Sta per concludersi il periodo delle festività natalizie. Un periodo certamente intenso e denso di emozioni. Ci viene detto poi che a Natale “si è più buoni”, che è il periodo più bello dell’anno e che quindi bisogna essere felici, ma nella realtà per molte persone non è davvero così.
Ci sono correnti di pensiero, ricerche e studi a volte contrastanti sul fatto che il periodo delle feste natalizie sia correlato all’aumento del malessere, e soprattutto la depressione non dà tregua nemmeno in questo in periodo dell’anno.
E quest’anno, oltre agli aspetti stressanti che riguardano le difficoltà e gli obblighi relazionali che ancora di più possono emergere in questo periodo, anche la crisi economica ha fatto la sua parte.
Un sondaggio pubblicato sull’Indipendent lo scorso dicembre ha concluso che circa un uomo su due del campione di 140 persone intervistate si sente depresso o triste durante il periodo natalizio, anche per l’aumento delle preoccupazioni economiche (che sono certamente associate alle spese per i regali). Altre ricerche evidenziano come a Natale si spenda a volte più di quello che ci si può permettere.
Ma se i problemi dell’umore possono non dare tregua nemmeno nei periodi di “festa”, la ricerca su come fronteggiare la depressione non si ferma. Alla fine del 2014, sull’importante rivista JAMA Psychiatry (Journal of the American Medical Association), sono stati pubblicati i risultati di uno studio che evidenzia come alcuni trattamenti a base di farmaci antinfiammatori possano avere effetti antidepressivi.
Si tratta di una nuova revisione sistematica di studi clinici randomizzati e condotta da un team di ricercatori della Aarhus University in Danimarca e di altri istituti accademici danesi, statunitensi e canadesi.
Gli scienziati hanno analizzato un totale di 14 studi internazionali pubblicati prima del 31 dicembre 2013. In particolare, dieci di questi studi riguardavano l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), sia in monoterapia sia come trattamento aggiuntivo, e quattro gli inibitori delle citochine in monoterapia, per un totale di 6.262 pazienti coinvolti.
Gli obiettivi della meta-analisi sono stati sia lo studio degli effetti antidepressivi delle terapie antinfiammatorie sia la valutazione dei possibili effetti negativi di questi trattamenti in adulti affetti da depressione o con sintomi depressivi.
Le indagini sull’uso concomitante di antidepressivi e agenti antinfiammatori sono oggi di grande interesse pubblico, poiché questi, in particolare i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), sono spesso utilizzati da pazienti trattati con antidepressivi, probabilmente a causa della correlazione tra depressione e dolore.
L’analisi ha preso in esame tutte le evidenze emerse da studi clinici che hanno indagato l’eventuale azione migliorativa di trattamenti antinfiammatori sui sintomi depressivi, indipendentemente dal fatto che il trattamento antinfiammatorio fosse stato usato da solo o come terapia aggiuntiva.
Gli effetti combinati stimati emersi dalla meta-analisi suggeriscono che i FANS riducano i sintomi depressivi rispetto al placebo. Questo effetto è stato osservato negli studi in cui erano coinvolti pazienti adulti affetti da depressione o con singoli sintomi depressivi.
La conclusione della review suggerisce anche che il trattamento con antinfiammatori riduca i sintomi depressivi senza aumento del rischio di effetti avversi. Tuttavia, l’elevato livello di eterogeneità dei campioni presi in esame, il tipo di depressione, la comorbilità somatica e il tipo di trattamento rendono la stima media non certa: secondo gli stessi ricercatori, i risultati dello studio dovrebbero essere interpretati con cautela.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la depressione rappresenta uno dei principali motivi di peggioramento della qualità della vita e nel 2020 sarà la più diffusa al mondo tra le malattie mentali e, in generale, la seconda malattia dopo le patologie cardiovascolari.
Si tratta quindi di un disturbo molto grave, che spinge gli scienziati di tutto il mondo a ricercare costantemente nuovi trattamenti. Negli ultimi anni diverse ricerche hanno avvalorato una correlazione tra depressione e malattie fisiche, quali condizioni dolorose o stati infiammatori nei singoli pazienti.
“La meta-analisi supporta questa correlazione e dimostra anche che i farmaci antinfiammatori, in combinazione con gli antidepressivi, possono avere un effetto sul trattamento della depressione.
Quando combinati, questi farmaci danno un risultato importante che, a lungo termine, aumenta la possibilità di poter fornire al singolo paziente opzioni di trattamento più personalizzate”, ha affermato Ole Köhler, primo autore dell’articolo pubblicato su Jama Psychiatry e membro del gruppo di ricerca della Aarhus University.