Recentemente, grazie a serie televisive e libri sull’argomento, si è potuto apprezzare un aumento di conoscenza e interesse da parte del grande pubblico riguardo al fenomeno della paralisi del sonno (Sharpless, 2016).
La sensazione di essere coscienti durante il sonno mentre il corpo resta paralizzato è un fenomeno conosciuto sin dall’antichità e riportato in vari popoli nel mondo. Talmente presente che pressoché in ogni cultura umana sono state fornite nel tempo spiegazioni e relativi rimedi.
Storicamente la paralisi del sonno ha sempre assunto contorni magici e sovrannaturali. La difficoltà di spiegare questa condizione di vigilanza mentale, mentre il corpo resta dormiente ha favorito l’emergere di teorie e spiegazioni legate alla presenza di demoni, denominati incubi e succubi, malefici o rapimenti alieni (Clancy, 2007).
Negli ultimi anni, tuttavia, l’interesse per questo disturbo è aumentato anche nel mondo scientifico permettendo di individuare cause fisiologiche e potenziali interventi terapeutici (Sharpless & Grom, 2015).
Cosa è la paralisi del sonno?
La paralisi del sonno è definita come un periodo di tempo, durante l’addormentamento o il risveglio, nel quale la muscolatura volontaria è inibita, ma la capacità di movimenti oculari volontari è presente (AASM, 2005).
Essa si caratterizza per una persistenza dell’atonia muscolare tipica delle fasi REM del sonno durante la (semi-) veglia.
In tale stato la persona può esperire fenomeni bizzarri come allucinazioni visive e uditive, sensazione di essere fuori dal corpo, senso di levitazione, avvertire la presenza di intrusi (spesso ombre) all’interno della stanza da letto (Jalal, 2016).
Inoltre, sono comuni le sensazioni di oppressione al petto e difficoltà a respirare che, tuttavia, sono spiegabili dal ritmo respiratorio assunto dal corpo durante la fase REM e che persiste nonostante la veglia.
L’associazione tra sintomi somatici della fase REM unita alla consapevolezza di non riuscire a muoversi produce nel cervello una risposta di paura (risposta di attacco-fuga) che, data l’immobilità, non di rado esacerba i sintomi e l’agitazione.
Prevalenza del fenomeno
Secondo un recente studio di prevalenza che ha considerato circa 36000 partecipanti il 7,6% della popolazione generale ha sperimentato almeno una volta nella vita un episodio di paralisi notturna (Sharpless & Barber, 2011).
I più alti tassi di prevalenza nel corso della vita sono rilevati in pazienti psichiatrici (31,9%) con una frequenza maggiore nelle donne rispetto agli uomini.
Cause e disturbi associati alla paralisi nel sonno
Sul piano fisiologico, durante il sonno profondo (REM), alcune parti del cervello (ponte dorsolaterale e il midollo ventromediale) inibiscono i motoneuroni della colonna vertebrale riducendo il tono dei muscoli scheletrici. Questo al fine di impedire movimenti che potrebbero ferire la persona mentre dorme.
Tuttavia, può succedere che inibizione muscolare da un lato e sistema percettivo, movimenti oculari e respiratori dall’altro, non siano sincronizzati, lasciando la persona sveglia, ma incapace di muoversi. Stato che si risolve invariabilmente in alcuni minuti di attesa.
Sul piano clinico, la paralisi notturna può essere presente in alcuni disturbi come la narcolessia, di cui è un possibile indicatore, l’abuso di sostanze o in sindromi convulsive. Spesso, tuttavia, può presentarsi senza altri disturbi correlati e in tali casi è denominata paralisi del sonno isolata (PSI).
Come detto, gli episodi di paralisi del sonno si caratterizzano per la vividezza dei sensi e si associano comunemente a fenomeni allucinatori durante la fase REM del ciclo del sonno.
Quando sono presenti allucinazioni la letteratura indica che circa il 30% delle volte i contenuti di questi fenomeni siano molto spaventanti per la persona e, più in generale, la paralisi del sonno si associa nel 90% dei casi a intense emozioni di paura e terrore.
In uno studio del 2010, Sharpless e colleghi hanno rilevato che nel 12,8% dei casi la ricorrenza di episodi di paralisi era associata ad attacchi di panico.
Diagnosi di paralisi del sonno isolata e ricorrente
Di per sé non esiste una codifica internazionale che identifichi la diagnosi di episodi di paralisi del sonno isolati. Tuttavia, tali episodi sono necessari per porre una diagnosi di Paralisi del Sonno Isolata Ricorrente (Sharpless, 2016).
In altre parole, l’episodio singolo di paralisi del sonno non è considerato indicativo di una diagnosi, esso assume rilevanza quando si ripete nel tempo.
L’indagine diagnostica si basa principalmente su interviste semi-strutturate e questionari che indagano le caratteristiche degli episodi e la loro frequenza, nonché la possibile presenza di altri disturbi psichiatrici.
Due elementi sono necessari in particolare per fare diagnosi di Paralisi del Sonno Isolate Ricorrenti:
- la presenza di episodi multipli di paralisi del sonno isolata: almeno 2 episodi negli ultimi 6 mesi.
- il disagio (ansia o paura) provati prima di coricarsi o durante ciascun episodio. Alcuni esempi di tale disagio riguardano le implicazioni catastrofiche di un episodio (“Sto impazzendo”, “La paralisi sarà permanente”), comportamenti di evitamento (ridurre al minimo le ore di sonno) ed eventuali conseguenze negative di tali episodi come vergogna, attacchi di ansia o sonnolenza diurna.
Fattori di rischio
Rispetto ai fattori che favoriscono l’insorgere di questo disturbo non sorprende che diversi disturbi del sonno siano associati alla Paralisi del Sonno. Tra questi l’Ipersonnia idiopatica, la sindrome da insufficienza di sonno e l’Apnea/Ipopnea ostruttiva del sonno.
Per quanto sia stata rintracciata una generale associazione con disturbi psichiatrici, la relazione più forte, per quanto non necessariamente causale, è stata stabilita con il Disturbo da Stress Post-Traumatico e con una storia di traumi ripetuti.
Inoltre, la sensibilità disposizionale a esperire ansia (anxiety sensitivity) cioè il timore delle conseguenze cognitive e fisiche degli stati d’ansia, sembra un potenziale fattore eziologico.
Infatti, la paralisi del sonno si rintraccia in molti disturbi d’ansia come il disturbo di panico, il disturbo d’ansia generalizzato e il disturbo d’ansia sociale (Jalal, 2016).
Infine, sembra che alcuni tratti di personalità possano rappresentare dei fattori di rischio per la paralisi del sonno, ad esempio la propensione alla dissociazione o a credere a esperienze paranormali o soprannaturali.
Il trattamento della Paralisi del Sonno Isolata Ricorrente
La letteratura mostra come solo una limitata quantità di persone con Paralisi del Sonno Isolata Ricorrente cerchi un trattamento (Jalal, 2016).
D’altra parte un intervento è raccomandato esclusivamente nei casi in cui la sofferenza soggettiva raggiunga livelli tali da interferire con la vita quotidiana (Sharp, 2016).
Ad oggi esistono principalmente due tipologie di trattamenti: farmacologici e psicoterapeutici.
Interventi farmacologici
Sul piano farmacologico hanno mostrato una certa efficacia alcuni farmaci antidepressivi come i triciclici e gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) (Sharpless, 2016).
Tuttavia, è necessario dire che tali farmaci sono stati prevalentemente studiati in persone con concomitante narcolessia limitandone pertanto la chiarezza riguardo ai meccanismi terapeutici.
Inoltre, ad oggi non esiste un farmaco in grado di eliminare totalmente la comparsa di episodi di paralisi del sonno.
Interventi psicoterapeutici
Sul piano psicoterapeutico, il trattamento cognitivo-comportamentale della Paralisi del Sonno Isolata Ricorrente è l’unico che riporta evidenze scientifiche promettenti (Sharpless & Doghramji, 2015; Jalal, 2016).
Nel 2015 Sharpless e Doghramji hanno sviluppato un protocollo cognitivo-comportamentale per il trattamento di episodi di Paralisi del Sonno Isolata (CBT-ISP) che si struttura in quattro fasi.
Fase 1
Esso prevede innanzitutto la condivisione di informazioni accurate e attendibili sulla sindrome. Riassumendole è importante ricordare che:
- è un fenomeno frequente e molte persone esperiscono almeno un episodio di paralisi del sonno nella loro vita;
- per quanto profondamente spiacevole ogni episodio è innocuo e passeggero;
- non è indicativa di un peggioramento della propria salute mentale.
Fase 2
Il secondo passo è intervenire sulle cause prossimali della paralisi del sonno, cioè l’alterazione della regolarità del sonno.
Pertanto, clinico e paziente discutono le opportune modifiche comportamentali al fine di recuperare una buona qualità del sonno.
In tal senso sono molto utilizzate strategie e tecniche cognitivo-comportamentali di igiene del sonno (ad es. coricarsi e alzarsi alla stessa ora, evitare l’assunzione di alcolici e stimolanti, evitare la posizione supina/prona durante il sonno).
Qualora venga rilevata la presenza di insonnia può essere considerato un trattamento specifico per essa.
Fase 3
La terza fase prevede un accurato monitoraggio degli episodi e la condivisione degli elementi che sostengono il disagio connesso alle Paralisi del Sonno.
In altre parole, sono individuati i fattori di mantenimento che contribuiscono allo scatenarsi del panico e della paura durante l’episodio, ad esempio l’interpretazione catastrofica delle sensazioni fisiche.
Fase 4
La quarta fase si concentra sull’aumento della capacità della persona di gestire la paura durante gli episodi e riattivare il prima possibile i movimenti volontari del corpo.
Questo è ottenuto attraverso l’insegnamento della respirazione diaframmatica, il rilassamento muscolare progressivo, il dialogo interno calmante e l’uso consapevole della distrazione.
Inoltre, al fine di gestire le allucinazioni, è insegnata la gestione dell’attenzione attraverso la meditazione mindfulness.
Alcune ricerche (Jalal, 2016; Jalal et al., 2020), infatti, sembrano indicare che concentrare l’attenzione su aspetti interni positivi (ad es. ricordi piacevoli) durante la paralisi riduca drasticamente la presenza di allucinazioni che, lo ricordiamo, sono il sottoprodotto delle stato di sonno REM e, in tutto, assimilabili ai sogni.
Conclusioni
La paralisi del sonno è un’esperienza che può sconvolgere chi la sperimenta, soprattutto nel caso in cui non riesca a darle una spiegazione razionale.
Tuttavia, ad oggi la paralisi del sonno è un fenomeno conosciuto per il quale si stanno sviluppando terapie di gestione sempre più efficaci.
Dunque, qualora se ne soffra, è importante rivolgersi ad un professionista che possa valutare la situazione e guidare la persona verso un miglioramento della propria qualità della vita.
Bibliografia
- American Academy of Sleep Medicine. (2005). International classification of sleep disorders: Diagnostic & coding manual (2nd ed.). Darien, IL: American Academy of Sleep Medicine.
- Jalal, B. (2016). How to Make the Ghosts in my Bedroom Disappear? Focused-Attention Meditation Combined with Muscle Relaxation (MR Therapy)—A Direct Treatment Intervention for Sleep Paralysis. Frontiers In Psychology, 7. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2016.00028
- Jalal, B., Moruzzi, L., Zangrandi, A., Filardi, M., Franceschini, C., Pizza, F., & Plazzi, G. (2020). Meditation-Relaxation (MR Therapy) for Sleep Paralysis: A Pilot Study in Patients With Narcolepsy. Frontiers In Neurology, 11. https://doi.org/10.3389/fneur.2020.00922
- Sharpless, B. (2016). A clinician’s guide to recurrent isolated sleep paralysis. Neuropsychiatric Disease And Treatment, Volume 12, 1761-1767. https://doi.org/10.2147/ndt.s100307
- Sharpless, B., & Barber, J. (2011). Lifetime prevalence rates of sleep paralysis: A systematic review. Sleep Medicine Reviews, 15(5), 311-315. https://doi.org/10.1016/j.smrv.2011.01.007
- Sharpless, B., & Doghramji, K. (2015). Sleep Paralysis: Historical, Psychological, and Medical Perspectives (1st ed.). Oxford University Press.
- Sharpless, B., & Grom, J. (2014). Isolated Sleep Paralysis: Fear, Prevention, and Disruption. Behavioral Sleep Medicine, 14(2), 134-139. https://doi.org/10.1080/15402002.2014.963583