La psicoterapia cognitivo comportamentale, sviluppata negli anni ’60 da A.T. Beck, è oggi una delle psicoterapie più diffuse ed efficaci per il trattamento di diversi disturbi psicopatologici: tra questi il disturbo depressivo maggiore.
Nello specifico, le linee guida dell’APA, l’American Psychiatric Association, supportano e indicano la terapia cognitiva comportamentale con o senza associazione di farmaci, come la prima scelta di trattamento per la depressione maggiore.
Alcuni studi recenti evidenziano l’efficacia di affiancare al trattamento individuale un percorso di psicoterapia di gruppo sempre a orientamento cognitivo comportamentale, che segue gli stessi principi del trattamento individuale.
Tale affiancamento andrà a migliorare e a rendere più stabili i benefici del lavoro individuale, in quanto la psicoterapia di gruppo offre la possibilità di confrontarsi con più persone e si concentra sia sui problemi personali sia sulle interazioni interpersonali.
Nello specifico, l’obiettivo della psicoterapia di gruppo è quello di aiutare le persone a risolvere le difficoltà emotive e favorire lo sviluppo personale dei partecipanti attraverso l’esperienza del gruppo stesso, cioè di permettere a persone che vivono disagi simili di sperimentare nuovi processi di attribuzione di significato alla propria storia personale e alle proprie sofferenze attraverso il confronto e la condivisione con gli altri membri del gruppo.
Alcune delle caratteristiche distintive della psicoterapia di gruppo sono:
- non essere gli unici ad avere un problema
- aumento dell’autostima attraverso i punti di forza del gruppo
- comprensione e condivisione senza essere criticati
- avere un obiettivo comune
- alleviare il dolore, il senso di colpa e lo stress attraverso la condivisione
- ricevere feedback costruttivi dal gruppo
- il gruppo è un luogo sicuro, accogliente e non giudicante
Quindi, la psicoterapia di gruppo si prefigge di unire al trattamento individuale la forza della condivisone e del confronto con persone che vivono difficoltà simili, attraverso una maggiore consapevolezza del disagio, oltre all’acquisizione di specifiche tecniche che permettono di riconquistare il benessere psicologico.
Uno studio pubblicato sulla rivista BMC Psychiatry (2014) ha esaminato l’efficacia della terapia di gruppo cognitivo-comportamentale per la depressione e ha esplorato i predittori di abbandono della terapia.
Lo studio in oggetto è stato condotto in un Centro Psichiatrico norvegese, collocato in un’area rurale vicino al circolo polare. Il centro è il secondo per importanza, al quale accedono circa 33.000 individui. Lo studio ha coinvolto 143 pazienti che hanno partecipato a 26 incontri di terapia di gruppo.
A tutti i partecipanti sono stati somministrati il Beck Depression Inventory II (BDI II) e il Beck Anxiety Inventory (BAI) in diversi momenti del percorso terapeutico: all’inizio del percorso di gruppo, dopo circa 7 settimane, alla fine del percorso e al follow-up (dopo 3 mesi).
I risultati hanno evidenziato un tasso di drop-out pari al 17.5% (25 pazienti). La media dei punteggi al BDI II è diminuita da 28.5 (pre-trattamento) a 18.5 (post-trattamento) ed è rimasta stabile al follow-up a tre mesi.
Al post trattamento il 44% dei pazienti ha mostrato un significativo miglioramento e il 30% ha mostrato un recupero. Dopo 3 mesi (follow-up) le suddette percentuali sono aumentate rispettivamente al 57% e al 40%. Non sono stati invece trovati dei predittori di abbandono del trattamento.
Quindi, in base ai risultati di questo studio, emerge come i pazienti che seguono una terapia di gruppo cognitivo-comportamentale, mostrino una diminuzione dell’ansia e dei sintomi depressivi.