Dalla gravidanza al parto
La gravidanza e la nascita di un figlio vengono comunemente visti come momenti tra i più belli ed intensi della propria vita. Tuttavia, in particolar modo per la donna, questi richiedono un notevole adattamento fisico, psicologico e sociale.
Diventare madri richiede l’apprendimento di nuove competenze e l’aumento di responsabilità. Rappresenta una delle fasi di transizione più significative della vita adulta.
Durante il primo trimestre si presentano spesso molti sintomi fisici (nausea, stanchezza, dolori) ed i pensieri si concentrano principalmente su se stessi. Difficile che prende il sopravvento la paura del parto (detta anche tocofobia).
Nel secondo trimestre inizia ad emergere la consapevolezza dei movimenti del bambino e delle emozioni derivanti dalla realizzazione del feto come individuo indipendente. La donna inizia ad assaporare il concetto di maternità e si adatta alle concezioni interiorizzate della genitorialità. L’ansia viene vissuta spesso a livello inconsapevole nel primo trimestre. Poi viene sostituita da preoccupazioni più specifiche sul bambino e sulla preparazione pratica delle cose che serviranno dopo la nascita. Questa fase è solitamente piena di energia positiva (Rouhe, 2015).
L’ultimo trimestre della gravidanza è un momento di preparazione al parto in cui si riduce l’interesse per le situazioni circostanti. Vi è una maggiore concentrazione sulla nascita. Nascono così anche le ansie e paure per il parto stesso. Con il parto, la donna si prepara ad “allentare” la relazione simbiotica formata in gravidanza con il feto e a dare al proprio partner lo spazio per creare il rapporto con il bambino (Rouhe, 2015).
Sintomi della paura del parto
La paura del parto o tocofobia provoca ansia intensa, sofferenza o terrore che si sviluppa durante la gravidanza ed è caratterizzato da “evitamento” del parto. Secondo degli studi dal 5% al 16% delle donne in gravidanza soffrono di questo specifico stato fobico (Adams et al., 2012).
Nella pratica clinica, la fobia del parto è principalmente auto-riferita e non ci sono linee guida o criteri diagnostici per valutarla. In taluni casi questo stato fobico risulta grave, causando ansia, disturbi fisici e incubi durante la gravidanza. La tocofobia porta ad evitare di affrontare l’evento temuto, ovvero il parto naturale. Chi ha questa paura spesso desidera partorire con taglio cesareo o richiede un aiuto per allievare questo specifico timore.
Ogni parto comporta un rischio sia per la madre che per il bambino, sebbene il rischio sia molto piccolo nei paesi occidentali. La morbilità risulta infatti essere molto più elevata nei parti cesarei rispetto ai parti naturali (Rouhe 2011).
La paura del dolore durante il travaglio sembra essere fortemente associata alla paura del dolore in generale. E’ uno dei motivi più comuni alla base della richiesta di taglio cesareo in chi ha paura del parto. Questo può quindi essere visto in questo senso come un comportamento di evitamento del dolore.
Paura del parto primaria e secondaria
In letteratura la tocofobia può essere distinta in tocofobia primaria e tocofobia secondaria. La prima è caratterizzata da un terrore ed una intensa sofferenza per il parto prima del concepimento. La seconda condizione si rintraccia prevalentemente in conseguenza a precedenti esperienze traumatiche relative al parto.
Ad esempio, condizioni come l’avere un travaglio complesso e prolungato, la necessità di manovre ostetriche invasive, o un taglio cesareo di emergenza effettuato in condizioni di criticità. La percezione da parte della partoriente di aver subito una violenza sul proprio corpo può rappresentare un fattore di rischio. Ciò anche nel caso in cui il parto abbia avuto un decorso regolare. In taluni casi esso può determinare un disturbo da stress post-traumatico o depressione post-partum.
Chi soffre di tocofobia
La paura del parto sembra essere associata a personalità inclini all’ansia, più vulnerabili, con bassa autostima e una storia di eventi traumatici. Ma ci sono anche risultati contraddittori sui problemi di salute mentale nelle donne con tale timore (Jokic-Begic N. et al. 2014). Alcuni studi hanno dimostrato la connessione tra tocofobia e problemi di salute mentale, come depressione, disturbi d’ansia e disturbi alimentari. Tuttavia, ci sono anche risultati che suggeriscono che solo una piccola parte della paura è correlata all’ansia e alla depressione.
La paura del parto sembra essere in relazione a fattori come:
- il timore e la sfiducia circa le capacità e competenze dello staff ostetrico
- la paura del dolore ed il timore di perdere il controllo associati all’evento
- la paura di morire durante il parto o che il proprio bambino muoia (Sjögren, 1997).
Le complicazioni ostetriche e il timore di morire sono correlati in modo significativo alla tocofobia. In letteratura viene documentato come alcune donne arrivino a ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza per paura del parto. Ciò soprattutto in seguito ad un evento di nascita traumatica.
Il background sociale e culturale relativo al timore del parto include spesso storie terrifiche o esperienze negative legate al parto, raccontate da amici, parenti o lette su forum o contatti trovati su Internet.
Talvolta le donne con tocofobia sono state traumatizzate durante l’infanzia dalle esperienze di parto riportate dalle loro madri o da conoscenti.
Anche l’abuso sessuale, fisico ed emotivo subito dalla donna durante l’infanzia o adolescenza sembra essere comune in coloro che presentano paure del parto. Le donne abusate sembrano richiedere maggiormente il taglio cesareo rispetto alla popolazione generale e spesso sintomi di tocofobia con conseguente evitamento.
Prevenzione e cura della paura del parto
Numerosi studi hanno mostrato come il sostegno e supporto sociale, oltre a quello emotivo, costituiscano fattori protettivi per le donne in gravidanza e per la tocofobia.
Un buon supporto da parte del partner risulta significativo durante la gravidanza ed il parto. Se il partner è depresso, anche la donna presenterà con maggiore probabilità sintomi depressivi. Inoltre, problemi coniugali o l’essere una madre single rappresentano fattori di rischio per la depressione post-natale.
Da un punto di vista di trattamento è possibile innanzitutto pensare all’importanza di interventi di prevenzione primaria e secondaria. Sono poi utili interventi di psico-educazione, training di rilassamento e psicoterapia individuale di tipo cognitivo comportamentale.
La formazione degli operatori che lavorano con la donna nelle varie fasi di accompagnamento alla maternità permette di individuare coloro che potrebbero sviluppare la paura del parto e intervenire precocemente sui sintomi. Inoltre una comunicazione efficace e chiara da parte del personale medico permette di aiutare la donna ad essere più consapevole e aumentare la propria percezione di controllo.
BIBLIOGRAFIA
- Adams, S.S., Eberhrd-Gran, M., & Elskild, A. (2012). Fear of childbirth and duration of labour:A study of 2206 women intended vaginal delivery, BJOG: an International Journal of Obstetrics and Gynaecology, 119(10), 1238-1246.
- Jokic-Begic N., Zigic L., Nakic Rados S. (2014). Anxiety and anxiety sensitivity as predictors of fear of childbirth: different patterns for nulliparous and parous women. Journal of Psychosomatic Obstetrics Gynecology 35:22-28.
- Sjogren B. (1997). Reasons for anxiety about childbirth in 100 pregnant women. Journal of Psychosomatic Obstetrics and Gynecology; 18, 266-72.
- Rouhe, H. (2011) Should women be able to request a caesarean section? No. BMJ 2011;343:7565
- Rouhe, H. (2015). Fear of childbirth. Academic Dissertation. Department of Obstetrics and Gynaecology Helsinki University Hospital.