Erotomania
L’erotomania consiste nella forte convinzione che qualcuno (anche un estraneo), sia innamorato di noi. Sebbene l’erotomania colpisca soprattutto le donne, anche gli uomini possono sperimentarla, talvolta arrivando a sviluppare comportamenti insistenti o addirittura pericolosi.
Non sono infrequenti i casi di vittime di stalking (seguite, tempestate di messaggi, che hanno subito violazioni del loro domicilio…) da parte di persone che credevano di avere un legame segreto con loro.
Erotomania: un delirio di grandezza?
In termini di modelli cognitivi, si ritiene che l’erotomania abbia la natura di un delirio di grandiosità: se qualcuno – soprattutto qualcuno importante, famoso o una figura autoritaria – è innamorato di noi, questo ci rende in qualche modo “speciali” (Isham; 2021).
Knowles e colleghi (2011) hanno proposto che i deliri di grandiosità possano essere spiegati da uno dei seguenti due modelli:
- Il primo, di Freeman et al. (1998), parla del delirio come difesa, per cui la persona svilupperebbe un delirio per contrastare una situazione negativa in cui si trova e per proteggere la propria autostima da sentimenti di indegnità e solitudine.
- Il secondo suggerisce che questi deliri tendono a svilupparsi in coloro che hanno già una visione elevata di sé stessi (Smith et al. 2005).
Nel caso dell’erotomania, dato il profilo tipico di coloro che tendono a sviluppare tali deliri (single, soli, timidi), sembra che il primo modello (delirio come difesa) sia più adatto.
Inoltre, non vi è necessariamente un tentativo di raggiungere uno status sociale più elevato o un bisogno di potere (come in coloro che credono di essere migliori degli altri) dato che la convinzione è spesso tenuta segreta (Lecomte, Francoeur & Cloutier, 2024).
Buone prassi per il trattamento (e per la convivenza)
Non è una buona idea “prendere di mira” (contrastare, negare, giudicare come errati o “assurdi” …) i deliri erotomanici, né in terapia né nello spazio della relazione in generale.
In effetti, in terapia è più utile esplorare la percezione di autostima della persona e capire se la sua vita (relazione segreta a parte) sia soddisfacente oppure no.
Obiettivi specifici come trovare un lavoro appagante o sviluppare amicizie che possano portare la persona a sentirsi orgogliosa, apprezzata dagli altri e supportata, hanno un impatto più diretto sui pensieri deliranti rispetto all’affrontare frontalmente la convinzione.
Quando le cose iniziano a migliorare e la persona si sente desiderata da qualcuno che è effettivamente interessato a lei, l’illusione a volte può scomparire all’istante (Lecomte, Francoeur & Cloutier, 2024).
I deliri di aggressività sessuale
Si riscontrano due tipi di deliri relativi all’aggressione sessuale:
- La convinzione erronea di aver subito abusi sessuali (forma più frequente);
- La convinzione erronea di aver personalmente abusato di altri.
Per quanto riguarda il primo caso, la persona può accusare un membro della famiglia, un vicino o il personale ospedaliero (ad esempio) di aver abusato sessualmente di lei.
Altre volte l’abuso viene riferito come accaduto durante l’infanzia o all’interno di una storia delirante e allucinatoria. Questo tipo di convinzione è considerata delirio quando è troppo complessa per sembrare realistica.
Sappiamo, grazie a studi retrospettivi e prospettici (Bourgeois et al. 2020) e metanalisi (Bailey et al. 2018; Varese et al. 2012) che i traumi infantili, compresi i traumi da abuso sessuale, sono abbastanza frequenti nelle persone che sviluppano sintomi psicotici, in particolare deliri e allucinazioni a tema sessuale (Blom & Mangoenkarso 2018).
La figura che segue traduce il modello proposto da Beck e Van der Kolk (1987) che suggerisce che il disturbo post traumatico derivante da abuso sessuale in infanzia possa esitare in una sovrastimolazione emotiva. Questa a sua volta determina la disorganizzazione dei processi di pensiero.
Quando successivamente la persona si confronta con stimoli sessuali (tipicamente in adolescenza), ciò può innescare un elevatissimo livello di arousal: la persona (dis-regolata e pervasa da pensieri inerenti il sesso) può sviluppare un delirio a tema sessuale.
La terapia cognitivo comportamentale
Gli esperti del settore suggeriscono fortemente che la CBT per i pazienti psicotici (CBTp) sia integrata con interventi focalizzati sul trauma (rielaborazione esperienziale, esposizione…) che permettano alla persona di rivisitare il trauma psicologico, descriverlo ed imparare a parlarne senza essere sopraffatta dai sintomi e dalle emozioni difficili (Keen et al. 2017).
Detto ciò, questi pazienti chiamano in causa un’altra affatto semplice possibilità, ovvero il caso di coloro che sperimentano un dolore reale e credono fortemente di aver subito abusi ma la cui storia non può essere verificata o ricordata.
Questi pazienti potrebbero ingiustamente (o meno) accusare qualcuno di essere il loro aggressore, creando tensione e allontanamento sociale dai servizi, dai familiari, dai medici, etc. In questi casi una sola cosa è certa: l’assenza di fatti non porterà la persona a dubitare della correttezza delle proprie convinzioni.
Nella CBTp, suggeriscono Lecomte, Francoeur & Cloutier (2024), “quando non si possono verificare i fatti, miriamo allora a ridurre il disagio. Ad esempio, cercando di aiutare i pazienti a rendersi conto che possono sopravvivere al loro dolore. A comprendere che andare in tribunale o accusare ufficialmente qualcuno senza prove sufficienti non porterà a nulla. Anche se non possiamo permetterci “il lusso” di rivisitare l’evento traumatico reale, possiamo parlare del dolore e di come esso influisca sui pazienti nella loro vita quotidiana. (…)
È quindi possibile iniziare ad esplorare strategie di regolazione delle emozioni, o impiegare le metafore, come quelle usate nella terapia di accettazione e impegno (ACT; Hayes et al. 1999)” (p.231). In poche parole: quando lavoriamo con pazienti con deliri di aggressione sessuale, non si tratta di stabilire se la convinzione sia collegata a qualcosa di reale o meno, si tratta di affrontare il dolore legato alla convinzione che c’è.
La convinzione di aver abusato qualcuno
Un altro delirio di aggressione sessuale che abbiamo citato è quello per il quale si crede erroneamente di aver abusato degli altri.
Come nella maggior parte dei casi che coinvolgono deliri di abuso sessuale, è fondamentale prendere in considerazione la possibilità che la persona potrebbe aver subito abusi sessuali in infanzia (Glasser et al. 2001; Shulman e Horne 2006). Se è così, il trattamento sarà simile a quello descritto in precedenza.
Tuttavia, è possibile anche che la persona non abbia mai subito abusi sessuali, né abbia mai abusato in altro modo.
Un caso clinico
Nella riflessione che presentano Lecomte, Francoeur & Cloutier (2024) troviamo una risposta grazie alla presentazione di un caso clinico. Questo paziente, indipendentemente dal numero di volte in cui le sue presunte vittime hanno affermato che fosse innocente, credeva ancora di essere stato sessualmente abusante. Nella concettualizzazione ricostruita dagli autori leggiamo che questo signore, dopo aver visionato materiale pornografico, aveva immaginato di fare alcune delle cose che aveva visto con alcune donne che lo circondavano (due familiari). Questo mix di immagini sessuali, desiderio e senso di colpa/vergogna avrebbe creato grande angoscia e sarebbe diventato una convinzione delirante (di aggressività sessuale).
Gli autori descrivono alcuni modi in cui hanno provato a lavorare con questo paziente enormemente sofferente – vengono di seguito riassunti:
- Concentrarsi sulle emozioni centrali espresse, in questo caso la vergogna e il senso di colpa; chiedere se lui si sente allo stesso modo dopo aver visto materiale pornografico. Discutere sulla pornografia, su cosa gli piace e cosa no. Esplorare le immagini che rimangono nella sua mente o meno dopo aver guardato la pornografia e a cercare di vedere come si sente riguardo a queste immagini (ad esempio, disturbato, eccitato, pieno di vergogna…).
- Suggerire che la pornografia e la convinzione di aver molestato sessualmente due donne (peraltro familiari) potrebbero essere collegate a queste emozioni (“potrebbe esserci un collegamento tra la pornografia, la presenza mentale di quelle immagini e il credere di essere un molestatore sessuale?).
- Parlare apertamente della sessualità, chiedere come è stata la sua vita sessuale in passato e recentemente. Normalizzare i bisogni e i desideri sessuali, aiutando il paziente ad aprirsi riguardo ai suoi bisogni e al suo uso della pornografia.
- Discutere le possibili difficoltà nell’incontrare donne e nel fare sesso con qualcuno. Chiedere al paziente: “se avesse una ragazza, come immaginerebbe il sesso? Sarebbe come nella pornografia o diverso?”. Se il paziente ammettesse di fantasticare sul sesso forzato, allora esplorare come questi pensieri lo fanno sentire, anche se non mette in atto alcun comportamento reale.
- Offrire psicoeducazione su come le persone possano avere fantasie sessuali senza che queste si traducano in atti reali. Discutere se possa essere considerato normale avere una fantasia “deviante”.
Come si capisce, l’idea generale è aiutare il paziente a regolare la colpa per i desideri sessuali e la vergogna nel guardare la pornografia/vivere la sua sessualità, non certo nel confutare direttamente la credenza erronea.
In conclusione
I deliri a tema romantico o sessuale non sono quello che sembrano: potrebbero mascherare un delirio di grandiosità, suggerire un trauma infantile, di natura sessuale o meno.
Il punto è mantenere una mente aperta ed esplorare il significato dietro la convinzione mentre si tenta di cogliere dove si trova la profonda sofferenza del paziente perché quando c’è un delirio, sessuale o di altro tipo, c’è sempre qualche forma di sofferenza profonda.
La terapia CBTp mira ad aiutare i pazienti a diminuire, affrontandolo, questo disagio per ottenere una vita più soddisfacente e appagante.
Bibliografia
- Unger, R. (2024). Decoding delusions: a clinician’s guide to working with delusions and other extreme beliefs: edited by Kate V. Hardy and Douglas Turkington, Washington, DC, American Psychiatric Association Publishing.
- Bailey, T., Alvarez-Jimenez, M., Garcia-Sanchez, A.M. (2018) Childhood trauma is associated with severity of hallucinations and delusions in psychotic disorders: a systematic review and meta-analysis. Schizophrenia Bulletin 44(5):1111–1122.
- Beck, J.C., Van der Kolk, B. (1987) Reports of childhood incest and current behavior of chronically hospitalized psychotic women. American Journal of Psychiatry 144:1474–1476.
- Blom, J.D., Mangoenkarso, E. (2018) Sexual hallucinations in schizophrenia spectrum disorders and their relation with childhood trauma. Frontiers in Psychiatry 9:193.
- Bourgeois, C., Lecomte, T., McDuff, P., Daigneault, I. (2020) Child sexual abuse and age at onset of psychotic disorders: a matched-cohort study. The Canadian Journal of Psychiatry 66:569– 576.
- Glasser, M., Kolvin, I., Campbell, D. (2001) Cycle of child sexual abuse: links between being a victim and becoming a perpetrator. The British Journal of Psychiatry 179:482–494.
- Hardy, A., Emsley, R., Freeman, D. (2016) Psychological mechanisms mediating effects between trauma and psychotic symptoms: the role of affect regulation, intrusive trauma memory, beliefs, and depression. Schizophrenia Bulletin 42(Suppl 1):S34–S43.
- Keen, N., Hunter, E.C.M., Peters, E. (2017) Integrated trauma-focused cognitive-behavioural therapy for post-traumatic stress and psychotic symptoms: a case-series study us- ing imaginal reprocessing strategies. Frontiers in Psychiatry 8:92.
- Tai, S., Turkington, D. (2009) The evolution of cognitive behavior therapy for schizophrenia: current practice and recent developments. Schizophrenia Bulletin 35(5):865–873.