L’insoddisfazione per la propria immagine corporea è alla base di alcuni disturbi clinici, in particolare del Disturbo di Dismorfismo Corporeo (conosciuto anche come Dismorfofobia).
Nella versione più recente del Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Mentali tale disturbo è stato inserito all’interno dello spettro dei Disturbi Ossessivo-Compulsivi. Condivide infatti con questi ultimi alcune caratteristiche di funzionamento.
Infatti i criteri per diagnosticare il Disturbo di Dismorfismo Corporeo sono identificati con:
- preoccupazioni eccessive per uno o più difetti/imperfezioni nell’aspetto fisico
- messa in atto di comportamenti ripetitivi o azioni mentali in risposta alla preoccupazione
- forte compromissione del funzionamento quotidiano
Negli ultimi decenni, la diffusione del Dismorfismo Corporeo ha raggiunto un’incidenza del 2,5% nella popolazione generale e del 7-15% delle persone che afferiscono a strutture per trattamenti dermatologici/cosmetici o chirurgia plastica.
Tuttavia, la reale prevalenza potrebbe essere molto più alta. Ciò a causa di una tendenza generalizzata alla sottodiagnosi di tale disturbo. E, soprattutto, alla mancata ricerca di un aiuto psicologico da parte dei diretti interessati.
I sintomi del dismorfismo corporeo
Come già detto, le persone che soffrono di Disturbo di Dismorfismo Corporeo considerano molto preoccupanti uno o più difetti o imperfezioni nell’aspetto fisico. Spesso quindi l’intervento richiesto è specificatamente sul difetto.
Anche quando la persona è consapevole dell’irragionevolezza della propria ostinazione estetica spesso si frappongono alla richiesta di aiuto psicologico sentimenti di vergogna per il proprio atteggiamento e per le implicazioni pratiche nella vita quotidiana
L’attenzione all’immagine corporea rimane uno dei nuclei di questo invalidante disturbo.
L’immagine corporea
L’immagine corporea è la rappresentazione soggettiva e consapevole del proprio corpo, generata al livello riflessivo con l’apporto di informazioni che derivano dai canali sensoriali.
Viene influenzata da diversi fattori, come l’ambiente di sviluppo, il gruppo di pari e i media. Negli ultimi decenni l’impatto di quest’ultimo fattore è cresciuto esponenzialmente con l’arrivo dei social media, rendendo sempre fruibile l’accesso a varie piattaforme di condivisione tramite gli smartphone.
Spesso l’insoddisfazione per la propria immagine corporea affiora in adolescenza, periodo di cambiamenti spesso repentini. Proprio in quell’età, attualmente, l’uso dei social media diventa abituale e ricorrente. La ricerca si è dunque interrogata su questa relazione.
Il confronto sociale, unito all’interiorizzazione degli ideali, è uno dei principali meccanismi che partecipano alla percezione dell’immagine corporea. Questi due meccanismi sono strumentali nello sviluppo dell’insoddisfazione corporea.
Gli studi scientifici
Diversi studi hanno dimostrato che gli individui che confrontano il loro aspetto fisico con quello di altri che considerano più attraenti di loro, come modelli o celebrità, hanno maggiori probabilità di essere insoddisfatti della propria immagine corporea.
In uno studio è stato evidenziato che un maggiore utilizzo complessivo di Instagram è stato associato a una maggiore auto-oggettivazione (cioè il percepirsi in funzione unicamente del proprio aspetto fisico). Tale relazione è stata mediata sia dall’interiorizzazione che dal confronto del proprio aspetto con i canoni estetici presenti massivamente sui social media.
La pandemia e l’uso dei social network
Nell’ultimo anno la pandemia ha fatto sì che ci fosse un forte incremento dell’uso dei social, che hanno avuto un ruolo anche molto positivo nel contesto di isolamento con il quale ci siamo trovati a convivere.
Tuttavia, come abbiamo già sottolineato, vari studi confermano che a una maggiore esposizione ad immagini di “altri” ritenuti più attraenti corrisponde una crescente insoddisfazione per la propria immagine.
Inoltre, la costante esposizione, per coloro che hanno dovuto partecipare a riunioni o seguire lezioni dal computer, alla propria immagine presente sullo schermo non ha fatto altro che aumentare l’attenzione selettiva ai dettagli e alle imperfezioni ritenute intollerabili.
In uno studio tedesco di Quittkat e colleghi si analizza l’impatto della pandemia da Covid-19 sulla salute mentale. Un aumento considerevole è stato riscontrato in alcune classi di disturbi sintomatologici: il Disturbo d’Ansia Generalizzato, la Depressione, l’Ansia per la Salute e proprio il Disturbo di Dismorfismo Corporeo.
La ricerca di aiuto
Come sottolineato la richiesta di un aiuto psicologico, nonostante la grande sofferenza, per i pazienti con Dismorfismo Corporeo non è scontata.
Tuttavia la terapia cognitivo-comportamentale, unita ad approcci di terza generazione può fare molto per alleviare tale sofferenza e per riconquistare un funzionamento quotidiano soddisfacente.
Comprendendo innanzitutto la natura del proprio disagio, imparando tramite le tecniche di Terapia Metacognitiva a gestire i pensieri ricorsivi e la focalizzazione attentiva.
Utilizzando tecniche di Acceptance and Commitment Therapy per direzionare i propri valori si può gradualmente affrontare la complessità che il Disturbo di Dismorfismo Coporeo.
Inoltre apprendere strategie di regolazione emotiva, esporsi gradualmente alle situazioni temute e promuovere un atteggiamento compassionevole verso sé stessi (con la Compassion Focused Therapy) facilita la ripresa di una quotidianità più funzionale e soddisfacente per chi soffre di questo invalidante e spesso poco conosciuto disturbo.
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