gilbert, P., Simos, G. London, Routledge, 2022, pp 549–564.
- Heriot-Maitland, C., Longden, E. (2022) Safety and safeness, in Relating to Voices Using Compassion Focused Therapy: A Self-Help Companion. London, Routledge, pp 43–62.
- Heriot-Maitland, C., Peters, E. (2015) Dimensional approaches to delusional beliefs, in Schizotypy: New Dimensions. Edited by Mason OJ, Claridge G. London, Routledge, pp 165–179.
- Murphy, J., Shevlin, M., Houston, J., Adamson, G. (2012) Sexual abuse, paranoia, and psychosis: a population-based mediation analysis. Traumatology 18(1):37–44.
- Pilton, M., Bucci, S., McManus, J. (2016) Does insecure attachment mediate the relationship between trauma and voice-hearing in psychosis? Psychiatry Research, 246:776–782.
- Shevlin, M., Houston, J.E., Dorahy, M.J., Adamson, G. (2008) Cumulative traumas and psychosis: an analysis of the National Comorbidity Survey and the British Psychiatric Morbidity Survey. Schizophrenia Bulletin 34(1):193–199.
- Turner, M.H., Bernard, M., Birchwood, M. (2013) The contribution of shame to post- psychotic trauma. British Journal of Clinical Psychology 52(2):162–182.
- Varese, F., Smeets, F., Drukker, M. (2012) Childhood adversities increase the risk of psichosis: a meta-analysis of patient-control, prospective and cross-sectional cohort studies. Schizophrenia Bulletin 38(4):661–671.