Il Pronto Soccorso Psicologico per le vittime della strada e i loro familiari: Il progetto ANIA CARES
Una lunga scia di sangue e dolore sembra macchiare ogni giorno le strade delle nostre città. Non passano settimane senza che la cronaca cittadina ci ponga innanzi l’ennesima tragedia della strada.
Donne, uomini, ragazzi, bambini accomunati dal medesimo destino: vedere spezzata la loro vita sull’asfalto. Una disattenzione, un errore, un boato. La vita che non è più la stessa nel giro di pochi minuti. Sia per la vittima che per i familiari.
I dati ISTAT parlano chiaro. Nel 2015 sono cresciuti gli incidenti stradali in Italia, con un aumento delle morti. Sono 3.419 le vittime e 246.050 i feriti. Confrontando i dati con gli anni precedenti, i decessi sono tornati ad aumentare per la prima volta dopo 15 anni, risultando 38 in più rispetto al 2014.
Numeri significativi che non possono lasciare indifferenti sia in termini di sicurezza stradale sia rispetto al forte impatto emotivo che gli incidenti stradali creano su tutti coloro che ne sono coinvolti.
Ai danni fisici, infatti, molto spesso si accompagnano conseguenze psicologiche che cambiano per sempre la vita delle persone. Niente di tutto quello conosciuto e vissuto sino a quel momento infatti rimarrà lo stesso.
Gli incidenti stradali aumentano il rischio di lutto complicato
La perdita di una persona cara rappresenta una dimensione ineliminabile dell’esistenza umana.
A seguito della morte di una persona alla quale si è profondamente legati si attiva il lutto, vale a dire una risposta fisiologica caratterizzata da una successione di reazioni psicologiche, comportamentali, sociali e fisiche.
Nella maggior parte dei casi tale risposta esita nella crescente accettazione della morte e nel graduale ripristino della capacità di reinvestire in nuovi interessi, attività e relazioni. In taluni casi, invece, emerge una risposta patologica di lutto in cui si verifica una mancata progressione verso la risoluzione, con conseguente difficoltà a riconoscere l’irreversibilità della perdita.
In queste situazioni gli individui vanno incontro a una vera e propria distruzione della propria percezione del mondo e di quanto esso sia prevedibile e controllabile, con conseguenti sentimenti di paura, confusione e disperazione. La fase del lutto può essere così accompagnata da un’estenuante formulazione di ipotesi, quasi alla ricerca di qualcosa che possa riavvolgere il nastro annullando quanto occorso.
In questo modo oltre alla persona amata sarebbe recuperato il senso di controllo e di padronanza sulla nostra vita. “Se soltanto non avessi permesso a mio figlio di prendere il motorino, ora sarebbe ancora vivo”. Un pensiero del genere porta sì a un senso di responsabilità per la morte del figlio con conseguente autorimprovero. Allo stesso tempo però tenta di ripristinare l’illusione del controllo sovvertendo un sentimento di impotenza che rende la sequenza di eventi intollerabile.
Il caso degli incidenti stradali mortali, o con lesioni gravi, è classificato a maggior rischio di lutto complicato e Disturbo da Stress Post-Traumatico per i familiari perché i decessi presentano delle caratteristiche peculiari che li differenziano dalle morti naturali o per malattia.
Si tratta di morti inattese, perché tendono ad accadere perlopiù in modo improvviso e inaspettato, senza un qualche avvertimento, non consentendo ai familiari alcun tempo per prepararsi alla tragica notizia o per dare l’addio al loro caro, a differenza di quando una morte sia conseguente a una malattia.
Sono morti premature, perché spesso riguardano persone che muoiono in modo precoce e innaturale. Dal momento che gli incidenti stradali sono la principale causa di morte per la maggior parte dei giovani sono soprattutto i genitori che possono essere colpiti dalla perdita, una perdita che va a minare una progettualità che avevano immaginato e costruito.
Sono morti evitabili, perché essendo la diretta conseguenza di un comportamento negligente o imprudente alla guida da parte di un’altra persona può bloccare o comunque rendere più complicato il processo fisiologico di cicatrizzazione della ferita conseguente al lutto, in quanto poteva essere evitato.
Infine sono morti violente, perché possono dar luogo a effetti mutilanti sul corpo delle vittime tali da generare ricordi intrusivi di quella visualizzazione, dopo che i familiari hanno avuto un contatto con la vittima.
La ricerca scientifica ha indicato che il recupero di un senso di sicurezza per i familiari delle vittime di un incidente stradale riduce progressivamente gli effetti psicologici negativi dell’impatto dell’evento e limita il rischio di sviluppare una sintomatologia post-traumatica nei mesi successivi.
La formazione, l’esperienza e la modalità di comunicazione sono variabili fondamentali per il processo di elaborazione del lutto e per il benessere emotivo dei destinatari. I familiari ricorderanno sempre la modalità con la quale hanno ricevuto questa terribile notizia. Farlo in modo rispettoso, comprensivo, empatico può diminuire l’impatto della gravità dell’accaduto sulle reazioni dei familiari e sul loro successivo adattamento e permettere l’inizio del processo d’integrazione.
L’intervento di supporto dovrebbe concentrarsi anche su un ritorno alla calma degli individui coinvolti dall’evento. L’aumento delle risposte emotive in seguito all’evento è da considerarsi infatti una reazione normale di persone normali dinanzi a un evento anormale, adattiva in risposta a un evento che minaccia l’esistenza e l’integrità di un individuo. Tuttavia questa attivazione emotiva può permanere fino a interferire con il normale funzionamento di un individuo.
Gli interventi psicologici di emergenza dunque non mettono al centro dell’attenzione una patologia da curare, ma una normalità da preservare e valorizzare anche in situazioni estreme.
Il supporto psicologico alle vittime della strada: ANIA CARES
Ania Cares è un progetto unico nel suo genere a livello internazionale, sviluppato dalla Fondazione Ania in collaborazione con la Facoltà di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma e la Polizia Stradale, e si propone di offrire una rete di assistenza psicologica qualificata per superare le spesso gravi conseguenze psicologiche dovute ai danni fisici permanenti o alla perdita di una persona cara.
Il progetto, della durata di tre anni, intende rappresentare un punto di riferimento di sostegno psicologico nel territorio nazionale per le vittime di incidenti stradali e per i loro familiari. Grazie alla consulenza di esperti, è stato sviluppato il primo protocollo specialistico a livello mondiale di “pronto soccorso psicologico” per il trattamento del trauma psicologico dovuto a un incidente stradale e di sostegno alle vittime e ai loro familiari.
Il progetto, operativo nella prima fase a Milano, Roma, Campobasso e Firenze, entra nel vivo proprio in questa settimana con l’inizio del corso di formazione in Pronto Soccorso Psicologico per un gruppo di psicologi selezionati nelle quattro città pilota.
Nei prossimi mesi sarà disponibile un numero verde collegato ad una rete di psicologi a livello nazionale, reperibili 24 ore su 24, che forniranno una rete di assistenza per il trauma psicologico dovuto ad un incidente stradale e di sostegno alle vittime stesse e ai loro familiari.
ANIA Cares dunque rappresenta un approccio di prevenzione secondaria per le vittime della strada che abbia la funzione di mitigare lo stress acuto derivante dal coinvolgimento diretto in un evento avverso, rispondendo ai bisogni delle vittime e dei loro familiari e promuovendone il funzionamento adattivo, la percezione di sicurezza e un progressivo ritorno alla quotidianità.
Bibliografia:
Lori, G., & Battagli, F. (2013). La comunicazione del decesso ai familiari delle vittime. Cerchioblu, Firenze.
Pietrantoni, L., Prati, G., & Palestini, L. (2008). Il primo soccorso psicologico nella maxi-emergenza e nei disastri. Un manuale operativo. Clueb.