Le persone, sia giovani che adulte, che hanno problemi a raccontarsi e ad esprimere le proprie emozioni possono riportare una maggiore difficoltà a metabolizzare le esperienze dolorose.
La Superhero Therapy può aiutare in queste situazioni. Trasferire i problemi su storie esterne alle proprie vicende personali fa sì che i pazienti parlino più apertamente. Possono così accedere più facilmente a risorse di resilienza e a processi di elaborazione.
Le origini di questa terapia
La Superhero Therapy, basata sui principi fondamentali dell’Acceptance and Commitment Therapy e della Compassion Focused Therapy, è stata sviluppata dalla Dott.ssa Janina Scarlet. Conduce i pazienti, spesso adolescenti, ma anche adulti, in un viaggio di consapevolezza e cambiamento.
L’autrice parte da una sua personale esperienza di difficoltà: l’esposizione alle radiazioni del disastro di Chernobyl durante i suoi primi anni di vita. Le gravi conseguenze psicologiche e fisiche di tale esposizione la portarono ad un progressivo isolamento, ad un senso di impotenza e inaiutabilità comune a molti pazienti.
Quando a 12 anni vide per la prima volta il film X-Men, ispirato all’omonima serie di fumetti Marvel, la giovane (non ancora Dottoressa) Scarlet iniziò a guardare la propria diversità e le proprie difficoltà con occhi diversi.
Da quel momento in poi si appassionò al mondo dei supereroi, notando che i suoi personaggi preferiti avessero tutti qualcosa in comune. La maggior parte di loro affrontava esperienze personali dolorose che modellavano la loro personalità fino a trasformarli in quegli eroi che alla fine sono diventanti.
Le prime pubblicazioni
Proseguendo gli studi e diventando psicologa e ricercatrice alla New York University decise di provare ad applicare la propria esperienza personale e la propria passione per la cultura dei fumetti per aiutare i propri pazienti. Così nel 2016 nacque la sua prima pubblicazione “Superhero Therapy – Un viaggio da eroe attraverso l’Acceptance and Commitment Therapy”, illustrato magistralmente da Wellinton Alves.
Nel piccolo e dinamico manuale di auto-aiuto l’autrice guida il lettore attraverso la presa di coscienza che la propria sofferenza può essere affrontata in modo diverso, quando questa viene considerata un punto di partenza per la strada che porta alla scoperta del supereroe dentro di noi.
Il viaggio si snoda in 10 capitoli che affrontano tematiche ben conosciute dell’Acceptance and Commitment Therapy e della Compassion Focused Therapy. 6 personaggi, ognuno con poteri e con sintomi diversi, raccontano la propria storia e il proprio viaggio per trasformarsi in supereroi.
Nei primi capitoli incontriamo Monica Mercury, il Dottor Semper e Neil Scott, tutte vittime dell’ansia, della vergogna e della tristezza. Attraverso le descrizioni dei comportamenti distruttivi di questi personaggi, l’autrice ci introduce il concetto di evitamento esperienziale (Hayes et al. 1996). Sottolinea come questo mantenga molti disturbi, tra cui disturbo ossessivo compulsivo (Abramowitz et al. 2013), le fobie specifiche (Singh e Singh 2016), i disturbi da abuso di sostanze (Worden et al. 2015), i disturbi alimentari (Rawal et al. 2010), nonché disturbi d’ansia (Drake et al. 2015).
La trappola dell’evitamento esperienziale
Si identifica in questo meccanismo il vero “nemico”, come una trappola che ci trattiene nel tentativo di controllare o di evitare le esperienze emotive difficili. Esso rende più probabile che queste si verifichino e si mantengano piuttosto che si risolvano.
Altri due personaggi, Katrina Quest e Shadow Grey, che si trovano a fronteggiare i sintomi del Disturbo Post Traumatico da Stress, introducono il concetto di mindfulness come presenza consapevole anche di fronte a esperienze emotive e fisiche disturbanti.
Vengono qui illustrati esercizi pratici, come la focalizzazione sui cinque sensi, le pratiche informali quotidiane e la pratica di gratitudine.
Sè percepito e sé supereroe
Proseguendo, l’autrice differenzia tra il Sé percepito e ciò che chiama il Sé da supereroe.
Contrariamente al Sé percepito, che mette in luce i nostri difetti e le nostre imperfezioni tramite giudizi spesso aspri, il Sé da supereroe incarna il sé positivo, istruttivo e altruistico con cui chi soffre di un disturbo psicologico spesso perde il contatto.
Drovin e di nuovo il Dr. Semper ci mostrano quanto siano intrappolati nei loro schemi negativi, identificandosi in essi. Dando così grande spazio ai giudizi che le emozioni più dolorose come vergogna, rabbia, ansia e tristezza alimentano e avendo grandi difficoltà a coltivare le parti di sé sane.
I valori personali
Si continua sulla strada dei valori personali, principio cardine dell’ACT. L’identificazione delle proprie caratteristiche positive porta automaticamente ad individuare con più chiarezza le direzioni significative della propria vita.
Qui il concetto di supereroe prende la sua forma più rilevante: cosa è importante per me fare con i miei superpoteri?
L’esplorazione di che cosa è importante nella nostra vita, la creatività, l’altruismo, gli amici, la famiglia e tanto altro, aiuta le persone a capire come e dove investire i propri sforzi e far confluire i propri “superpoteri”.
La defusione e la disponibilità
Il percorso da supereroe prosegue con “l’incantesimo della defusione”, altro concetto fondante dell’ACT, che permette di prendere distanza dagli scenari peggiori che la mente, per sua natura, ci propone di fronte a momenti di ansia e di insicurezza.
Si giunge quindi all’”arma definitiva”: la Spada della Disponibilità. La controparte dell’evitamento esperienziale è la disponibilità ad aprirsi a tutte le emozioni e alle esperienze, anche quelle più dolorose.
Questo permette di conoscere i propri “mostri”, di poterli avere accanto mentre si continuano a perseguire i propri valori. Di non essere costretti ad impiegare tutte le energie per evitare esperienze dolorose come ansia, vergogna, rabbia o tristezza, ma di essere liberi di sentire quello che normalmente emerge, perché siamo supereroi ma anche umani.
L’auto-compassione
Dopo questa parte impegnativa del percorso si approda al “nascondiglio segreto” dell’auto-compassione. Elementi di self-compassion vengono analizzati e vengono suggeriti alcuni esercizi pratici, come la lettera compassionevole (Gilbert, 2009).
Il piccolo manuale si conclude con l’incoraggiamento all’azione impegnata e alla normalizzazione delle battute d’arresto.
L’autrice ci porta per mano in un viaggio di scoperta davvero ricco e profondo, tramite l’uso di immagini familiari ai pazienti più giovani, ma anche ad alcuni dei “meno giovani”. Il volume può essere un valido aiuto, basato su approcci evidence-based, per chi soffre di disturbi d’ansia, PTSD, disturbi dell’umore, disturbi di dipendenza da sostanze e disturbi legati a patologie fisiche.
La sua miscela di compassione, intelligenza emotiva, onestà e divertimento lo rende un valido metodo di presentazione di principi ben conosciuti nella terza generazione di terapia cognitivo-comportamentale per quei pazienti che, come la sottoscritta, affondano il proprio immaginario nel mondo colorato e commovente dei supereroi.