Quando nel 1998 Spencer Johnson pubblicò il suo libro “Chi ha spostato il mio formaggio?”, il concetto di coping era già al centro di molti contributi della letteratura psicologica.
Il libro di Johnson ha avuto il merito di illustrare in modo semplice ed immediato – utilizzando un’allegoria basata sulla storia di due topolini e due piccoli uomini alle prese con la scomparsa del loro formaggio – le diversità interpersonali nel modo di reagire di fronte a cambiamenti stressanti di vita.
Mentre alcuni individui si mostrano più disposti e pronti al cambiamento e si impegnano attivamente nella sperimentazione di diverse strategie per affrontare l’evento stressante, altri sono più reticenti di fronte a una nuova e inaspettata richiesta ambientale e tendono a perseverare nelle vecchie strategie.
In questo caso, gli individui con uno stile di coping inflessibile – confrontati con quelli capaci di una maggiore flessibilità – mostrano difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti stressanti.
A fronte della grande attenzione posta al costrutto di coping (Lazarus & Folkman, 1984), inteso come l’insieme di strategie mentali e comportamentali che sono messe in atto per fronteggiare una certa situazione, il concetto più specifico di coping flexibility è stato relativamente meno indagato.
Per “flessibilità di coping” ci si riferisce alla capacità soggettiva di adottare strategie di fronteggiamento del problema che siano variabili e si adattino alle richieste dell’ambiente in quel momento (Canton & Fleeson, 1994; Mischel & Schoda, 2000).
Tale flessibilità promuove indubbiamente un maggiore adattamento psicologico agli eventi di vita stressanti e ai cambiamenti ambientali in genere (Borestein & collaboratori, 2009; Cooper, Hedges, & Valentine, 2009) ma gli studi condotti in proposito hanno spesso indagato aspetti diversi all’interno dello stesso costrutto. Solo recentemente è stata condotta un’accurata meta-analisi (Cheng, La, & Chan, 2014) volta ad appurare quali sono le strategie individuali che promuovono l’effetto benefico della flessibilità psicologica.
Sulla base di questo studio, sembra che la flessibilità di coping sia associata positivamente a un maggiore grado di adattamento psicologico, anche se la correlazione varia da piccola a moderata. In particolare, le caratteristiche che correlano maggiormente con un buon adattamento risultano essere la percezione soggettiva delle proprie abilità di coping e la capacità di scegliere le strategie più adatte alla situazione da affrontare, piuttosto che l’ampiezza del repertorio di strategie di coping di per sé.
In conclusione, sembra che gli individui più capaci di rispondere in modo efficace agli stress ambientali siano quelli in grado di selezionare la strategia più appropriata per gestire le richieste dello specifico evento stressante, di metterla in atto adeguatamente e di valutarne gli effetti per decidere, di sperimentare altre soluzioni, qualora fosse necessario.
Tutto questo richiede ovviamente anche un’adeguata percezione soggettiva delle proprie capacità, elemento fondamentale per svolgere tutto il processo con successo.