L’Islam, insieme al Cristianesimo e all’Ebraismo, fa parte delle religioni monoteiste più conosciute al mondo.
È diffuso principalmente in Medio – Estremo Oriente ed Africa. In Europa, è presente anticamente soprattutto nella zona dei Balcani, ma al giorno d’oggi credenti musulmani vivono in tutti gli stati dell’Unione in seguito a più o meno recenti ondate migratorie.
Il libro sacro a cui si ispira questa religione è il Corano, che si basa principalmente sul racconto della vita del profeta Maometto e, nonostante svariati suoi testi si prestino ad interpretazioni non univoche, come affermano anche studiosi della materia (soprattutto riguardo temi quali violenza, ruolo delle donne nella famiglia e società, sessualità, ecc.), è generalmente riconosciuto che esso diffonda idee di pace, fratellanza, solidarietà e tolleranza fra le persone, anche di credo differente.
La maggior parte dei cittadini immigrati di fede musulmana si integra agevolmente nel nuovo territorio di residenza, pur mantenendo strette abitudini legate alla loro cultura e praticando in maniera devota ed assidua la loro religione (es. preghiere, digiuni, ecc.). Si riuniscono in moschee, dove possibile/permesso, o in altri luoghi adibiti a scopo di preghiera.
In diversi paesi come Francia e Nord Europa sono ben integrati, mentre in altre zone vengono visti con sospetto e, spesso, sono vittima di razzismo e discriminazione.
Anche in Italia si nota un diffuso timore verso gli stranieri/immigrati, specialmente islamici, che spinge ad etichettarli come pericolosi, violenti, vagabondi, sporchi e privi di valori.
Si arriva addirittura a sovrastimare in modo esagerato la loro reale presenza: “Ci hanno invaso!”. Non distinguendo tra diverse etnie di appartenenza (arabi, marocchini, negri detto in senso dispregiativo), è come se si volesse vedere un “corpo unico”, immenso e nemico.
Questi ragionamenti, basati su stereotipi e pregiudizi, si rifanno all’innata ed ancestrale paura che l’essere umano nutre per il diverso, l’altro da sé (es. per il colore della pelle, per la lingua parlata, ecc.). Nello specifico, riportano alla mente le sanguinose incursioni dei mori/saraceni verso l’Europa occidentale di medievale memoria (“mamma li turchi!”).
Dopo i tragici fatti dell’inizio di gennaio successi a Parigi, quali la strage di giornalisti del settimanale satirico “Charlie Hebdo” ed il sequestro nel supermercato kosher, entrambi ad opera di terroristi definiti estremisti islamici, lo choc della gente è stato enorme e il clima di paura si è fatto globale e profondo.
Già a seguito degli eventi dell’11 settembre 2001 in USA la diffidenza verso i musulmani era molto aumentata, ma adesso anche in Europa, e in Italia, c’è uno stato di allerta costante che coinvolge non solo il governo, le forze armate e gli organi preposti alla difesa del paese, ma anche la stragrande maggioranza dei comuni cittadini, arrivando a vere e proprie espressioni di odio verso gli immigrati, considerati colpevoli ed ormai tutti accomunati come “musulmani = terroristi”.
Quando si ha paura non si riesce a pensare/giudicare in modo razionale, siamo più portati a farci influenzare dall’opinione della massa e tutto ciò non fa che aumentare la confusione di questo momento.
In realtà, affermare che tutti gli individui di religione musulmana siano dei (potenziali) terroristi si tratta di una generalizzazione assai banale, per ovvi motivi. L’Islam, per quanto controverso, non predica apertamente la violenza, né incita alla famigerata “guerra santa” contro i cosiddetti infedeli, come spesso minacciato da fanatici o paventato in Occidente da certe fazioni politiche.
L’Islam lascia la piena libertà al singolo individuo di far tutto ciò che è possibile, in cuor suo, per mettere in pratica la volontà di Dio, così può capitare che un fedele troppo “convinto” esageri e si sostituisca alla legge di Dio.
Certamente possono esistere delle sette, dei gruppi ristretti di fedeli con una visione molto rigida, che deviano dalla dottrina ufficiale, cosa che accade comunque anche nelle altre correnti religiose (es. i mennoniti all’interno dell’Ebraismo, che si rifanno ad antichi quanto sanguinari precetti).
Questi soggetti, che si riuniscono in comunità o vere e proprie organizzazioni (es. l’Isis), più che interpretare strettamente le scritture religiose e agire di conseguenza nella vita quotidiana, seguono delle regole/norme di ordine socio-culturale che sono in vigore nel loro territorio di origine e si tramandano da secoli, magari accompagnate da una certa mentalità arretrata.
I gruppi che si definiscono “combattenti dell’Isis” si dichiarano contro il mondo Occidentale, proclamando lo scopo di conquistarlo e assoggettarlo sotto un grande Califfato. Questa cosa suscita il terrore di noi europei, anche perché per attuare il loro obiettivo sembrano necessari atti terroristici di estrema violenza.
Da non dimenticare che questi integralisti non si oppongono soltanto alla religione e alla cultura di tipo occidentale (es. i cristiani o gli ebrei), ma anche a minoranze religiose islamiche presenti nelle loro zone, con le quali hanno convissuto fianco a fianco per secoli.
Quindi, ad un’analisi un po’ più attenta della situazione è spontaneo nutrire dei dubbi sulla completa veridicità di tale ipotesi e non pensare che dietro l’apparente e più sbandierato aspetto religioso possano esserci più reconditi fini economico-politici, geostrategici o almeno civili, e che certe idee vengano strumentalizzate ad uso e consumo dei paesi Occidentali.
Per quanto riguarda nello specifico l’Italia, nelle ultime settimane è chiaramente aumentato l’allarme per il rischio di atti terroristici, coinvolgendo tutti i livelli della società, dai semplici cittadini impauriti, ai politici, alle forze dell’ordine, ecc.
Naturalmente, si notano pareri discordanti tra le parti chiamate in causa, anche riguardo ai possibili metodi per arginare il problema. Gli esponenti politici di differente appartenenza cercano comunque di ingraziarsi la popolazione facendo leva sui sentimenti e le emozioni del momento, sfruttandoli a loro beneficio.
I principali organi di stampa informano che siamo nel mirino dei fondamentalisti islamici, così come tutti gli altri stati europei, fornendo filmati ed immagini che confermerebbero queste intenzioni. Il timore più grande, attualmente, concerne gli italiani convertiti all’Islam che, adeguatamente indottrinati, hanno abbracciato l’ideale della Jihad, addestrati in Medio Oriente, e ora possono tornare qui a seminare il terrore.
Va detto che risultano esser un numero davvero esiguo, almeno stando agli ultimi controlli, ma questo non sembra rassicurare, visto che nella nostra mente incarnano l’idea del nemico invisibile, che si mimetizza tra noi, e dunque molto più pericoloso.
Certamente tutto ciò non è una questione da sottovalutare, considerato anche e soprattutto gli eventi francesi, ma c’è il rischio di scatenare una vera e propria “psicosi collettiva”, che non giova a nessuno.
Vivere costantemente in stato di allerta fa incrementare atteggiamenti di intolleranza infondati ed indiscriminati verso categorie generalizzate di soggetti. La solita “caccia alle streghe” che perde di vista il nucleo centrale dell’argomento.