Le difficoltà di tipo relazionale sono tra quelle più frequentemente riportate negli studi di psicoterapia. Durante una sessione si parla spesso — anche non volendo — di relazioni affettive romantiche, amicali, familiari, sul luogo di lavoro o della relazione terapeutica stessa.
La dipendenza affettiva è una delle maggiori problematiche riscontrate a livello interpersonale.
Anche se, quando ci si riferisce a tale costrutto si pensa subito ai rapporti amorosi, tale modalità di vivere una relazione non compare solo in questi ultimi, ma anche negli ambiti sopra citati.
Definizione delle dipendenze affettive
Come sappiamo, ad oggi, non vi è una definizione univoca di dipendenza affettiva. Possiamo però riassumere le indicazioni che ci fornisce la letteratura e sintetizzare la definizione più accreditata:
“Una modalità relazionale disfunzionale in una diade (romantica o non) o in un gruppo, caratterizzata da desiderio e investimento eccessivo, che porta a gravi conseguenze sia per la soddisfazione dei propri bisogni sia per il funzionamento e benessere dell’individuo”.
Alcuni tra i criteri maggiormente condivisi dagli studiosi dell’argomento che vengono utilizzati per effettuarne la diagnosi sono (Lebruto, Calamai, Caccico & Ciorciari, 2022):
- Modificazione dell’umore in funzione della disponibilità dell’altro.
- Tolleranza intesa come bisogno di sempre maggior tempo da spendere con l’altro.
- Pensieri e immagini persistenti in memoria circa l’altro significativo.
- Sintomi di astinenza: umore negativo, irritabilità, ansia, depressione, sofferenza, sensazioni di vuoto, disturbi del sonno quando l’altro non è disponibile (Reynaud et al., 2010).
- Fantasie e pensieri ossessivi sull’altro e distorsioni cognitive (Sussman, 2010).
- Craving e perdita di controllo.
- Persistente e ripetitivo perseguimento del comportamento malgrado le sue conseguenze negative.
- Compromissione della vita lavorativa, sociale e ricreativa a causa delle relazioni da cui si è dipendente.
La dipendenza affettiva nelle relazioni amicali
L’amicizia condivide con le relazioni romantiche diversi aspetti: è un rapporto fatto di fiducia, simpatia, affetto, reciproca scelta, spontaneità e cooperazione (Antonelli, 2022).
Si differenzia dalle relazioni amorose in quanto non vi è la soddisfazione del bisogno sessuale e non si passa dalla fase dell’innamoramento. Prevede che esista un rapporto paritario, aspetto che la distingue dagli altri legami che coinvolgono gli affetti.
Chi instaura una dipendenza affettiva in amicizia può incrinare le qualità appena descritte, fondamentali per un rapporto sano, a causa di comportamenti rigidi volti a trovare nella relazione la conferma del proprio valore e della propria amabilità. Tutto ciò a scapito dei propri bisogni.
I comportamenti disfunzionali
Per mantenere la conferma del proprio valore la persona con dipendenza affettiva amicale assume comportamenti disfunzionali che si allontanano da relazioni caratterizzate da autonomia e indipendenza. La gelosia e l’esclusività sono due modalità relazionali che emergono a seguito di un senso di minaccia percepito verso tutte le relazioni esterne. Queste portano a compiere sforzi per trascorrere più tempo possibile con l’altro significativo. Di conseguenza tutte le amicizie al di fuori di quella primaria perdono interesse.
Inoltre, come per la dipendenza nelle relazioni romantiche, l’umore e gli stati d’ansia e d’angoscia variano in base alla presenza o meno della persona oggetto di desiderio e alla qualità della relazione in quel momento.
L’evoluzione personale è bloccata in quanto il soggetto non può esprimersi per quello che è, ma deve compiacere gli altri, guadagnare la loro stima e accettazione. Per mantenere questo stato l’autosacrificio e la sottomissione sono all’ordine del giorno.
Il dipendente affettivo in amicizia fa ciò che vogliono fare gli altri, sottostà alle loro regole, paga conti e regali, oltre ad immolarsi per cause che non sente proprie.
Quindi ciò che ne emerge è un’amicizia caratterizzata da invischiamento con l’altro, delusioni profonde se qualcosa nel rapporto non va, attribuzione di colpe vero di sé e desiderio di possesso dell’altro.
La dipendenza affettiva intrafamiliare
Come sappiamo Bowlby (1983) sostiene che gli esseri umani, come gli animali, abbiano sviluppato un sistema comportamentale e motivazionale volto a creare la vicinanza e mantenere un legame stabile e duraturo. Una base indispensabile per favorire l’autonomia e l’indipendenza dal nucleo di origine e sviluppare legami di attaccamento sani con altre figure di riferimento.
La dinamica di dipendenza affettiva può instaurarsi nelle relazioni familiari in senso verticale (tra uno dei due genitori e i figli oppure coinvolgere l’intera triade padre-madre figlio/a), o in senso orizzontale (tra fratelli/sorelle).
Ancora una volta lo strutturarsi di un legame di dipendenza tra genitori e figli è volto a colmare stati dolorosi dei diversi componenti familiari (come la paura dell’abbandono, il proprio valore personale ecc..). Ad esempio i genitori portano, attraverso i loro comportamenti, ad inversioni di ruolo estremamente maladattive. Diventano i figli da accudire e i figli gli adulti che se ne devono prendere cura, secondo quello che viene definito accudimento invertito.
L’attaccamento invertito
In quest’ultimo caso le conseguenze sono la messa da parte dei propri bisogni da parte dei figli, la perdita della possibilità di uno sviluppo funzionale e la capacità di sapere dove direzionarsi nella propria vita.
Nei casi più gravi i figli non sanno più quali siano i propri desideri attivi e i loro scopi (non sanno cosa gli piace studiare o cosa vogliono mangiare a cena). Tutto ciò avviene perché il genitore fa sentire il figlio direttamente colpevole per il possibile allontanamento o mancata cura, non degno di amore o valore se si rende autonomo.
Più indirettamente il caregiver può tenere a sé il figlio facendosi vedere fragile, bisognoso di cure e attenzioni (ad esempio come nel caso di coloro che soffrono di qualche malattia fisica o mentale).
Quando sono i genitori ad essere dipendenti dai figli, spesso l’atmosfera familiare è caratterizzata da timore verso il mondo esterno, il messaggio che viene mandato è di pericolosità se si esce dal nucleo familiare.
Il caregiver può essere preoccupato per ciò che potrebbe accadere se ci si allontana e spende tutte le sue energie nella cura dei componenti stretti della famiglia, esigendo tale comportamento anche da loro. I figli possono reagire a tali pressioni o diventando effettivamente accudenti a loro volta (secondo le modalità dell’accudimento invertito) o reagire con l’allontanamento e la rottura del legame.
Interventi psicoterapeutici
Come per la dipendenza affettiva amorosa, il trattamento non può prescindere da una buona concettualizzazione del caso, ossia la comprensione del perché e secondo quali meccanismi si è instaurata questo tipo di problematica in quel tipo di persona.
Questo permette al paziente di avere una visione chiara del perché si comporta così, e conoscere attraverso quali meccanismi cognitivi, emotivi e comportamentali si mantiene il disturbo. Tutto ciò spiegato alla luce della storia di vita, che funge da terreno fertile sul quale possono germogliare tali problematiche.
Obiettivi
Avendo ben chiaro questo è possibile procedere secondo obiettivi condivisi e in ordine di priorità. Partendo dalla psicoeducazione su come funzionano tali meccanismi di dipendenza, come si mantengono e come mai si irrigidiscono in circoli viziosi, è possibile poi lavorare su:
- la motivazione al cambiamento;
- gli stimoli (trigger) che fungono da innesco per la sperimentazione di stati emotivi dolorosi (ad esempio passare davanti a casa dell’amico);
- il craving (il desiderio intenso verso il soggetto da cui si è dipendenti, che porta a mettere in atto i comportamenti disfunzionali);
- la regolazione emotiva;
- i bisogni emotivi di base (sentirsi amato o di valore);
- l’assertività;
- la rete sociale di riferimento;
- le esposizione alle situazioni temute o attivanti;
- gli interventi sul rimuginio e la ruminazione;
- il lavoro sulle vulnerabilità storiche (dare nuovi significati alle esperienze di vita vissute nel passato al fine di potersi muovere diversamente nel futuro).
Questi sono solo alcuni degli interventi che possono essere implementati e che possono variare a seconda del paziente. Tutto ciò deve essere permeato sulla base di una buona alleanza terapeutica (caratterizzata da cooperazione, obiettivi e compiti condivisi), tenendo bene a mente che anche la relazione paziente-terapeuta può essere a rischio di una dinamica di dipendenza affettiva.
Bibliografia
- Antonelli, P. (2022). Le dipendenze affettive. Quando amare fa male. Giunti editore.
- Reynaud, M., Karila, L., Blecha, L., & Benyamina, A. (2010). Is love passion an addictive disorder? The American Journal of Drug and Alcohol Abuse”, 36(5), 261-267.
- Sussman, S. (2010). Love addiction: Definition, etiology, treatment. Sexual Addiction & Compulsivity: The Journal of Treatment & Prevention, 17(1), 31–45.
- Lebruto, A., Calamai, G., Caccico, L., Ciorciari, V., (2022). Dipendenza affettiva. Diagnosi, assessment e trattamento cognitivo-comportamentale. Erickson edizioni.