La difficoltà a procreare e a diventare genitori è un problema sempre più diffuso con importanti costi sociali, emotivi ed economici al punto da essere considerato uno degli eventi più stressanti nella vita di una persona.
La diagnosi di infertilità è spesso vissuta come una sentenza che può generare una “crisi di vita” sia a livello individuale che relazionale; d’altra parte, come ogni momento di rottura nel piano esistenziale può fare emergere le fragilità e le risorse psichiche ed emotive del singolo soggetto e della coppia coinvolta.
Gli interventi di supporto e di counseling per le coppie alle prese con la procreazione medicalmente assistita stanno entrando nella pratica clinica riservata a questi pazienti come opportunità per offrire loro uno spazio e un tempo nei quali discutere dei propri dubbi, delle proprie paure e di come l’infertilità ha influenzato la loro vita. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi che si occupano dello stress relativo all’infertilità e degli aspetti psicologici correlati.
Le ricerche hanno messo in evidenza come in genere gli individui e le coppie infertili abbiano (o sviluppino durante l’iter) livelli più alti di ansia e depressione, bassi livelli di autostima e mostrino stati di colpa, vergogna e rabbia che possono danneggiare le relazioni sociali e di coppia.
L’infertilità di coppia è un tema da affrontare con un approccio integrato, considerando tanto la dimensione organica quanto quella psicologica. In questo modo si cerca di sorpassare i tre filoni tradizionali della ricerca nel campo.
Di questi, il primo indaga i fattori psicologici dell’infertilità: questa visione sostiene che le problematiche psicologiche possano influenzare l’infertilità. In pratica l’infertilità viene vista come un problema psicosomatico e le ricerche si orientano sugli effetti degli aspetti affettivi (stress, stati emotivi mal regolati) sull’attività neuroendocrina.
La seconda corrente di pensiero sostiene invece che lo stress dovuto alla condizione di infertilità produca delle problematiche psicologiche; in questo caso, gli studi sono orientati a osservare la reazione emotiva della coppia durante la fase della diagnosi, il trattamento medico e infine durante il post-trattamento, quale che sia l’esito.
Infine, l’ultimo filone di studi focalizza l’attenzione sulle strategie di adattamento all’infertilità. Sebbene la letteratura in merito all’argomento conti numerose ricerche, nessuna di queste riesce a colmare appieno il divario tra fattori somatici e psichici.
Peraltro, non si è giunti neppure a conciliare i fattori psicologici di causa ed effetto dell’infertilità, prediligendo sempre l’uno a discapito dell’altro senza mai superarne la dicotomia. Attualmente ci si orienta ad una visione quanto più integrata del problema. Con questo genere di approccio si giunge ad individuare l’organizzazione di significato personale degli individui infertili.
Dalle prime ricerche effettuate emerge un dato estremamente interessante, che riguarda l’elevata incidenza dell’organizzazione ossessiva nelle donne infertili. Sulla base di ciò è possibile ipotizzare che uno dei temi centrali per queste donne sia proprio quello del controllo.
Degni di nota altresì i dati concernenti le strategie di coping messe in atto dalle coppie infertili. Per far fronte al problema infatti, sembrerebbe che queste utilizzino strategie passive, in particolare strategie di evitamento. Inoltre, dai risultati appare una correlazione positiva tra il periodo di tempo impiegato in tentativi di fecondazione e i livelli di ansia di stato, l’ansia di tratto e la depressione. In altre parole tanto più si protrae nel tempo la ricerca della fertilità, più aumentano i livelli di ansia e depressione.
Da questi dati emerge in modo chiaro quanto sia rilevante, ai fini di una valutazione globale, ricercare i significati personali della coppia, ma soprattutto il significato che la stessa attribuisce alla gravidanza e alla maternità. É quindi opportuno, che l’intervento psicoterapico, individuale o di coppia, oltre ad accogliere la sofferenza, preveda un’analisi delle risorse e dei costrutti legati alla genitorialitá e all’immagine di sé.
Gli obiettivi principali di un accompagnamento terapeutico di una coppia infertile si possono così riassumere:
- Accettare ed elaborare la diagnosi di infertilità
- Gestire lo stress in modo funzionale
- Ridefinire il proprio progetto di vita e di coppia.
Per questo motivo, durante la presa in carico della coppia occorre esplorare anche i fattori cognitivi (stili di attribuzione, eventuale presenza di costrutti ansiosi, locus of control interno/esterno), i problemi sessuali e di coppia, le risorse esterne e le capacità relazionali.
Si cerca cioè a partire da un’analisi delle risorse (e della sofferenza) di intervenire su come viene gestito lo stress provocato dalla condizione di infertilità, stress che può avere un effetto sull’esito stesso del trattamento.
Su questa linea nel 2013 è stato pubblicato uno studio (Mahbobeh Faramarzi et al, 2013) che mostra come la terapia cognitivo comportamentale (CBT) di gruppo possa essere più efficace di un trattamento di farmacoterapia nel curare gli effetti dell’infertilità a livello relazionale, sessuale, sociale e della rappresentazione di sé.
Sono state reclutate 89 donne infertili cui era stata rilevata una moderata depressione attraverso il Beck Depression Inventory e suddivise tre gruppi: 1) 29 pazienti in terapia cognitivo comportamentale di gruppo 2) 30 donne in farmacoterapia 3) 30 soggetti come gruppo di controllo non sottoposti ad alcun trattamento.
Tutte le partecipanti sono state sottoposte al Fertility Problem Inventory (FPI) e al Beck Depression Inventory (BDI) prima e dopo il trattamento. Il Fertility Problem Inventory è un questionario che misura l’impatto dello stress relativo all’infertilità a livello sociale, relazionale, sessuale e nella rappresentazione di sé.
Le 29 partecipanti alla CBT di gruppo sono state suddivise in gruppi di 8/10 persone e sottoposte a 10 sessioni di due ore ciascuno. Nelle prime tre sessioni le pazienti hanno ricevuto da parte di un ginecologo una chiara spiegazione sulle cause della propria infertilità e sono state messe in evidenza le preoccupazioni relative alla sfera sociale, maritale, sessuale oltre che la difficoltà a immaginarsi senza figli.
Tra la quarta e la sesta sessione hanno lavorato sulla modificazione delle credenze irrazionali (gestione del rimuginio, ristrutturazione cognitiva, tecniche di rilassamento).
Infine tra la settima e la decima hanno lavorato sul mantenimento dell’eliminazione dei pensieri e dei comportamenti disfunzionali legati all’infertilità.
Alle 30 partecipanti del secondo gruppo (farmacoterapia) sono stati somministrati 20mg fluoxetina per 90 giorni.
I risultati hanno evidenziato che le donne partecipanti alla terapia di gruppo hanno ridotto l’impatto dello stress nella sfera sociale e coniugale. Inoltre mostravano una maggiore elaborazione della propria infertilità e del progetto genitoriale. Al contrario le donne cui era stata somministrata la fluoxetina non mostravano cambiamenti significativi in nessuna delle scale del FPI.
La CBT dunque si è mostrata più efficace nel ridurre lo stress provocato dall’infertilità rispetto al farmaco. Questi risultati sono in linea con quelli di altri studi in cui si mostra come la psicoterapia cognitiva sia in grado di ridurre i sintomi fisici e psicologici di ansia e depressione. Inoltre è stato evidenziato come il sostegno sociale e l’armonia di coppia siano risorse necessarie per avere una minore percezione dello stress e una maggiore percezione di efficacia.
E’ stato ampiamente dimostrato come la psicoterapia cognitivo comportamentale sia un approccio efficace nel trattamento dell’Infertility stress, sia come trattamento di coppia sia come trattamento individuale per la donna.
L’approccio cognitivo comportamentale risulta indicato per le coppie che si trovano a dover fronteggiare l’infertilità in quanto approccio globale con tecniche capaci di identificare e ristrutturare pensieri automatici e/o credenze irrazionali, in modo da approfondire e lavorare sulle cognizioni, rappresentazioni e valutazioni che i membri della coppia fanno circa la propria situazione.
Inoltre, tramite una terapia cognitivo comportamentale, ci si pone l’obiettivo di incrementare le abilità di problem solving e attraverso un training di comunicazione ed assertività si possono offrire nuovi strumenti per le coppie in difficoltà.
In pratica un intervento psicoterapico, come quello cognitivo-comportamentale, mirato e strutturato può incidere sul costo emotivo e sociale dell’infertilità e la presa in carico del paziente infertile non può prescindere da un’indagine e un intervento psicologico.
La direzione della clinica e della ricerca è quella di strutturare degli interventi al fine non solo di trattare e ridurre, ma anche di prevenire l’incidenza dello stress legato all’infertilità.