Recentemente Eclipsi ha pubblicato un interessante libro, nella collana Scienze Cognitive e Psicoterapia, dal titolo “Le tecniche immaginative in terapia cognitiva – Strategie di assessment e di trattamento basate sull’Imagery”.
Il volume, il cui titolo originale è “Oxford Guide to Imagery in Cognitive Therapy”, è stato curato da Ann Hackmann, James Bennett-Levy e Emily Holmes per la Oxford University Press (2011). Il manuale raccoglie i contributi di diversi autori di sicuro spessore e calibro, tra cui J. Beck, A. Arntz o C. Padesky.
L’Imagery non è un concetto nuovo per la terapia cognitivo comportamentale. Già negli anni ’50 e ’60 era parte integrante di tecniche quali, ad esempio, il flooding, la desensibilizzazione sistematica o le esposizioni in immaginazione.
Nei decenni successivi, diversi autori e terapeuti cognitivo comportamentali ne hanno rimarcato l’importanza. Nonostante questo, l’uso dell’Imagery non è mai stato oggetto di una vera e propria sistematizzazione all’interno del panorama delle tecniche di intervento cognitivo comportamentali.
Hackmann, Bennett-Levy e Holmes tentano di colmare questa lacuna, cercando di costruire un manuale che organizzi tutte le attuali conoscenze sull’Imagery e proponga un protocollo di intervento strutturato.
Nel suo complesso il volume, composto da circa 290 pag. e da 14 capitoli, si presenta agile e di scorrevole lettura. Sostanzialmente, è possibile dividere il volume in tre parti: fino al quarto capitolo, gli autori affrontano la definizione del concetto di Imagery, la sua fenomenologia e passano in rassegna quanto attualmente è presente in letteratura; i capitoli dal quinto al settimo sono dedicati alle strategie di assessment e alla preparazione dell’intervento sull’Imagery; dall’ottavo in poi, gli autori si dedicano alla descrizione delle procedure di intervento.
Una menzione a parte va data all’introduzione, la cui lettura vale da sola il volume. Curata da D. Edwards, è mirabilmente dedicata a dimostrare come il concetto di Imagery sia stato centrale nel corso dell’umanità fin dai suoi albori migliaia e migliaia di anni fa.
La prima parte del volume è, invece, dedicata al concetto clinico dell’Imagery. Nello specifico, il secondo capitolo sembra quello più interessante: affronta il concetto e la fenomenologia dell’Imagery, spiegando quali siano le caratteristiche dell’Imagery e quali siano gli specifici contenuti dell’Imagery nei diversi disturbi.
Come detto i capitoli 5, 6 e 7 sono dedicati all’assessment e alle procedure di preparazione all’uso delle tecniche basate sull’Imagery. Le procedure illustrate rappresentano una sfida interessante per il terapeuta cognitivista, poiché lo invitano ad un modo diverso di procedere nell’indagine e nella formulazione del caso.
La terza parte, cioè i capitoli dall’ottavo alla fine, sono dedicati alle tecniche di intervento e dunque rappresentano la parte più appetibile e interessante. In particolare, i primi capitoli sono dedicati a come intervenire sulle immagini mentali negative e disturbanti, mentre negli ultimi vengono indicate le procedure per creare immagini positive e nuove per i pazienti: come indicato dal titolo del tredicesimo capitolo “Imagery positiva: creare nuovi modi d’essere”.
In conclusione, il volume ha l’indubbio merito di sistematizzare e proporre un modo diverso, seppur già ampiamente conosciuto in ambito cognitivo comportamentale, d’intervento con i pazienti.
L’intento degli autori, in questo senso, non è quello di proporre una nuova forma di psicoterapia, poiché il rimando alla cornice cognitivista è forte, anche se, come appare ben chiaro dall’introduzione degli autori stessi e dai contenuti del volume, non manca una certa attenzione ai protocolli della cosiddetta “terza generazione”.