In un recente articolo pubblicato sul Journal of Anxiety Disorder (http://dx.doi.org/10.1016/j.janxdis.2015.06.003) dal titolo “Inferring other people’s states of mind: Comparison across social anxiety, body dysmorphic, and obsessive–compulsive disorders”, gli autori descrivono uno studio in cui hanno investigato quale siano le capacità di comprendere lo stato mentale di altre persone da parte di alcune tipologie di pazienti.
Nello specifico gli autori hanno comparato un gruppo di pazienti con disturbo da ansia sociale (DAS) e un gruppo di pazienti con dismorfobia (DM) verso un gruppo di pazienti con disturbo ossessivo compulsivo (DOC) e un gruppo di controllo di soggetti sani.
Gli autori hanno accomunato il gruppo DAS e il gruppo DM perché entrambi presentano un elevato timore del giudizio altrui circa i propri (presunti) difetti e entrambi i disturbi, secondo i modelli cognitivo comportamentali, presentano specifici bias di interpretazione degli stimoli sociali.
Il campione di pazienti DAS così come quello di pazienti DM era composto da 35 soggetti, in prevalenza donne (21); il campione DOC, invece, seppur sempre composto da 35 soggetti presentava solo 17 donne. Tutti i soggetti hanno ricevuto una diagnosi clinica ed è stato loro somministrata la SCID I, oltre a scale specifiche per il disturbo.
Per l’esperimento è stato utilizzato il MASC (Movie for the Assessment of Social Cognition), cioè un test basato su spezzoni video per misurare l’abilità di comprendere gli stati mentali delle altre persone; nello specifico i soggetti dello studio, dopo aver assistito ad un video di 15 minuti nel quale 4 attori (due donne e due uomini) partecipano ad una festa, dovevano rispondere a 45 domande a scelta multipla circa le emozioni, i pensieri e le intenzioni dei personaggi.
I risultati hanno dimostrato come i due gruppi sperimentali (DAS e DM) presentassero una minor accuratezza nell’interpretare le situazioni sociali, mentre non è stata rilevata alcuna tra il gruppo DOC e il gruppo di soggetti sani.
Inoltre si è evidenziata una certa differenza tra i due gruppi sperimentali circa la comprensione di pensieri ed intenzioni, mentre ancora una volta non era presente alcuna differenza tra il gruppo DOC e quello di controllo. Non è stata invece rilevata alcuna differenza nella comprensione delle emozioni tra i diversi gruppi.
Questo studio, secondo gli autori, conferma e rafforza la convinzione che alla base dei disturbi considerati, in accordo ai modelli cognitivo comportamentali, ci sia una marcata tendenza alla distorsione dell’interpretazione degli stimoli sociali.
In conclusione va però considerato che lo studio presentava alcune limitazioni, come ad esempio la composizione dei campioni, nei quali la percentuale femminile era preponderante, oppure che le differenze nei risultati tra i gruppi siano state molto limitate.