La strada per la felicità è nel nostro cervello: è questa la straordinaria testimonianza di Jill Bolte Taylor, neuroscienziata di Harvard definita nel 2008 da Time Magazine una delle 100 persone più influenti del mondo.
Colpita da un ictus devastante a soli 37 anni, è stato proprio grazie alle sue approfondite conoscenze del cervello che è riuscita a “monitorare” ciò che le stava accadendo fin dai primi momenti dell’emorragia e poi per i successivi 8 lunghi anni, nel corso dei quali ha sperimentato la duplice veste di medico e paziente. É riuscita a vivere consapevolmente un’esperienza straordinaria che le ha permesso di vedere in vivo le caratteristiche e le potenzialità della mente e scoprire dove è nascosta la strada per poter vivere più felici.
Nel suo libro La scoperta dei Giardini della Mente si fa testimone e descrive l’esperienza “mistica” vissuta, legata alla temporanea disattivazione dell’emisfero sinistro e temporanea dominanza dell’emisfero destro.
Racconta la sua decisione di studiare il cervello perché al fratello era stato diagnosticato un disturbo: schizofrenia. Come sorella e come scienziata ha dedicato la sua vita a cercare di capire cosa c’e’ che non va nel cervello del fratello.
Anni dedicati alla mappatura del cervello per capire quali cellule comunicano tra loro, con quali sostanze e attraverso quali circuiti. Finché una mattina racconta di essersi svegliata lei stessa con un disturbo cerebrale.
Un vaso sanguigno è esploso nell’emisfero sinistro e nel giro di 4 ore ha visto il suo cervello deteriorarsi e perdere le capacità di elaborare le informazioni, parlare, scrivere, camminare e ricordare episodi della sua vita. Una condizione che descrive come essere “una neonata nel corpo di una donna”.
Il cervello umano è composto da due emisferi, nettamente distinti e separati l’uno dall’altro. Essi cooperano per far funzionare correttamente tutte le nostre funzioni cognitive, ma ognuno di essi lavora e fa esperienza della realtà in modo diverso ed esprime personalità e valori diversi e complementari.
“Utilizzando il linguaggio dei computer si può dire che l’emisfero destro lavora come un processore parallelo mentre l’emisfero sinistro lavora come un processore seriale. I due emisferi comunicano tra loro attraverso una parte del cervello denominata corpo calloso, composta da 300 milioni di fibre. A parte questo, i due emisferi lavorano in modo completamente diverso e separato l’uno dall’altro; ogni emisfero pensa a cose diverse, si occupa di cose diverse, ha una “diversa personalità”.
Il nostro emisfero destro è concentrato sul presente, “qui e ora”, pensa in immagini, impara cinestesicamente attraverso i movimenti del corpo. Le informazioni fluiscono in modo simultaneo attraverso il sistema sensoriale per collocarsi in un enorme collage che è la rappresentazione del momento presente con tutte le sue componenti sensoriali: le immagini, i colori, gli odori, i sapori, le sensazioni e i suoni. Tramite l’energia dell’emisfero destro, siamo energie connesse l’uno con l’altro, “energia connessa all’energia che ci circonda”. Ci trasmette il senso di unità e interconnessione tra noi e il resto del mondo, senza la percezione di confini tra sé e gli altri. Per l’emisfero destro esiste solo il presente, nessun passato, nessun futuro. La mente destra è intuitiva, creativa, artistica, fuori dagli schemi, empatica.
Il nostro emisfero sinistro è invece completamente diverso: pensa in modo lineare e metodico. Organizza in sequenze temporali e lineari le informazioni provenienti dall’emisfero destro, costruendo così il senso di un prima e un dopo. Si concentra sui dettagli, costruisce storie logiche dalla moltitudine di dati che percepiamo ogni istante. E’ l’emisfero sinistro che ci rimanda il senso del sé, dell’”io sono”. E’ l’emisfero sinistro che crea degli schemi di pensiero familiari, che permettono di risparmiare tempo nell’interpretare i dati percettivi, arrivando a comprendere ciò che stiamo vivendo grazie al richiamo di questi archivi di esperienze passate. Quel sotterraneo chiacchiericcio mentale che ci ricorda continuamente chi siamo e che ci suggerisce ogni momento che significato dare a ciò che ci accade.
Gestisce il passato e il futuro e il suo compito è quello di prendere l’enorme quantità di informazioni del collage del presente raccoglierle, analizzarle e organizzarle. Le associa con cosa abbiamo imparato nel passato e proietta nel futuro tutte le nostre possibilità. E l’emisfero sinistro pensa attraverso un linguaggio.
“È quel continuo chiacchiericcio che collega me e il mio mondo interno con il mondo esterno. Una intelligenza calcolatrice che ci ricorda cosa dobbiamo fare ed è anche quella voce che ci da il nostro senso di “essere noi”, separati dagli altri. Ci fa sentire qualcosa di ben distinto dal flusso di energia che ci circonda”. Questa è la porzione di cervello che la ricercatrice ha perso la mattino dell’ictus.
Racconta la sua esperienza del cambiamento della percezione del corpo, il cambiamento nei movimenti, la sensazione di non riuscire più a distinguere e definire i confini del suo corpo, “ come se gli atomi e le molecole del mio corpo fossero un tutt’uno con gli atomi e le molecole dello spazio circostante”.
Racconta di aver potuto solo sentire “energia”. Si ricorda di essersi chiesta cosa non andava ma il chiacchiericcio dell’emisfero sinistro era ammutolito. La mente era muta ed era una sensazione sconvolgente. Poi ricorda di essere stata rapita dalla bellissima sensazione di energia che la circondava. La sensazione di essere enorme ed espansa. Sentirsi un tutt’uno con quella energia era bellissimo.
“ A momenti dall’emisfero sinistro emergeva una voce flebile che diceva ‘Abbiamo un problema! Chiedi aiuto!’ ma poi di nuovo venivo rapita dalla quello stato bellissimo che amo chiamare “La La Land”. Scollegata dal quel chiacchiericcio continuo che ci collega con il mondo esterno, immersa nel presente.
Ogni stress legato al lavoro o altro rispetto al mondo esterno era scomparso. Il bagaglio di 37 anni di vita emotiva scomparso! Un gran senso di pace ed euforia”. “Mentre i centri del linguaggio dell’emisfero sinistro si facevano sempre più taciturni e i ricordi della mia vita si allontanavano, venni confortata da un crescente senso di beatitudine.
In quel vuoto di cognizione superiore, la mia coscienza si elevò a una sorta di onniscienza, fino, per così dire, a essere un tutt’uno con l’universo. Era qualcosa di irresistibile, piacevole,come tornare finalmente a casa”.
Ha sperimentato la sensazione di essere tutt’uno con lo spazio, le cose e persone intorno a sé, con la mente silenziosa e quieta. Ricorda di aver pensato di aver trovato il Nirvana e di essere ancora viva, e se lei era viva e aveva trovato il Nirvana, chiunque poteva farlo. Gli uomini possono entrare in questo spazio quando vogliono e scegliere di poter accedere al loro emisfero destro e trovare questa pace.
“ Prima dell’emorragia pensavo di essere soltanto un prodotto del mio cervello e di avere ben poca voce in capitolo sulle mie sensazioni e pensieri. Dopo, ho aperto gli occhi e ho capito che, riguardo a ciò che accade tra le mie orecchie, ho in realtà una grande libertà di scelta”. Grazie all’enorme plasticità e capacità di recupero del cervello, Jill Bolte Taylor ha ricostruito la propria mente, rendendola un luogo più accogliente.
Come viviamo la nostra vita? Possiamo dedicare più tempo al nostro circuito di pace interiore del nostro emisfero destro? “Siamo dotati di due menti e abbiamo almeno in parte il potere di scegliere, attimo per attimo, chi e come vogliamo essere al mondo. Nel qui e ora possiamo entrare nella consapevolezza dell’emisfero destro dove sono parte dell’energia dell’universo e connessa ad essa attraverso i trilioni di cellule nervose, oppure posso entrare nella consapevolezza dell’emisfero sinistro, dove sono un individuo solido, unico, separato dal resto e dal flusso”. Quale scegliamo e quando?
Secondo quella che i neuroscienziati chiamano “neurplasticità dipendente dall’esperienza” il nostro cervello cambia continuamente sulla base di ciò che pensiamo e sentiamo: quanto più frequentemente attiveremo un determinato circuito (es. criticare se stessi o gli altri), quanto più rapidamente e facilmente quel circuito neuronale tenderà ad innescarsi. Diventando poco a poco più automatico e involontario.
A scegliere di attivare un circuito piuttosto che un altro, siamo noi. Questo è un messaggio davvero potente. Non significa che sia facile o che non vi siano delle condizioni di base più favorevoli di altre, ma che abbiamo ciascuno la responsabilità della propria felicità, ogni volta che decidiamo di reagire in un modo o in un altro agli stimoli.
I processi neuroanatomici che determinano il mondo interno ed esterno di cui noi facciamo esperienza possono essere da noi diretti e praticati, basti pensare agli studi e alle applicazioni della mindfulness o alle scoperte delle neuroscenze sulla mente ralazionale.