L’insonnia è il disturbo del sonno più diffuso al mondo, ne soffre da un terzo a un quarto della popolazione mondiale.
Nonostante ciò, l’insonnia rimane scarsamente riconosciuta, diagnosticata e trattata correttamente. Si stima che circa il 60% degli insonni non abbia mai parlato di disturbi del sonno con il proprio medico.
Il mancato riconoscimento e il mancato trattamento dell’insonnia determinano importanti ripercussioni mediche e sociali, riducendo significativa-mente le performance occupazionali del paziente e più in generale la qualità della vita.
L’insonnia è definita come l’esperienza di un sonno insufficiente o di scarsa qualità descritto da uno o più di questi sintomi:
• difficoltà a iniziare o mantenere il sonno
• risveglio precoce mattutino
• sonno poco ristoratore.
L’insonnia si manifesta con la comparsa di uno o più indicatori notturni, che fanno sì che essa possa essere definita insonnia di primo livello. A questi indicatori si associano alcuni sintomi diurni, che definiscono l’insonnia come insonnia di secondo livello.
In rapporto alla durata dei sintomi, l’insonnia può essere acuta, se dura pochi giorni o qualche settimana, oppure cronica se i sintomi persistono da almeno un mese.
La possibilità di individuare precocemente l’insonnia si traduce nella ricaduta pratica di evitare la cronicizzazione del disturbo e di migliorare in modo significativo la qualità di vita e la salute in generale dei pazienti.
Per la corretta gestione dell’insonnia nella pratica clinica, può essere utile fare riferimento ad alcune indicazioni, validate nel contesto della Medicina generale.
• L’insonnia dovrebbe essere sempre diagnosticata se il paziente si lamenta spontaneamente e trattata anche se non espressamente richiesto dal paziente stesso
• L’insonnia dovrebbe essere sempre ricercata e trattata in concomitanza di patologie psichiatriche e internistiche
• Per la gestione diagnostica e terapeutica dovrebbe sempre essere ricercata la causa dell’insonnia
• È preferibile utilizzare un ipnotico a emivita breve
• È preferibile utilizzare gli ipnotici non-benzodiazepinici per la loro maneggevolezza
• L’evoluzione dell’insonnia e della sua terapia deve essere rivalutata nel tempo
• L’autogestione della terapia deve essere sconsigliata ed evitata
• In caso d’inefficacia del farmaco ipnotico, la dose consigliata non deve essere aumentata, ma deve essere modificata la terapia, rivalutata la diagnosi o meglio intrapresa una psicoterapia adeguata
• Una compartecipazione del paziente al proprio “processo di cura” è un elemento positivo per il successo. Ad esempio, l’adozione di un farmaco ipnotico in una formulazione in gocce consente da un lato regolazioni fini del dosaggio, dall’altro una “ritualità attiva” della persona, che si sente ancor più coinvolta nella risoluzione del proprio problema
Inoltre, è utile proporre ai pazienti alcune regole pratiche di igiene del sonno:
La gestione appropriata dell’insonnia non si esaurisce con l’impostazione della terapia farmacologica e con l’igiene del sonno ma richiede spesso un valido intervento psicoterapeutico. Il primo compito del medico è di fare in modo che il paziente acquisisca la consapevolezza della necessità di verifica dell’andamento del suo disturbo e di un supporto psicologico, come per qualsiasi altra problematica di questa natura.