C’è qualcuno nella tua vita che ti fa costantemente sentire come se fossi su un ottovolante emotivo? Conosci una persona che un giorno è amichevole ma il giorno dopo tiene il broncio e si ritira? Un membro della famiglia o un tuo amico procrastina, posticipa, blocca e interrompe costantemente qualsiasi conversazione carica di emozioni? A volte sei quella persona?
Se hai risposto “sì” a una di queste domande, è probabile che tu stia interagendo con una persona passivo-aggressiva o che tu stesso mostri segni di comportamento passivo-aggressivo.
La diagnosi di disturbo di personalità
Il Disturbo Passivo Aggressivo è stato identificato dagli psichiatri come un Disturbo della Personalità fin dagli anni ’50, ma è stato poi oggetto di molte revisioni descrittive che lo hanno sempre meglio definito nei suoi vari aspetti.
La caratteristica essenziale di questa tipologia di personalità è la presenza di attitudini oppositive e di resistenza passiva di fronte a comuni richieste di prestazioni nelle situazioni sociali e lavorative. In tali situazioni, questi soggetti tendono a sviluppare facilmente sentimenti di rabbia e ostilità che vengono trasmessi agli altri con modalità indirette e non apertamente conflittuali.
Descritto anche come “aggressione non verbale”, il comportamento passivo-aggressivo fa sì che i sentimenti di rabbia insorti verso qualcuno non si manifestino chiaramente, ma si nascondano e si esprimano poi in maniera più “coperta”.
E’ tipico di questi soggetti cercare di non far trapelare in modo esplicito i propri stati d’animo: anche se sono turbati o infastiditi o delusi, si comportano in modo fintamente cortese e magari affermeranno di star bene e di essere tranquilli. Poi però diventano facilmente scontrosi e imbronciati, fino anche a interrompere il dialogo con l’interlocutore del momento.
In estrema sintesi possiamo dire che il comportamento passivo aggressivo è un modo deliberato e mascherato di esprimere sentimenti di rabbia nascosti.
Confine tra normalità e patologia
In realtà, nella vita quotidiana capita alla maggior parte di noi di sperimentare alcuni di questi atteggiamenti nelle relazioni sociali: di solito non ci piace entrare in conflitto con gli altri e quindi, laddove è possibile, si tende ad evitare le situazioni di scontro e si impara a controllare le emozioni, lasciando comunque trapelare qualche segnale di disagio e scontentezza.
Una certa forma di aggressività passiva è dunque un aspetto che chiunque può mostrare e che si esprime su un arco di variabilità che va da comportamenti poco riconoscibili (“sottotraccia”) fino a condotte più evidenti.
Partendo da queste considerazioni, gli psichiatri hanno quindi recentemente rivalutato l’inquadramento diagnostico di questi comportamenti, arrivando alla conclusione che non tutte le manifestazioni di aggressività passiva sono necessariamente indicative di una vera patologia. Lo diventano allorché un soggetto realizza questi atteggiamenti in forma reiterata, esprimendo abitualmente i sentimenti negativi verso altre persone attraverso questi modelli di comportamento, indirettamente ostili e rancorosi.
Solo in quest’ultimo caso si parla quindi di un Disturbo di Personalità vero e proprio, altrimenti si rientra nell’ambito non patologico della normale gamma di variabilità comportamentale.
Quali sono le caratteristiche di una persona passiva-aggressiva e come si riconoscono?
Le condotte passivo-aggressivo possono manifestarsi in molti modi diversi.
Le difficoltà in ambito lavorativo
Nel campo lavorativo questi soggetti di solito mostrano resistenza quando gli viene affidato un compito che non condividono: esteriormente sembrano accettare di essere cooperativi ma in realtà adottano strategie che tendono a rimandare il più a lungo possibile l’esecuzione di quanto gli è stato richiesto, senza far comparire in modo palese la propria contrarietà ma sviluppando al contempo sensazioni di rabbia e frustrazione.
Si concretizza quindi una forma di “Inefficacia intenzionale”, con la propensione anche a commettere volutamente piccoli errori e disattenzioni, il che rappresenta un modo subdolo per esprimere insofferenza verso un compito ritenuto inadeguato.
Il vittimismo
Generalmente è riconoscibile in queste persone un atteggiamento cinico, maldisposto e litigioso, con frequenti recriminazioni di essere poco capiti e poco apprezzati dagli altri, così da sfociare spesso in una forma di palese vittimismo. Allo stesso tempo negano che ci sia qualcosa che non va, per evitare un confronto diretto o affrontare sentimenti spiacevoli.
L’invidia verso gli altri
Manifestano invidia e risentimento verso le persone apparentemente più fortunate, esprimendo allo stesso tempo lamentele persistenti ed esagerate circa le proprie personali difficoltà.
Vivono un intenso conflitto tra la dipendenza dagli altri e il desiderio di autoaffermazione. Sebbene esibiscano una spavalderia superficiale, la loro autostima è spesso molto scarsa e quindi non riescono a mantenere una linea decisionale costante, oscillando tra provocazione ostile e pentimento. Se si ribellano a un compito in maniera aggressiva, può essere che dopo poco ritornino sui loro passi accettando di farlo.
Tutto ciò si associa ad una scarsa stabilità emozionale in situazioni stressanti e ad una scarsa capacità di adattamento alle varie circostanze della vita quotidiana.
Le modalità relazionali con il partner
Allo scopo di instillare dubbio e colpa nel partner, un comportamento spesso usato è il silenzio. Se un interlocutore dice o fa qualcosa di non gradito, il passivo aggressivo, invece di comunicare normalmente chiedendo spiegazioni o chiarimenti, si chiude in una sorta di inaccessibilità silenziosa, non rispondendo più neppure a chiamate telefoniche, messaggi, ecc., con lo scopo di punire e suscitare sensi di colpa nella persona che, a suo giudizio, gli ha fatto del male.
Quali sono le cause?
Il comportamento passivo-aggressivo si verifica quando la persona che lo agisce non vuole rendere espliciti agli altri i propri bisogni e sentimenti ed evita la responsabilità dell’impatto diretto dell’aperta espressione delle proprie parole e azioni.
Questo bisogno di “imbottigliare” le emozioni è spesso un comportamento appreso fin dall’infanzia, quando si comincia a renderci conto che spesso i bisogni non saranno soddisfatti se le richieste avvengono in modo troppo diretto.
Le famiglie in cui l’espressione corretta delle emozioni è scoraggiata e non insegnata tendono ad abituare i bambini a reprimere e negare i loro stati d’animo, con la conseguenza di interiorizzare meccanismi espressivi alternativi.
Se fin da piccoli si viene abituati a considerare la rabbia come un sentimento negativo che non va espresso, si elabora la tendenza a mettere in atto atteggiamenti sostitutivi per incanalarla e quindi si adottano quelle strategie relazionali che poi costituiranno il nucleo dell’agire passivo aggressivo.
Il comportamento passivo-aggressivo in specifici contesti relazionali
L’avere a che fare con persone che presentano comportamenti passivo-aggressivi può essere molto difficile.
Che si tratti di ambienti lavorativi, di relazioni con il partner, con gli amici o i familiari, l’atteggiamento passivo aggressivo può avere ricadute assai negative sulle relazioni sociali.
Partner passivo-aggressivi
Avere una relazione affettiva con una persona passivo-aggressiva comporta diverse difficoltà. Le relazioni d’amore richiedono capacità di comprendere le esigenze dell’altro, comunicare con sincerità i propri stati d’animo, non esser troppo giudicanti e severi verso il partner, conquistarne la fiducia.
Ma queste sono proprio le caratteristiche che fanno difetto a molte persone passive-aggressive: spesso appaiono fredde, spaventate dal rifiuto o dall’abbandono, instabili e contraddittorie.
Manifestano una combinazione esplosiva di complicità e opposizione, sottomissione e ostinazione. Spesso sperimentano gratificazione quando riescono a far perdere il controllo al partner, per poi assumere un’espressione del volto di perplessità e magari chiedere spiegazioni per quella reazione di collera così esagerata.
E’ evidente che con soggetti con questi tratti personologici si rende estremamente difficile instaurare un rapporto affettivo stabile.
Ambienti di lavoro
L’aggressività passiva sul posto di lavoro può creare difficoltà sotto diversi profili.
Di fondo queste persone nutrono sentimenti di avversione verso i superiori, con atteggiamenti di sfida e di malcelata ostilità.
I più frequenti segnali di questa tendenza sono la sensazione di essere sottovalutati, l’inclinazione ad incolpare gli altri per il mancato raggiungimento di un risultato prefissato, l’abitudine alla procrastinazione di un impegno di lavoro accompagnata da cattiva gestione del tempo a disposizione, l’irritabilità immotivata, il ricorso preferenziale a note o e-mail per comunicare piuttosto che affrontare un colloquio diretto.
La risposta a questi atteggiamenti disfunzionali del lavoratore dovrebbe prevedere, quando possibile, il riconoscimento positivo per i compiti da lui svolti, la comunicazione di segnali di apprezzamento da parte dei colleghi, la concessione di margini di autonomia nelle decisioni e scelte di lavoro, l’inclusione in riunioni periodiche di equipe per dar modo di esprimere liberamente dubbi e preoccupazioni.
Quando cercare aiuto
Se i tratti passivo aggressivi arrivano ad condizionare le relazioni o la vita lavorativa può essere utile rivolgersi ad un professionista della salute mentale.
Chi soffre di questa forma mascherata di aggressività non sempre ne è consapevole e questo rende ovviamente più difficile l’accesso ad un percorso di cura, ma parlare con un terapeuta qualificato è l’unico modo per comprendere questi comportamenti e cosa li ha causati. Per compiere i passi necessari per abituarsi ad esprimere i propri sentimenti e bisogni con modalità più adeguate e utili a migliorare la qualità delle interazioni sociali.