Lo studio dell’attaccamento rappresenta, allo stato attuale, una delle aree di maggiore interesse in ambito psicologico.
L’iniziatore e il principale teorico di riferimento in tale ambito è stato John Bowlby, psicologo e psicoanalista britannico. Questi, interessandosi particolarmente alla natura del rapporto madre-figlio e alle possibili conseguenze sulla personalità dei bambini di un’eventuale separazione precoce dalla madre in età infantile, ha elaborato la teoria dell’attaccamento.
Le origini della teoria
La teoria dell’attaccamento è il risultato di diversi apporti teorici derivanti da varie aree di studio, quali quella psicoanalitica, etologica e antropologica.
Nello specifico, Bowlby subì l’influenza, nella sua teorizzazione, della scoperta dell’imprinting effettuata da Lorenz (1957): quest’ultimo scoprì che un anatroccolo appena uscito dall’uovo segue il primo oggetto in movimento che compare alla sua vista.
Emblematico è, in tal senso, l’esperimento proposto da Lorenz del “guanto giallo”, in cui un guanto giallo veniva posto, in movimento, allo schiudersi delle uova di anatroccolo. L’elemento cruciale è che l’anatroccolo cominciava a seguire il guanto come se si fosse trattato dell’anatra-madre, nonostante non avesse ricevuto dall’oggetto nessuna delle cure che si pensava stessero alla base del rapporto d’affiliazione.
Tale esperimento ha dimostrato, dunque, la possibilità che si sviluppi un legame verso una figura specifica anche senza che essa fornisca alcuna ricompensa di cibo e calore.
Altri esperimenti
Un’ulteriore fonte di influenza furono, per Bowlby, gli esperimenti di Harlow e Zimmerman (1959) con i macachi Rhesus.
Gli esperimenti condotti con piccoli di macaco Rhesus si basavano sul fatto che questi ultimi erano allevati in diverse situazioni di accudimento, con due diversi sostituti materni: il primo, costruito in metallo, possedeva un dispensatore di cibo, mentre il secondo non poteva fornire cibo ma era fatto di un tessuto morbido.
Nelle situazioni di pericolo, ad esempio quando veniva introdotto un oggetto estraneo nella gabbia, i piccoli correvano a rifugiarsi nel sostituto materno di stoffa che offriva loro la possibilità di sperimentare una vicinanza fisica più piacevole e rassicurante, nonostante non soddisfacesse i bisogni di nutrimento.
A partire da ciò, Bowlby cominciò a pensare che, analogamente con quanto osservato negli animali, il bambino costruisca una relazione con gli adulti che lo circondano. Non spinto solo dalla fame o da altri bisogni fisiologici, ma principalmente dalle potenzialità insite nella relazione di fornirgli un contesto entro cui crescere al sicuro.
Il nucleo della teoria dell’attaccamento
Il legame di attaccamento è una particolare relazione stabile che si instaura tra il bambino e la persona adulta che si prende cura di lui (caregiver) a partire dalla nascita. Relazione che si plasma sulla base degli scambi interattivi che si svolgono tra i due.
In linea generale, il legame di attaccamento ha lo scopo di favorire la sopravvivenza del piccolo grazie alla vicinanza con una figura adulta e di garantirgli benessere e protezione. Più specificamente, si può parlare di legame di attaccamento quando sono presenti tre caratteristiche chiave:
- la ricerca di vicinanza a una figura preferita da parte del bambino;
- l’effetto “base sicura”: il bambino cerca nell’adulto la presenza di una base sicura e stabile a cui fare riferimento, un “porto” sicuro in cui rifugiarsi in situazioni di pericolo. L’essenza della base sicura è che essa crea un trampolino per la curiosità e l’esplorazione. Dove non esiste base sicura, l’individuo vive uno stato di inquietudine e ricorre a manovre difensive per minimizzare la sofferenza;
- la protesta per la separazione dalla figura di attaccamento da parte del bambino.
Categorie di attaccamento
Anche se tutti i bambini tendono a stabilire una relazione di attaccamento con la figura che si prende cura di loro, la qualità di questa relazione dipende dalla storia interattiva dei due e tende a mantenersi stabile e a manifestarsi in diversi contesti e momenti.
Quando si valuta il legame di attaccamento si valuta dunque la qualità di questo.
La prima studiosa delle differenze individuali nell’attaccamento è stata Mary Ainsworth che, con i suoi collaboratori (1978), osservando l’interazione fra madre e bambino ha classificato il comportamento del piccolo in alcune categorie principali che prendono il nome di modalità o stili di attaccamento.
Inizialmente sono stati descritti tre stili di attaccamento (Ainsworth et al.,1978): lo stile sicuro (B), quello insicuro evitante (A) e quello insicuro ambivalente (C).
Successivamente altri ricercatori si sono accorti che non tutti i bambini avevano un attaccamento al genitore con caratteristiche riconducibili a queste tre modalità e allora sono state introdotte nuove categorie di attaccamento.
Nello specifico, Main e Solomon (1986, 1990) hanno definito un quarto stile disorganizzato/disorientato (D) e Crittenden (1988) ha descritto una modalità di attaccamento mista in cui vi è una commistione di tratti sia di evitamento che di ambivalenza, definendola come evitante/ambivalente (A/C).
Attaccamento sicuro
Il bambino con attaccamento sicuro (B) manifesta un chiaro desiderio di vicinanza e di contatto fisico nei confronti del caregiver. Egli ha fiducia nella disponibilità e nel supporto della figura di attaccamento, nel caso in cui si verifichino condizioni di pericolo.
In tal modo si sente libero di poter esplorare il mondo. Tale stile è promosso da una figura responsiva e sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a dargli protezione nei momenti di bisogno.
I bambini sicuri sono dunque sicuri nell’esplorazione del mondo, capaci di sopportare distacchi prolungati, non hanno timore di essere abbandonati, hanno fiducia nelle proprie capacità e in quelle altrui. Sia il sé che l’altro vengono visti come positivi e affidabili.
Attaccamento insicuro-evitante
Il bambino con stile di attaccamento insicuro-evitante (A) ha la convinzione che, alla richiesta di aiuto, non solo non incontrerà la disponibilità della figura di attaccamento ma verrà addirittura rifiutato da questa. Così costruisce le proprie esperienze facendo esclusivo affidamento su se stesso e ricercando l’autosufficienza anche sul piano emotivo.
Questa modalità è il risultato di un caregiver che respinge costantemente il figlio ogni volta che gli si avvicina per la ricerca di conforto.
I bambini con questo stile sono insicuri nell’esplorazione del mondo, hanno la convinzione di non essere amati, tendono ad evitare la relazione per la convinzione del rifiuto e hanno un’apparente esclusiva fiducia in se stessi. Il sé è visto come positivo e affidabile mentre l’altro come negativo e inaffidabile.
Attaccamento insicuro-ambivalente
I bambini con stile insicuro-ambivalente (C) mostrano un attaccamento marcato nei confronti del genitore e tendono ad essere maggiormente centrati sulla relazione che sull’esplorazione del mondo.
Non hanno la certezza che il caregiver sia disponibile a rispondere ad una richiesta di aiuto e per tale motivo l’esplorazione dell’ambiente circostante appare incerta, esitante e connotata da ansia; il bambino appare incline all’angoscia da separazione.
Questo stile è il risultato di una figura di attaccamento che è disponibile in alcune occasioni ma non in altre e nei confronti della quale sono avvenute frequenti separazioni.
I bambini con tale modalità di attaccamento sono insicuri nell’esplorazione del mondo, hanno ansia di abbandono, incapacità di sopportare distacchi prolungati, sfiducia nelle proprie capacità e la convinzione di non essere amabili.
Attaccamento disorganizzato
Il bambino con stile disorganizzato/disorientato (D) manifesta segni e comportamenti da cui è possibile inferire una mancanza o una perdita di organizzazione nei comportamenti di attaccamento verso la figura di riferimento.
Le caratteristiche complessive più evidenti tipiche di questi bambini sono la contraddittorietà di alcuni movimenti osservati e/o la sensazione che il piccolo abbia una perdita di orientamento nell’ambiente circostante.
Questi bambini appaiono privi di una strategia coerente nella relazione con il genitore. Alcune ricerche hanno messo in relazione questo stile relazionale con la presenza nella storia materna di gravi traumi o lutti verificatisi nel corso dell’infanzia o nei periodi precedenti alla maternità e non ancora rielaborati e risolti (Main & Hesse, 1990).
I Modelli Operativi Interni
I Modelli Operativi Interni sono delle rappresentazioni mentali di Sé e della figura di attaccamento che si costruiscono nel corso dello sviluppo del bambino a seguito delle ripetute esperienze interattive con la propria figura di attaccamento che vengono interiorizzate.
“Nel modello operativo del mondo che ciascuno si costruisce, una caratteristica fondamentale è il concetto di chi siano le figure di attaccamento, di dove le si possa trovare e di come ci si può aspettare che reagiscano. Analogamente, nel modello operativo del Sé che ciascuno si costruisce, una caratteristica fondamentale è il concetto di quanto si sia accettabili o inaccettabili agli occhi delle figure di attaccamento” (Bowlby, 1973).
Così, un individuo che abbia sperimentato cure protettive e sensibili avrà interiorizzato un Modello Operativo della figura di attaccamento come amorevole, disponibile e attenta ai suoi bisogni. Parallelamente, un modello complementare di sé come degno e meritevole di cure.
D’altra parte, un individuo con attaccamento di tipo evitante percepirà la figura di riferimento come assente, rifiutante e ostile e se stesso come non degno di essere amato. Avrà l’idea che potrà contare solo su se stesso. La figura di attaccamento apparirà imprevedibile, inaffidabile e ostile all’individuo con attaccamento ambivalente il quale, allo stesso tempo, avrà un’idea di sé come vulnerabile e non autonomo.
Per concludere, chi ha sviluppato un attaccamento disorganizzato svilupperà un’idea del caregiver come incoerente, della realtà esterna come catastrofica e di sé come perennemente minacciato e in pericolo, impotente e vulnerabile.
Dal legame di attaccamento infantile al legame di coppia in età adulta
Gli attaccamenti precoci forniscono un modello operativo interno che guida il comportamento relazionale del soggetto e le basi per gli attaccamenti romantici in età adulta (Rholes & Simpson, 2004).
La teoria dell’attaccamento fornisce una cornice all’interno della quale è possibile comprendere meglio alcune dinamiche di coppia: le modalità con cui ci leghiamo affettivamente ad una persona possono riflettere, infatti, le nostre primarie esperienze di attaccamento.
Lo stesso Bowlby (1969) ipotizzava che le relazioni di attaccamento primarie rappresentassero il prototipo di tutte le relazioni d’amore successive. Il rapporto di coppia può essere infatti inteso come una particolare forma di legame di attaccamento.
Nella teoria bowlbiana le relazioni interpersonali sono qualificate come legame di attaccamento quando sono presenti le seguenti caratteristiche chiave: la tendenza al mantenimento della vicinanza, l’effetto “base sicura” e lo sconforto alla separazione. Queste ultime accomunano la relazione di attaccamento ai caregiver con le relazioni sentimentali.
Sono da evidenziare, tuttavia, delle differenze tra questi due tipi di relazione:
- innanzitutto nella coppia la relazione è reciproca e simmetrica a differenza della relazione genitore-bambino che è fortemente asimmetrica;
- inoltre essa coinvolge il sistema motivazionale sessuale e comprende anche la funzione biologica della riproduzione (Shaver et al., 1988).
A partire da ciò alcuni ricercatori si sono interessati allo studio dell’attaccamento all’interno della relazione di coppia mettendo in evidenza che l’individuo che si è costruito uno schema mentale, per di più inconsapevole, di come è l’altro e di come lo tratterà, finisce per selezionare proprio le persone che hanno quelle caratteristiche. Inoltre il suo comportamento sarà complementare e finirà per rinforzare quello dell’altro in una sorta di circolo vizioso (Carli, 1995).
Legame di attaccamento e Dipendenza Affettiva
La Dipendenza Affettiva (una forma d’amore disfunzionale in cui l’individuo dedica tutto se stesso al proprio oggetto d’amore trascurando aspetti fondamentali della propria vita) può derivare, oltre che da anomalie nei processi neurobiologici, anche da esperienze vissute durante lo sviluppo, come la formazione di legami di attaccamento durante l’infanzia (Sussman, 2010).
Feeney e Noller (1990) hanno analizzato la relazione tra l’attaccamento e la Dipendenza Affettiva. Il campione del loro studio era caratterizzato da 374 partecipanti (162 maschi e 212 femmine) iscritti al primo anno del corso di laurea in Psicologia o ad un corso di formazione per insegnanti, di età compresa tra i 17 e i 58 anni. La maggior parte di loro era single.
Ai soggetti furono somministrati dei questionari volti alla valutazione del legame di attaccamento e dei vari tipi di amore. I risultati misero in evidenza un andamento molto diverso a seconda del pattern di attaccamento. In particolare i soggetti con un legame di attaccamento sicuro riportavano delle percezioni relativamente positive delle loro relazioni familiari che si basavano sulla fiducia e delle relazioni amorose stabili.
I soggetti con un legame di attaccamento evitante avevano una probabilità maggiore di riportare esperienze di separazione infantile dalla propria figura di attaccamento e sfiducia negli altri. Inoltre, essi riportavano esperienze sentimentali di ridotta intensità e di numero minore rispetto ai soggetti caratterizzati da un pattern di attaccamento diverso.
Infine, i soggetti con un legame di attaccamento di tipo ansioso-ambivalente riportavano una carenza di indipendenza e un desiderio di essere impegnati profondamente in relazioni sentimentali.
Essi avevano relazioni amorose meno stabili, mostravano punteggi che indicavano un approccio più estremo all’amore (mania, preoccupazione ossessiva, dipendenza dal partner, sacrificio di sé), tendevano ad idealizzare il partner e sembravano riportare maggiormente risposte tipiche della Dipendenza Affettiva.
Un secondo studio
Un altro studio che ha preso in considerazione lo stile di amore ossessivo e la sua associazione con gli stili di attaccamento è stato quello di Ahmadi, Davoudi, Ghazaei, Mardani e Seifi (2013).
La loro ricerca coinvolgeva 290 studenti (117 femmine e 113 maschi) a cui furono somministrati la Passionate Love Scale (PLS; Hatfield & Sprecher, 1986) e l’Adult Attachment Inventory (AAI; George et al., 1985). Due strumenti di valutazione volti ad indagare rispettivamente l’amore passionale e gli stili di attaccamento in età adulta.
I risultati hanno dimostrato che vi era una correlazione significativa tra lo stile di amore ossessivo e lo stile di attaccamento ambivalente e che solo lo stile di attaccamento ambivalente poteva predire lo stile di amore ossessivo.
Gli individui con uno stile di attaccamento ambivalente erano maggiormente e costantemente preoccupati circa le loro relazioni, avevano paura della separazione, del rifiuto e del tradimento da parte del partner ed erano dipendenti nelle relazioni amorose.
Un terzo studio
Alle stesse conclusioni sono arrivati, più recentemente, nel 2015, Honari e Saremi somministrando l’Adult Attachment Questionnaire (AAQ; Hazan & Shaver, 1987) e le Love Attitude Scales (LAS; Hendrick & Hendrick, 1986) ad un campione di 306 studenti universitari. Il primo è uno strumento self-report per rilevare lo stile di attaccamento mentre le seconde misurano le credenze del soggetto circa le relazioni romantiche.
Emerse una relazione significativa solo tra lo stile di attaccamento insicuro Ambivalente e lo stile di amore ossessivo e questo tipo di stile di attaccamento riusciva a predire lo stile di amore ossessivo.
Gli autori conclusero che lo stile di attaccamento insicuro ambivalente avesse un ruolo nel produrre lo stile d’amore ossessivo e che, dunque, valutando gli stili di attaccamento delle persone si potessero prevedere i loro stili di amore. Di conseguenza, fornire counseling ed istruzioni necessarie per aumentare la qualità delle loro relazioni interpersonali e il loro benessere psicologico.
In particolare, gli studi sull’attaccamento ansioso-ambivalente hanno messo in evidenza che gli schemi di interazione maladattiva tra il caregiver e il bambino possono causare in quest’ultimo un senso di bisogno di controllare il sistema di attaccamento al fine di mantenere la relazione (Cassidy & Berlin, 1994).
In alcuni casi attraverso la relazione con il caregiver si può attivare una posizione sensibile e ipervigilante e potrebbero comparire alcuni segni di comportamento ossessivo; questo perché la persona pensa che siano suoi la responsabilità e il dovere di mantenere il rapporto, si sente in colpa relativamente all’autonomia e, a causa della paura di perdere la persona amata, crea un Sé compiacente.
Questo può portare a problemi nelle relazioni romantiche in età adulta e rendere difficile la rottura di una relazione sentimentale abusante e non soddisfacente (Weiss & Sampson, 1986; Winnicott, 1960).
Per concludere
La teoria dell’attaccamento gioca un ruolo importante nell’insorgenza della Dipendenza Affettiva e rappresenta un modello interpretativo del percorso che può portare a problemi e difficoltà a partire dalla relazione primaria tra il bambino e la persona che si prende cura di lui.
La trattazione effettuata mostra, infatti, come le prime esperienze con le figure di attaccamento hanno effetti rilevanti sullo sviluppo della personalità del soggetto e sul suo comportamento amoroso in età adulta.
Nelle ricerche presentate vi è un sostanziale accordo sul fatto che la Dipendenza Affettiva occorra con una probabilità maggiore nei casi in cui si verifica un fallimento dell’interazione con il caregiver. Si arriva a concludere che l’attaccamento insicuro ambivalente sia un fattore di rischio per lo sviluppo della Dipendenza Affettiva data l’azione, per lo più inconsapevole, dei modelli operativi interni.
Tuttavia, bisogna tener presente che il cambiamento nei modelli operativi interni può avvenire in seguito ad eventi significativi con un forte impatto emotivo, oppure nel caso di una relazione sufficientemente lunga ed emotivamente significativa (Bowlby, 1988; Collins & Read, 1990).
Dall’infanzia alla senescenza del soggetto possono aver luogo, infatti, importanti esperienze di attaccamento che possono andare a modificare i modelli operativi interni. Emblematica in tal senso è l’esperienza di psicoterapia. L’attaccamento rappresenta, quindi, una chiave di lettura molto importante della Dipendenza Affettiva ma, si tenga sempre in considerazione, che esso agisce in concomitanza con altri fattori di rischio e che esercita un ruolo probabilistico e non deterministico.
Per ulteriori approfondimenti si rimanda al volume “Dipendenza affettiva. Diagnosi, assessment e trattamento cognitivo-comportamentale” (Lebruto, Calamai, Caccico & Ciorciari, 2022) edito da Erickson.
Bibliografia
- Ahmadi, V., Davoudi, I., Ghazaei, M., Mardani, M., & Seifi, S. (2013). Prevalence of obsessive love and its association with attachment styles. Procedia – Social and Behavioral Sciences 84, 696-700.
- Barone, L., & Del Corno, F. (2007). La valutazione dell’attaccamento adulto. I questionari autosomministrati. Milano: Raffaello Cortina Editore.
- Bowlby, J. (1979). The Making and Breaking of Affectional Bonds. London: Tavistock Publications. (trad.it. Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina, Milano, 1982).
- Carli, L. (1995). Attaccamento e rapporto di coppia. Milano: Raffaello Cortina Editore.
- Cassidy, J., & Berlin, L. (1994). The insecure/ambivalent pattern of attachment: Theory and Research. Child Development, 65, 971-981.
- Collins, N.L., & Reed, S.J. (1990). Adult Attachment, working models and relationships quality in Couples. Journal of Personality and social Psychology, 58, 644-663.
- Feeney, J. A., & Noller, P. (1990). Attachment style as a predictor of adult romantic relationship. Journal of Personality and social Psychology, 58, 281-291.
- Hatfield, E., & Sprecher, S. (1986). Measuring passionate love in intimate relationships. Journal of adolescence, 9, 383-410.
- Hazan, C., & Shaver, P.R. (1987). Romantic love conceptualized as an attachment process. Journal of Personality and Social Psychology, 52, 511-524.
- Hendrick, C., & Hendrick, S. (1986). A theory and method of love. Journal of Personality and Social Psychology, 50, 392-402.
- Honari, B., & Akbar Saremi, A. (2015). The study of relationship between Attachment Styles and Obsessive Love Style. Procedia- Social and Behavioral Sciences, 165, 152-159.
- Rholes, W. S., & Simpson, J.A. (2004). Adult Attachment. Theory, research and clinical implications. New York, NY: Guilford Press.