Quando si parla di Disturbo Ossessivo Compulsivo la nostra mentre spesso si focalizza su immagini di persone intente a controllare mille volte la corretta chiusura di porte di casa o finestre, individui che passano ore ed ore a lavare accuratamente mani, oggetti o indumenti, uomini e donne assorbiti in strani conteggi o bizzarri movimenti ritualistici di tipo scaramantico. Raramente però si associa la patologia ossessiva alla persona assorta in dubbi e rimuginii sul proprio partner o sulla relazione.
La maggior parte di noi infatti considera tali dubbi come “normali” ed indicatori di un reale disagio della persona in quella determinata relazione intima.
Facciamo subito chiarezza: tutti i contenuti delle ossessioni sono assolutamente gli stessi di comuni pensieri/dubbi che gli individui in normalità sperimentano nella quotidianità. A chi non è mai capitato di aver pensato “Ma avrò chiuso il gas?” dopo essere uscito di casa oppure di essersi domandato “Sono ancora innamorato della mia compagna?” in un momento particolare della vita di coppia.
Ciò che differenzia la persona col DOC dagli altri è la visione catastrofica di questi pensieri e l’incapacità di tollerare il dubbio: ne seguono reazioni di ansia intensa che deve essere sedata con rituali, controlli o richieste di rassicurazione.
Si identifica il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione (Relationship Obsessive Compulsive Disorder, ROCD) quando i dubbi e le preoccupazioni ossessive sono centrati sull’ambito delle relazioni intime (amici, parenti, partners, ecc.).
Negli ultimi anni una crescente mole di ricerche (es., Doron et al., 2012a; Doron et al., 2012b) si è rivolta al ROCD all’interno dei rapporti sentimentali; in questo caso i dubbi possono rivolgersi sia ai sentimenti reciproci (es., “Lo amo o no?”, “Non sono certo di quello che il/la mio/a partner prova per me”) sia alla relazione in sé (es., “Questo rapporto sarà giusto per me?”) sia alle caratteristiche del partner (“E se avessi bisogno di una donna più matura…?”). I comportamenti compulsivi che ne seguono includono controlli ripetuti dei propri pensieri o sentimenti, confronti continui del partner con altri uomini /donne, richieste di rassicurazioni a terzi rispetto alle proprie paure.
Nei modelli teorico-metodologici di stampo cognitivo-comportamentale un ruolo centrale per lo sviluppo ed il mantenimento del Disturbo Ossessivo – Compulsivo è occupato dalle distorsioni cognitive.
Sono credenze disfunzionali (o bias) quali la sovrastima del pericolo, il perfezionismo, l’intolleranza dell’incertezza, l’importanza dei pensieri e del loro controllo e, infine, la responsabilità eccessiva che aumentano la probabilità dell’interpretazione catastrofica dei dubbi che – come dicevamo prima – sono invece assolutamente comuni nell’esperienza umana (Clark et al., 2014; Radomsky et al., 2014; Storch et al., 2008).
Tali distorsioni cognitive sembrano avere un ruolo anche nella fenomenologia del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione: per esempio, la sovrastima del pericolo può indurre l’individuo a trarre conclusioni riguardo ai propri sentimenti (es. “Se oggi non ho mai avuto voglia di chiamarlo forse allora non lo amo”) o aggravare le conseguenze di certe caratteristiche del partner (es. “Il fatto che non abbia un lavoro stabile non gli permetterà di avere una famiglia con me”).
Da un punto di vista empirico tuttavia le moderate associazioni tra i sintomi del ROCD e le credenze disfunzionali tipiche del DOC, hanno spinto i ricercatori ad indagare il peso di distorsioni cognitive specifiche (dette credenze maladattive associate alla relazione) (Doron et al., 2014).
In particolare, oggi sappiamo che le credenze più coinvolte nel ROCD sono: a) le credenze relative alle conseguenze negative dell’avere una relazione sbagliata (es., “Per me vivere una relazione sentimentale imperfetta è come tradire me stesso”); b) le credenze relative agli scenari negativi del restare da soli (es., “Rimanere senza un partner causerebbe un gran dolore sia a me che a tutti quelli intorno a me”) e c) le credenze rispetto alle conseguenze negative della separazione dal partner (es., “Sono convinto che rompere la relazione col mio partner causerebbe danni irreparabili a entrambi”).
Tuttavia la maggior parte degli studi rivolti alle credenze disfunzionali associate al Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione è stato svolto su campioni non clinici e solo recentemente le ricerche hanno coinvolto gruppi di pazienti così da poter indagare più specificatamente il peso predittivo di certi costrutti rispetto ai sintomi (es., credenze disfunzionali, perfezionismo).
In questo filone si colloca un recentissimo studio condotto in Italia (Bulli et al., in preparazione) su un campione clinico di 124 soggetti con diagnosi di Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione che riportavano preoccupazioni ossessive (e relative compulsioni) rivolte sia ai sentimenti all’interno del rapporto sia alle caratteristiche del partner (aspetto fisico, moralità, socievolezza, intelligenza, competenza, stabilità emotiva).
Dai risultati è emerso che i soggetti ossessivi che si preoccupano dei propri o altrui sentimenti all’interno del rapporto sono quelli più perfezionisti ma anche quelli che – se pur più moderatamente (ma significativamente) – presentano le distorsioni cognitive tipiche sia del DOC in generale sia specifiche del ROCD.
I pazienti con preoccupazioni ossessive per le caratteristiche del partner presentavano molto le credenze disfunzionali tipiche del ROCD (soprattutto quelle relative alle conseguenze negative dell’essere nella relazione “sbagliata”) e tendevano anche, pur moderatamente, a presentare tratti perfezionsitici e bias cognitivi tipici dell’OCD (sovrastima del pericolo, intolleranza dell’incertezza, importanza dei pensieri e del loro controllo, responsabilità eccessiva).
Ma gli esiti più interessanti di questa ricerca italiana riguardano proprio lo studio dei predittori dei sintomi ROCD: tra i soggetti con ossessioni associate ai sentimenti provati o al rapporto stesso, i costrutti che predicono significativamente i sintomi sono risultati il perfezionsimo (soprattutto nella componente del timore dell’errore) e le distorsioni cognitive sulle conseguenze catastrofiche dell’essere nella relazione sbagliata.
Questa ultima variabile è emersa come unico predittore di rilievo per i sintomi ROCD associati ai dubbi sulle caratteristiche del partner. In conclusione, sembra che l’essere tendenzialmente perfezionista e l’avere preoccupazioni catastrofiche di essere intrappolati “per sempre” nella frustrazione di una relazione insoddisfacente siano gli elementi principali che predispongono un individuo a poter sviluppare veri e propri sintomi ossessivo-compulsivi rivolti alla relazione, pur tenendo in considerazione altre variabili molto influenti nella psicopatologia generale quali ansia e depressione.
Bibliografia essenziale
Bulli et al., in preparation. The cognitive predictors of Relationship Obsessive-Compulsive Disorder.
Doron et al. (2012a). Tainted love: exploring relationship-centered obsessive-compulsive symptoms in two non-clinical cohorts. Journal of Obsessive-Compulsive and Related Disorders, 16-24.
Doron et al., (2012b). Flaws and all: exploring partner focused obsessive-compulsive symptoms. Journal of Obsessive-Compulsive and Related Disorders, 234-243.