La ricerca del termine Fatorexia sulle principali banche dati scientifiche, come PubMed, non fornisce alcun risultato in quanto il disturbo non è stato ancora riconosciuto dalla comunità scientifica.
Ma cosa si intende con il termine Fatorexia?
Nel 2010 Sara J. Bird ha pubblicato il libro “What do you see when you look in the mirror” dove descrive la tendenza a sottostimare le proprie dimensioni corporee nelle persone in sovrappeso o con obesità.
L’autrice sostiene che le persone in sovrappeso o obese affette da Fatorexia non riescano o non vogliano riconoscere la loro condizione di sovrappeso o obesità.
Tuttavia, già nel 1992, Jaime Brugos un nutrizionista spagnolo, in una sua pubblicazione utilizzò il termine Megarexia per descrivere il mancato riconoscimento della condizione di sovrappeso nei soggetti affetti da obesità. Il termine ha avuto eco nel mondo ispanico, ma è stato spesso confuso con la parola Bigoressia.
I soggetti con Fatorexia sembrano soffrire di disturbi dell’immagine corporea, poiché la percezione del proprio corpo è distorta. A differenza dell’Anoressia Nervosa dove la tendenza è quella di sovrastimare le proprie dimensioni corporea, le persone con Fatorexia si vedono con un peso sano o “solo un po’” in sovrappeso.
Inoltre, mentre nel disturbo da dismorfismo corporeo riscontriamo un’eccessiva preoccupazione per l’aspetto fisico, chi soffre di Fatorexia non mostra alcuna attenzione o preoccupazione per l’aspetto del proprio corpo.
Alcuni autori ipotizzano che questo disturbo potrebbe essere molto diffuso: Seijo,(2016) stima che per ogni persona che soffre di Anoressia Nervosa, ci siano dieci persone che soffrono di Fatorexia.
Quali dati e quali ricerche esistono a supporto di questa distorsione dell’immagine corporea nelle persone in sovrappeso o obese?
I ricercatori hanno utilizzato diversi metodi per valutare la percezione del proprio peso corporeo e delle proprie dimensioni nei soggetti affetti da obesità.
Gregory e colleghi (2008) hanno chiesto ad un ampio campione di soggetti americani se si percepissero come molto sottopeso, leggermente sottopeso, normopeso, leggermente sovrappeso o molto sovrappeso.
I risultati indicano che un terzo dei partecipanti con obesità di Classe II si percepivano solo leggermente sovrappeso.
Nel 2010, Jones et al. hanno chiesto ad un campione di soggetti con obesità di Classe II se si percepissero sottopeso, normopeso, sovrappeso o obesi. La metà di loro si è dichiarata solo in sovrappeso.
Gli studi più recenti
Bjerggaard e colleghi (2015) hanno reclutato un ampio campione di 2082 soggetti che andavano dal sottopeso all’obesità. Solo l’11% dei soggetti con obesità si è classificato come obeso, mentre la maggioranza si è definita in sovrappeso o con un peso nella norma.
In un recente studio, Manzoni et al (2017) ha chiesto di stimare le proprie dimensioni corporee a un gruppo di soggetti con obesità e soggetti in normopeso. Ai partecipanti è stato chiesto di fornire una stima della larghezza e della circonferenza di tre diverse parti del corpo: spalle, vita e fianchi.
Secondo i risultati, i soggetti con obesità hanno sottostimato le proprie dimensioni corporee, in particolare la larghezza delle spalle e la circonferenza della vita. Mentre i soggetti normopeso stimavano accuratamente o sovrastimavano le stesse parti del corpo.
Quali sono le cause di questo disturbo dell’immagine corporea?
In una recente revisione (Granese, V. et al, 2018) si prendono in analisi due possibili teorie che potrebbero spiegare la sottostima delle dimensioni corporee nei soggetti con obesità:
Teoria della normalizzazione visiva
Gli individui con obesità potrebbero pensare che il peso normale sia in direzione del sovrappeso, poiché sono esposti a corpi in sovrappeso nella loro famiglia e nelle reti sociali.
Alcuni autori sostengono che il diffuso aumento di peso nella popolazione abbia comportato una frequente esposizione a pesi corporei più alti, che potrebbe aver alterato la percezione visiva di ciò che costituisce un peso “normale” e ha spostato la soglia visiva oltre la quale una persona viene identificata come sovrappeso (Robinson, 2017).
Tale spiegazione sociale è supportata anche da dati neuroscientifici: se un individuo ha visto molti corpi con BMI elevato, il suo riferimento interno (ovvero ciò che percepisce come dimensione corporea rappresentativa) verrà spostato verso una dimensione corporea più pesante.
Ne consegue che l’incapacità di un individuo di riconoscere la propria obesità può essere causata dal confronto con un punto di riferimento molto più vicino alla dimensione corporea attuale, rispetto a un punto di confronto assoluto (Oldham & Robinson, 2015; Robinson & Kirkham, 2014 ).
Teoria del blocco allocentrico
Secondo la Teoria del Blocco Allocentrico di Riva e colleghi, in alcuni individui la capacità di aggiornare il contenuto della matrice corporea potrebbe essere compromessa. Potrebbero essere bloccati in una memoria allocentrica (dall’esterno) del corpo che non viene più aggiornata da rappresentazioni egocentriche contrastanti guidate da percezione.
Nel caso delle persone affette da Fatorexia, anche se percepiscono segnali sensoriali egocentrici relativi al proprio corpo in sovrappeso, queste informazioni non aggiornano la memoria corporea allocentrica.
Ne consegue che questi individui non riconoscono la propria condizione come problematica e di conseguenza sottovalutano le proprie dimensioni corporee.
Che danni provoca la Fatorexia?
L’OMS riferisce che tra il 1975 e il 2016, la prevalenza dell’obesità è quasi triplicata a livello mondiale tanto da parlare di crisi globale. All’obesità sono associate numerose patologie e complicazioni mediche.
I dati delle ricerche ad oggi disponibili, evidenziano un’evidente sottostima delle dimensioni corporee nei soggetti con obesità. Tale sottovalutazione è dannosa poiché la mancata identificazione dell’obesità rappresenta un ostacolo al trattamento: se non si riconosce di essere in sovrappeso o obesi, non si cercherà l’aiuto da parte dei professionisti sanitari.
Sicuramente saranno necessarie ulteriori indagini sulla Fatorexia: è indispensabile definire meglio le caratteristiche cliniche di quei soggetti con obesità che non riconoscono la loro condizione e identificare e impostare un trattamento efficace.
Bibliografia
- Granese, V., Pietrabissa, G., & Mauro Manzoni, G. (2018). Do subjects with obesity understimate their body size? A Narrative review of estimation methods and explaining theories.