Nel disturbo depressivo la recidiva è definita come la comparsa di un nuovo episodio depressivo che si manifesta dopo un prolungato periodo di recupero (6 -12 mesi) con stato di eutimia (umore relativamente normale).
La comparsa di recidiva implica la necessità di un nuovo trattamento terapeutico ed una revisione della storia clinica del paziente. Dalla letteratura emerge che il rischio di recidiva è più probabile se i sintomi non sono completamente risolti con il trattamento terapeutico.
Lo studio condotto da Jordan et al. (Acute and chronic stress exposure predicts 1 years recurrence in adult outpatients with residual depression symptoms following response to treatment), pubblicato nel gennaio 2014 sulla rivista Depression and Anxiety avvalora questa ipotesi.
I ricercatori sostengono infatti che uno dei più forti predittori di recidiva in soggetti che hanno superato la depressione con un trattamento terapeutico sia costituito proprio dalla presenza di alcuni sintomi depressivi residui. Cioè, la presenza sostanziale di sintomi residui è correlata con maggior rischi di ricadute depressive negli individui che si trovino a dover fronteggiare eventi stressanti acuti nella loro vita.
L’obiettivo della ricerca, che ha coinvolto 68 soggetti (di età compresa tra 18 e 60 anni, dei quali 42 femmine) che avevano concluso un trattamento con terapia cognitivo comportamentale, interpersonale o con farmaci antidepressivi per la depressione maggiore, era quello di esaminare come eventi di vita stressanti potessero indurre ricadute in quei soggetti che ancora presentavano sintomi depressivi residui al follow-up.
Ne è emerso che il controllo dei sintomi depressivi al follow-up è molto importante per prevenire eventuali ricadute e recidive anche dopo il superamento della depressione maggiore.