L’avvento della pandemia da SARS-CoV2 ha avuto un notevole impatto sulla salute pubblica, sull’economia e sulla qualità di vita di molte persone.
Nel corso del tempo è stata dedicata una notevole attenzione allo studio delle conseguenze fisiche dell’infezione da coronavirus mentre, per quanto riguarda le conseguenze psicologiche legate non solo all’infezione, ma anche allo stress causato dal repentino mutamento di vita e dalle restrizioni sociali, le informazioni sono ancora piuttosto frammentate.
Gli studi condotti fino ad oggi si sono concentrati perlopiù sull’associazione tra l’emergenza covid e i sintomi depressivi ed ansiosi. A tal proposito, molti dati in letteratura confermano l’aumento della prevalenza di tutti i tipi di disturbi d’ansia, dei disturbi depressivi e del sonno con l’avvento della pandemia.
Un ulteriore aspetto clinicamente interessante, su cui alcuni ricercatori stanno iniziando ad indagare, riguarda la relazione tra covid-19 e disturbo ossessivo compulsivo.
Fattori di vulnerabilità e fattori protettivi per la salute mentale
Parallelamente al fiorire di studi preliminari sull’impatto che la pandemia ha avuto sul benessere psicologico e sull’insorgenza di disturbi legati alla sfera emozionale, un interessante fattore preso in considerazione riguarda l’individuazione dei costrutti psicologici che possono rappresentare dei fattori di vulnerabilità, in grado di predisporre alcuni individui, più di altri, alla sofferenza psicologica in una situazione emergenziale come quella verificatasi con l’avvento del coronavirus.
In tal senso, un’interessante ricerca bibliografica condotta nel 2020 (Coelho et al, 2020), attraverso l’analisi di diversi articoli raccolti in varie banche dati, ha evidenziato la presenza di diversi fattori in grado di predire la capacità degli individui di adattarsi o meno ad una situazione emergenziale come quella pandemica.
Tra questi ve ne sono alcuni situazionali (ad es. la garanzia di poter ricevere, al bisogno, un sostegno finanziario) ed altri maggiormente legati a caratteristiche individuali e fattori psicologici.
Tra questi fattori troviamo:
Tolleranza all’isolamento sociale e percezione di supporto sociale
Alcuni studi hanno evidenziato come una predisposizione alla gratificazione derivante da attività solitarie, così come la presenza di una rete sociale stabile e definita, hanno rappresentato degli importanti fattori protettivi rispetto al potenziale impatto negativo dell’isolamento sociale sulla salute mentale.
Al contrario, le persone per le quali la qualità e soprattutto la quantità di relazioni interpersonali rappresenta un importante fattore di gratificazione, sembrano aver sofferto di più a causa dell’isolamento e del distanziamento sociale imposto dalla pandemia (Casale e Flett, 2020).
A tal proposito, già alcuni studi precedenti alla pandemia avevano evidenziato come la discrepanza percepita tra la qualità desiderata e quella effettiva delle proprie relazioni sociali può avere gravi effetti sulla salute mentale che coinvolgono non solo le manifestazioni depressive ma anche quelle ansiose.
Alcuni autori, ad esempio, hanno individuato una correlazione tra un vissuto di insoddisfazione per le proprie relazioni interpersonali e la presenza di sintomi legati all’ansia per la salute (Brink e Niemeyer, 1993) ed al disturbo ossessivo-compulsivo (Timpano et al., 2014).
Questo dato risulta ancora più allarmante se si considerano non solo le limitazioni sociali imposte nel periodo del lockdown ma anche il cambiamento nelle trame del tessuto sociale che si è mantenuto anche a seguito del primo periodo emergenziale come, ad esempio, l’avvento del lavoro da remoto.
Bassa propensione all’ansia per la salute e al monitoraggio dei sintomi corporei
Uno dei tratti caratteristici dell’ansia per la salute riguarda la tendenza a monitorare i propri sintomi corporei con l’obiettivo di intercettare e interpretare eventuali segnali e sintomi di una possibile malattia.
A tal proposito, durante la pandemia, l’attenzione mediatica rivolta all’individuazione precoce dei possibili sintomi di infezione è stata molto alta.
È facile intuire come, in questo contesto, la preesistente propensione a temere di ammalarsi o di essere ammalati ed il conseguente monitoraggio del corpo come strumento di tutela e rassicurazione, abbia rappresentato un importante fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi d’ansia e ossessivi in relazione al pericolo di contagio da coronavirus.
Bassa sensibilità al disgusto
Diversi studi hanno evidenziato un legame tra la sensibilità all’emozione del disgusto e il rischio di sviluppare, nel corso della pandemia, un disturbo d’ansia o ossessivo.
Evoluzionisticamente, il disgusto è un’emozione utile a prevenire il contatto con stimoli potenzialmente dannosi. Non sorprende che il disgusto sia frequentemente provato, ad esempio, per le sostanze organiche (urina, feci, saliva, sudore) capaci di veicolare agenti patogeni.
In questo senso risulta evidente come, chi manifesta un’elevata propensione e sensibilità verso questa emozione, è più portato a manifestare timori di contaminazione. A tal proposito, uno studio condotto nel 2020 ha evidenziato come proprio la propensione al disgusto, unità alla sensibilità all’ansia, possano rappresentare degli importanti fattori di mediazione tra la pandemia e disturbi quali l’ansia per la salute ed il disturbo ossessivo compulsivo, in particolare quello legato, appunto, ai timori di contaminazione (McKay et al., 2020).
Tolleranza all’incertezza
L’intolleranza all’incertezza è un costrutto psicologico che consiste nella presenza di una preoccupazione eccessiva ed in un’intolleranza, appunto, verso ciò che non è controllabile o prevedibile.
L’intolleranza all’incertezza è una distorsione cognitiva che frequentemente si associa alla presenza di manifestazioni ossessive e di ansia per la salute.
Un interessante studio (Wheaton et al., 2021) ha evidenziato come l’intolleranza all’incertezza fosse un costrutto ampiamente presente anche negli individui che manifestavano una reazione d’ansia eccessiva rispetto al timore di contaminazione da coronavirus.
Conclusioni
L’individuazione dei fattori che possono rendere maggiormente vulnerabili le persone al rischio di sofferenza psicologica durante eventi emergenziali come quello pandemico può fornire informazioni molto preziose per almeno due motivi.
Da una parte, infatti, permette di definire alcune delle aree su cui è possibile intervenire per mitigare la sofferenza psicologica insorta durante la pandemia e, possibilmente, prevenire l’insorgenza di futuri disturbi legati alla sfera emotiva in contesti simili.
Dall’altra parte, fornisce delle importanti linee guida verso cui indirizzare la ricerca e la formazione del personale addetto in prima linea ad affrontare le emergenze sanitarie.
In un’ottica di promozione delle capacità di gestione dell’emergenza, infatti, la definizione di specifici costrutti psicologici su cui poter far leva per promuovere la resilienza e la capacità di fronteggiamento dello stress nel personale sanitario risulta essere un contributo preziosissimo sia in termini di benessere individuale per i soggetti coinvolti sia in termini di benefici sociali ed economici derivanti da una buona gestione dell’evento emergenziale.
Bibliografia
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- Casale, S., & Flett, G. L. (2020). Interpersonally-based fears during the COVID-19 pandemic: reflections on the fear of missing out and the fear of not mattering constructs. Clinical Neuropsychiatry, 17(2), 88.
- Coelho, C. M., Suttiwan, P., Arato, N., & Zsido, A. N. (2020). On the nature of fear and anxiety triggered by COVID-19. Frontiers in psychology, 11, 581314.
- McKay, D., Yang, H., Elhai, J., & Asmundson, G. J. (2020). Anxiety regarding contracting COVID-19 related to interoceptive anxiety sensations: The moderating role of disgust propensity and sensitivity. Journal of Anxiety Disorders, 73, 102233.
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- Timpano, K. R., Çek, D., Rubenstein, L. M., Murphy, D., & Schmidt, N. B. (2014). Exploring the association between obsessive-compulsive symptoms and loneliness: Consideration of specificity and gender. Journal of Cognitive Psychotherapy, 28(4), 264-273.
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- Wheaton, M. G., Ward, H. E., Silber, A., McIngvale, E., & Björgvinsson, T. (2021). How is the COVID-19 pandemic affecting individuals with obsessive-compulsive disorder (OCD) symptoms?. Journal of Anxiety Disorders, 81, 102410.