Che la terapia cognitivo-comportamentale sia efficace per la cura della depressione è ormai cosa nota.
In particolare, un recente studio di Jarret R.B. e coll. pubblicato sulla rivista JAMA Psychiatry (Jarret R.B. April 7, 2014 Cognitive Behavior Therapy News) ha ulteriormente messo in luce come questa sia altrettanto efficace della farmacoterapia con Fluoxetina nel ridurre il rischio di ricadute in pazienti con Disturbo Depressivo Maggiore.
Lo studio ha coinvolto 523 soggetti adulti con diagnosi di Disturbo Depressivo Maggiore e un punteggio maggiore o uguale a 14 alla scala di valutazione della depressione di Hamilton (HAM-D). I soggetti dello studio sono stati reclutati in centri clinici di eccellenza.
I ricercatori hanno utilizzato un protocollo di studio a 3 fasi, con una fase intensiva di 12 settimane in cui tutti i soggetti sono stati sottoposti a terapia cognitivo-comportamentale, una fase sperimentale di 8 mesi in cui tra i soggetti identificati a più alto rischio sono stati selezionati casualmente alcuni da trattare ancora con terapia cognitivo-comportamentale, altri con Fluoxetina ed altri ancora soltanto con placebo, e un’ultima fase sperimentale di 24 mesi per monitorare il follow-up nel tempo.
Durante il periodo di follow-up i soggetti sono stati valutati ogni 4 mesi, senza sottoporli ad alcun trattamento, per un periodo di 32 mesi.
In base all’osservazione longitudinale, si è potuto evidenziare come i trattamenti con terapia cognitivo-comportamentale e con Fluoxetina abbiano tassi di ricaduta quasi uguali.
Sebbene sia necessaria ulteriore ricerca per capire in dettaglio le differenze tra i trattamenti psicofarmacologici e i trattamenti cognitivi per la depressione, i risultati della ricerca in oggetto confermano ancora una volta come la terapia cognitivo-comportamentale sia una valida alternativa alle terapie farmacologiche, non solo in termini di efficacia nel recupero dalla fase acuta depressiva, ma anche in termini di mantenimento dei risultati ottenuti.