I social network sono una parte importante della vita quotidiana di molti adolescenti al punto che trascorrono sempre più tempo immersi nel mondo digitale.
Secondo dati recenti (The Lancet, 2024), oltre un adolescente su tre riferisce di utilizzare almeno una delle cinque piattaforme di social media (YouTube, TikTok, Facebook, Instagram e Snapchat) più di diverse volte al giorno.
L’11% degli adolescenti riferisce un uso patologico dei social media riconoscendo sintomi simili alla dipendenza. Quali ad esempio il non essere in grado di controllare il loro uso, sintomi di astinenza, ansia e abbassamento del tono dell’umore quando non riescono a utilizzare i social media, fino ad arrivare a trascurare altre attività nella loro vita quotidiana.
L’impennata dei disturbi mentali in adolescenza
Analizzando i dati epidemiologici della salute mentale in adolescenza possiamo rilevare un trend stabile per oltre 30 anni, nel periodo tra il 1980 e il 2011-2012.
Improvvisamente le cose cambiano a partire dal 2012 quando emerge un incremento statisticamente significativo dei problemi di salute mentale in età evolutiva su scala globale.
La cosa interessante è che questo trend di crescita non si è più stabilizzato fino ad arrivare all’emergenza che è sotto gli occhi di tutti in questi ultimi anni.
In quanto professionisti della salute mentale siamo obbligati a fare una riflessione rispetto a questo dato epidemiologico. In particolare è necessario chiederci cosa potrebbe aver provocato questo repentino incremento di difficoltà psicologiche in età evolutiva, che è diventato poi un trend di crescita costante negli ultimi anni.
Non è che prima del 2012 non ci fossero problemi relativi alla salute mentale in adolescenza. Sappiamo infatti da sempre che l’adolescenza è una transizione critica nella vita di un ragazzo e di conseguenza difficoltà psicologiche ed emozionali sono comuni in questa fase di vita.
L’allarmante impennata di depressione, ansia e tentativi di suicidio tra gli adolescenti dal 2012 in avanti è avvenuta contemporaneamente all’adozione diffusa dei social media e degli smartphone.
Quindi potremmo concludere che questi fenomeni sono correlati e quindi che la vita virtuale correla con il decadimento della salute mentale dei soggetti in età evolutiva.
La storia ci insegna che c’è sempre chi suona l’allarme e chi è scettico di quegli allarmi. La domanda che ci poniamo ora, sul tema degli adolescenti e dei social network, è se hanno ragione gli scettici nel dire che stiamo attraversando solo un altro panico infondato su adolescenti e la tecnologia o se invece l’utilizzo degli smartphone e dei social media dovrebbe essere motivo di preoccupazione rispetto all’impatto sulla salute mentale in età evolutiva.
L’allarme di “La generazione ansiosa”
È stato Jonathan Haidt, psicologo sociale alla New York University Stern School of Business, a lanciare l’allarme su questo tema dopo aver scritto il libro “La generazione ansiosa” (2024).
Si tratta di un testo che ha sollevato un acceso dibattito mondiale sugli effetti dei dispositivi sulla salute mentale dei ragazzi rispetto al quale la comunità scientifica non è giunta a una posizione condivisa.
Haidt sostiene che gli smartphone, garantendo ai ragazzi un accesso continuo ai social network, ai videogiochi online e ad altre attività basate su Internet, hanno innescato la diffusione di ansia e depressione nella generazione di preadolescenti e adolescenti di tutto il mondo.
Egli ritiene che questa sia la ragione principale dell’incremento significativo e costante di disturbi mentali adolescenziali a partire dal 2012. Ha raccolto molte evidenze scientifiche a sostegno del fatto che un’infanzia basata sul telefono abbia ‘riprogrammato’ il cervello dei ragazzi contribuendo in modo significativo allo sviluppo di problemi di salute mentale in età evolutiva quali ansia, depressione e autolesionismo (Haidt, Rausch & Twenge, ongoing).
Tali studi mostrano che gli adolescenti che usano intensamente i social media hanno un rischio più elevato di malattie mentali rispetto a tutti gli altri, in particolare tra le ragazze.
Le cause dell’impatto dei social network sulla salute mentale
Haidt ha evidenziato 4 temi che possono essere alla base dell’impatto sulla salute mentale dei soggetti in età evolutiva.
Deprivazione sociale
Gli adolescenti che trascorrono più tempo utilizzando i social media hanno maggiori probabilità di soffrire di depressione, ansia e altri disturbi, mentre gli adolescenti che trascorrono più tempo con gruppi di giovani nella vita reale hanno indicatori migliori di salute mentale.
Il fenomeno della deprivazione sociale va ad interferire potentemente su un compito evolutivo importante per l’adolescente, vale a dire l’appartenenza al gruppo dei pari.
La relazionalità tra pari è come se fosse depotenziata in termini di attrattività e desiderabilità perché c’è tutto un mondo su base di attivazione dopaminergica che intrappola il giovane in uno spazio protetto che però non è uno spazio di crescita.
Oggi possiamo essere molto social ma poco realmente sociali. Ci manca infatti la dimensione corporea dell’altro e tutto questo non fornisce quel genere di nutrimento relazionale di cui la nostra mente interpersonale ha bisogno.
La fascia d’età tra gli 11-16 anni è un tempo cruciale per la dimensione dell’amicizia. Parlare, condividere tutto ciò che abita dentro è uno dei fattori di protezione più importanti a cui oggi i ragazzi ricorrono con sempre minore frequenza.
L’amico del cuore ha da sempre rappresentato un contenitore stabile dei propri vissuti interiori e la sua figura permetteva di tirare fuori il proprio dentro, trasformandolo in parole. Quello che accade più frequentemente oggi è che la narrazione di sé avviene all’interno del mondo dei social dove ciò che viene esternato è il sé che vorrebbero gli altri (Pellai, 2024).
Deprivazione di sonno
Il sonno rappresenta uno dei fattori di protezione per la salute dei soggetti in età evolutiva.
Trascorrere molte ore ogni giorno nella vita online ha un impatto forte sulla qualità e quantità del sonno dei minori.
La quantità e la qualità del sonno correlano con migliori risultati scolastici e con una buona salute mentale e psicologica.
Una buona qualità del sonno riduce agitazione, irritabilità e instabilità emotiva. La deprivazione di sonno è entrata in modo potente nell’età evolutiva arrivando fino a 2 ore di sonno in meno al giorno rispetto a quanto dormivano gli adolescenti di 20 anni fa.
La dipendenza
Il cervello del preadolescente e del giovane adolescente è in fase di maturazione.
La parte più lenta nel maturare è la corteccia prefrontale, vale a dire quella area del cervello che permette di regolare, direzionare e canalizzare le informazioni e le richieste che provengono da altre aree cerebrali, in particolare quelle afferenti al sistema limbico.
Proprio in virtù di una non completa maturazione delle funzioni regolatorie della corteccia prefrontale, il minore tende a essere maggiormente vulnerabile nei confronti dell’effetto di dipendenza delle esperienze online, tutte progettate per generare gratificazione istantanea e un forte rilascio di dopamina (Pellai, 2024).
Frammentazione dell’attenzione
Questa rappresenta oggi una delle maggiori emergenze nell’ambito dell’apprendimento.
Gli studenti, abituati fin da piccoli a stare nel flusso di iperstimolazione e ipereccitazione offerto dai social media e dagli schermi più in generale, mostrano sempre più fatica a rimanere focalizzati su un compito.
La loro capacità di attenzione, di concentrazione, di memorizzazione, di ascolto è così ridotta da rappresentare oggi uno dei maggiori ostacoli al raggiungimento degli obiettivi di apprendimento previsti dai programmi scolastici di tutto il mondo.
Le posizioni ‘scettiche’ contro l’allarme di “La generazione ansiosa”
La questione relativa alla salute mentale degli adolescenti è un problema così complesso e di vasta portata da non poter essere semplificato riducendolo a un’ampia accusa agli smartphone e al mondo digitale.
Tra le voci critiche rispetto alla posizione di Haidt c’è quella di Irvine Candice Odgers, professoressa di psicologia all’Università Irvine della California, che ha studiato la salute mentale di bambini e adolescenti negli ultimi 20 anni e ha monitorato il loro benessere e l’uso della tecnologia digitale.
Recentemente ha pubblicato un saggio su Nature (2024) dove sottolinea che quanto asserito nel libro “La generazione Ansiosa”, ovvero che le tecnologie digitali stanno riprogrammando il cervello dei giovani causando un’epidemia di malattie mentali, non è supportato dalla scienza.
Odgers accusa Haidt di aver commesso l’errore di confondere correlazione con causalità.
Una sua review (Odgers & Jensen, 2020) non ha trovato alcuna relazione causa-effetto tra il possesso di smartphone, l’uso dei social media e la salute mentale degli adolescenti.
Un recente studio su larga scala (Panayiotou, Black, Carmichael-Murphy, Qualter & Humphrey, 2023) ha mostrato che i social media sono probabilmente uno dei fattori meno influenti correlati alla salute mentale dell’adolescente.
Tutto questo per dire che la scienza fino ad oggi non supporta il panico diffuso intorno ai social media e alla salute mentale degli adolescenti.
Odgers accusa Haidt di un ragionamento post-hoc che si trasforma in una spiegazione causale: siccome il disagio adolescenziale segue la diffusione degli smartphone e l’utilizzo tra i giovani dei social media allora sarebbe causato da questo.
La realtà dei fatti
La realtà è che le ricerche disponibili sulla relazione tra social media e salute mostrano effetti ridotti e associazioni deboli (National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine, 2024).
Quando si trovano associazioni tra uso dei social media e disturbi mentali, afferma Odgers, le cose sembrano funzionare nella direzione opposta: non è tanto l’uso dei social media a predire o causare un problema di salute mentale in età evolutiva, quanto il fatto che i giovani che hanno già problemi di salute mentale usano tali piattaforme più spesso rispetto ai loro coetanei sani (Heffer, Good, Daly, MacDonell & Willoughby, 2019).
Diverse meta-analisi e revisioni sistematiche su larga scala convergono sulla stessa posizione (tra gli altri, Valkenburg, Meier & Beyens, 2021).
Dunque a detta degli ‘scettici’ tutti dovremmo aderire all’idea che ci sia una fragilità precedente che orienta il giovane all’utilizzo disfunzionale dello smartphone e dei social media.
Conseguenze del demonizzare i social network in adolescenza
Provando a uscire dal contenzioso potremmo chiederci che danno ci sarebbe nell’eventualità di attribuire erroneamente la causa del deterioramento della salute mentale degli adolescenti ai social media.
Odgers ritiene che l’audace proposta di condanna nei confronti dei social media potrebbe allontanarci dal rispondere in modo efficace alle vere cause dell’attuale crisi di salute mentale nei giovani. Oltre a etichettare come dannosi e intrinsecamente pericolosi certi comportamenti normali che facilitano la connessione e il supporto di altri coetanei.
Se invece fosse accolta la posizione di Haidt rispetto al grande ‘ricablaggio’ delle reti neuronali dei giovani per cui l’infanzia basata sul telefono ha sostituito l’infanzia basata sul gioco, le implicazioni riguarderebbero quattro norme come possibile soluzione all’epidemia di deterioramento della salute mentale:
- Niente smartphone prima del liceo;
- Niente social media prima dei 16 anni;
- Scuole senza telefono;
- Più indipendenza, più tempo a giocare ed esplorare insieme all’aperto e responsabilità nel mondo reale.
A sostegno di queste norme le nazioni coi migliori sistemi scolastici al mondo hanno da tempo introdotto la regola della scuola smartphone free su scala nazionale fino ai 18 anni. Molte evidenze neuroscientifiche ci dicono che in età evolutiva il cervello gode di più dell’approccio analogico che di quello digitale (Pellai, 2024).
Qualora il crollo della salute mentale degli adolescenti a partire dal 2012 non fosse stato causato dai social media è legittimo supporre che i ragazzi non sarebbero davvero danneggiati da queste quattro norme.
La necessità di intervenire
Siamo ormai a 12 anni da un’emergenza sanitaria pubblica e c’è bisogno di agire anche se non possiamo essere certi al 100% di quale sia la teoria corretta.
Sicuramente la nostra attuale comprensione è incompleta ed è necessario sviluppare ulteriori ricerche per comprendere meglio l’impatto che i social media e gli smartphone possono avere sulla salute mentale degli adolescenti.
Del resto una correlazione significativa, per quanto non sia causalità, può essere sufficiente a modificare un’infanzia basata sui social media che blocca il normale sviluppo umano sottraendo tempo al sonno, alla socializzazione di persona, oltre a causare dipendenza e a frammentare le funzioni cognitive dell’attenzione.
Molti colleghi (e non solo) ritengono che il divieto dello smarthphone rappresenti una non soluzione, laddove potremmo piuttosto educare i ragazzi a fare un buon uso dello smartphone e dei social media.
Come ci insegnano le neuroscienze, però, quello che accade nel tempo della preadolescenza fotografato dal neuroimaging del cervello è che abbiamo una sfasatura enorme tra la potenza dei funzionamenti emotivi e la relativa immaturità dei funzionamenti cognitivi.
Dunque il cervello del ragazzo potrebbe non riuscire a sfruttare la risorsa di quello strumento non perché non voglia ma perché non ha ancora la maturazione per farlo.
Il preadolescente dunque ha una fragilità su tale competenza e ha bisogno di un adulto che, ponendo un limite e un confine – e anche qualche divieto – si assuma la responsabilità del proprio ruolo educativo.
Bibliografia
- Haidt, J. (2024). La generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli. Rizzoli.
- Haidt, J., Rausch, Z., & Twenge, J. (ongoing). Social media and mental health: A collaborative review. Unpublished manuscript, New York University. Accessed at tinyurl.com/SocialMediaMentalHealthReview.
- Heffer, T., Good, M., Daly, O., MacDonell, E., & Willoughby (2019). The longitudinal association between social media use and depressive symptoms among adolescents and young adults: an empirical reply to Twenge et al. (2018). Clinical Psychological Science, 7(3), 462-470.
- The Lancet (2024). Unhealthy influencers? Social media and youth mental health. Lancet, 404(10461):1375.
- National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine. 2024. Social Media and Adolescent Health. Washington, DC: The National Academies Press.
- Odgers, C. L. (2024). The great rewiring, unplugged. Is social media really behind an epidemic of teenage mental illness? Nature, 628, 29-30.
- Odgers, C. L., & Jensen, M. R. (2020). Annual Research Review: Adolescent mental health in the digital age: facts, fears, and future directions. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 61(3), 336-348. doi: 10.1111/jcpp.13190.
- Panayiotou, M., Black, L., Carmichael-Murphy, P., Qualter, P., & Humphrey, N. (2023). Time spent on social media among the least influential factors in adolescent mental health: preliminary results from a panel network analysis. Nature Mental Health, 1, 316–326 (2023).
- Pellai, A. (2024). Allenare alla vita. I dieci principi per ridiventare genitori autorevoli. Mondadori.
- Pellai, A. (2024). Preadolescenza ovvero l’età dello tsunami. Appunti e spunti per lavorare con un’età “Potentemente fragile”. Webinar Asssociazione per l’EMDR in Italia.
- Twenge, J. M. (2018). Iperconnessi. Einaudi Editore.
- Valkenburg, P. M., Meier, A., & Beyens, I. (2021). Social media use and its impact on adolescent mental health: an umbrella review of the evidence. Current Opinion in Psychology, 44, 58-68.