La scuola è la chiave per raggiungere quel 10-20% di bambini e ragazzi in tutto il mondo che potrebbero trarre beneficio da un intervento sulla salute mentale, secondo le conclusioni di una serie di studi sull’argomento pubblicati su The Lancet Psychiatry.
«Infanzia e adolescenza sono finestre importanti per questo tipo di intervento, in quanto il 75% degli adulti che accede ai servizi psichiatrici ha avuto disturbi diagnosticabili prima dei 18 anni» esordisce Mina Fazel, psichiatra all’Università di Oxford, Regno Unito, e prima firmataria di entrambi gli studi.
Spiega la ricercatrice: «La malattia mentale spesso inizia, ma non termina, nell’adolescenza: dura tutta la vita. Per questo è essenziale trovare modi innovativi per raggiungere i più giovani, e le scuole sono il luogo ideale».
Tra i bambini in età scolare i disturbi più comuni sono quelli comportamentali, l’ansia o la depressione. Patologie che, se non trattate, possono portare al fallimento scolastico, oltre a influenzare negativamente a lungo termine le scelte di carriera e i rapporti personali.
Ma lo screening per la salute mentale nelle scuole è controverso, per la possibile stigmatizzazione dei giovani che risultano positivi.
Ma Fazel non concorda: «Le scuole permettono di accedere a un gran numero di giovani, e la stragrande maggioranza dei bambini individuati non avrebbe bisogno di interventi complessi, ma di trattamenti semplici e già sperimentati in ambiente scolastico». Riprende la ricercatrice: «Per questo servono politiche nazionali che spingano i servizi di istruzione e quelli di salute mentale collaborare più strettamente».
I bisogni insoddisfatti di salute mentale sono maggiori nei Paesi a basso e medio reddito, dove vive oltre l’80% della popolazione mondiale di bambini e adolescenti, e nel secondo articolo della serie i ricercatori discutono come colmare le lacune nei Paesi senza risorse e psichiatri.
«Il programma Shape in India dimostra che lo screening è fattibile con consulenti sanitari scolastici addestrati a promuovere la salute fisica e mentale, cioè lo screening per disturbi visivi e di peso ma anche per violenza e bullismo. E il direttore di The Lancet psychiatry, Niall Boyce, conclude: «Speriamo che gli articoli di Fazel e colleghi siano una risorsa preziosa per portare la promozione della salute mentale fuori dagli ospedali nelle scuole di tutto il mondo, migliorando l’istruzione e il benessere dei giovani ».