L’urbanizzazione è progredita ad un ritmo rapidissimo nell’ultimo secolo, e oltre la metà della popolazione mondiale vive ad oggi in aree urbane e si calcola che entro il 2050 questa percentuale supererà il 70%.
Ovviamente questa tendenza ha fatto sì che fossimo sempre meno esposti ad ambienti naturali e alcuni studi fanno coincidere l’urbanizzazione con un aumento della prevalenza di problematiche psicologiche.
La psicologia ambientale, nata negli anni ’70, ha canalizzato l’attenzione di ricercatori dei più svariati ambiti, interessatisi sempre più al rapporto dell’individuo con l’ambiente naturale o artificiale in cui viene a trovarsi, e le variabili che li influenzano.
Una grande varietà di studi suggerisce che l’esposizione ad ambienti naturali possa avere un impatto positivo su varie funzioni psicologiche, portando beneficio a vari aspetti.
Alcune ricerche hanno dimostrato, postulando poi diverse teorie, che il contatto con la natura abbia effetti sulla riduzione dello stress, facendo decrescere ansia, rimuginio e umore depresso, oltre ad aumentare alcune funzioni cognitive. In due recenti studi sono stati analizzati gli effetti della permanenza durante una passeggiata in ambienti naturali e in ambienti urbani.
Nel primo di questi studi, seguendo i risultati di precedenti ricerche, si ipotizzava che i soggetti esposti ad una passeggiata in mezzo alla natura avessero effetti emotivi e cognitivi diversi rispetto a quelli esposti allo stesso tempo di passeggiata in strade cittadine.
I risultati emersi da questo studio confermano che in coloro che avevano passeggiato in ambienti ricchi di verde, lontano quindi da edifici e strade, risultavano diminuiti l’ansia, il rimuginio e i sentimenti negativi, misurati con questionari specifici pre e post passeggiata.
Anche le funzioni cognitive, relative a memoria di lavoro, attenzione e problem solving, risultavano migliorate rispetto alla condizione preliminare e rispetto al campione sottoposto alla passeggiata urbana.
In un altro recente studio due campioni sono stati rispettivamente esposti ad immagini di ambienti naturali e ambienti artificiali, ipotizzando che la diminuzione dell’arousal indotta dall’ambiente naturale potesse avere effetti sulla percezione del tempo.
Quest’ultimo aspetto sembra avere delle importanti implicazioni sui comportamenti impulsivi, e questa seconda ricerca ha evidenziato come l’esposizione a immagini naturali diminuisse i comportamenti impulsivi avendo influenzato la percezione del tempo.
Dal punto di vista evoluzionistico gli ambienti naturali rappresentano una matrice visuale istintivamente familiare, oltre a indurre una valutazione cognitiva, culturalmente mediata, di ricordi piacevoli legati ad attività all’aperto.
L’ambiente all’interno del quale decidiamo di muoverci, quindi, può influenzare largamente le nostre emozioni e i nostri pensieri, fornendoci, all’occorrenza, un ulteriore strumento di gestione del nostro sentire.
Riferimenti bibliografici
- Gregory N. Bratman, Gretchen C. Daily, Benjamin J. Levy & James J. Gross (2015). The benefits of nature experience: Improved affect and cognition. Landscape and Urban Planning, Vol. 138, 41–50.
- Meredith S. Berry, Meredith A. Repke, Norma P. Nickerson, Lucian G. Conway, Amy L. Odum, & Kerry E. Jordan (2015) Making Time for Nature: Visual Exposure to Natural Environments Lengthens Subjective Time Perception and Reduces Impulsivity. PLOS ONE|DOI:10.1371/journal.pone.0141030