Il Disturbo Ossessivo Compulsivo rientra in quei disturbi psicologici la cui comprensione si arricchisce sempre più di dati provenienti dalle neuroscienze.
Anche se i risultati dei numerosi studi presentano a volte risultati tra loro parzialmente coerenti, fenomeno questo che rientra nella normalità dei percorsi di ricerca, si iniziano a delineare dei modelli sempre più ben definiti del disturbo.
Nel corso degli anni sono state riscontrate nei soggetti affetti da Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) anomalie nelle regioni orbitofrontostriatali, nella corteccia frontale laterale e cingolata anteriore, e ancora in quella occipitale e parietale (Menzies et al., 2008); tecniche di brain imaging funzionale (fMRI) mediante paradigmi di provocazione di sintomi confermerebbero l’implicazione nella patogenesi del DOC di disfunzioni a livello del loop orbito-fronto-striatale e delle strutture limbiche ad esso connesse (cingolato anteriore e amigdala) (Mataix-Cols, 2004).
Nel filone di ricerca neuroanatomica segnaliamo il recente lavoro di Stella J. de Wit et al, appena pubblicato sull’American Journal of Psychiatry (marzo 2014) intitolato: “Multicenter Voxel-Based Morphometry Mega-Analysis of Structural Brain Scans in Obsessive-Compulsive Disorder”.
Gli autori hanno cercato di valutare le differenze volumetriche della sostanza bianca e grigia in alcune aree cerebrali e le relazioni con variabili cliniche e demografiche. Per fare ciò hanno confrontato i dati provenienti da 412 soggetti adulti affetti da DOC con quelli provenienti da 368 soggetti sani di controllo.
I soggetti affetti da DOC hanno mostrato una significativa riduzione bilaterale dei volumi della sostanza bianca e grigia a livello frontale, inclusa la corteccia prefrontale dorsomediale, la corteccia cingolata anteriore e il giro frontale anteriore con coinvolgimento anche della porzione anteriore dell’insula. Mentre a livello della sostanza grigia cerebellare, bilateralmente, i pazienti hanno mostrato un aumento dei volumi rispetto ai controlli sani.
Confrondando i dati per gruppi d’età sono emersi dei dati molto interessanti: con l’aumentare dell’età si è osservata una relativa conservazione del volume del putamen, dell’insula e della corteccia orbitofrontale nei soggetti affetti da DOC rispetto ai soggetti sani mentre, bilateralmente, a livello della corteccia temporale si è osservata, con l’invecchiamento, una riduzione del volume nel gruppo dei pazienti.
I risultati di questo studio, più significativo rispetto a studi precedenti per la consistenza del campione esaminato, tenderebbero a supportare i modelli fronto-striatali del DOC fornendo una maggiore consapevolezza del ruolo svolto dalle modificazioni neuroanatomiche del disturbo.
Gli effetti osservati dal confronto dei gruppi per età a livello delle regioni cerebrali orbitofrontale-striatale e (para)limbiche potrebbe essere una conseguenza di un’alterata neuroplasticità associata a condotte compulsive croniche, all’ansia o a processi di compensazione collegati alle disfunzioni cognitive.
Non c’è comunque ancora niente di certo, e i dati non consentono di affermare che il DOC sia un disturbo in cui vi sono implicazioni neuroanatomiche che come fattori causali, perché le alterazioni riscontrate potrebbero sempre essere di tipo funzionale, e quindi solo correlati biologici di un disturbo psicologico.