Vi siete mai chiesti che effetto possono avere le “cattive notizie” sul benessere psicologico?
Viviamo in un periodo in cui impera la minaccia di una pandemia ormai conosciuta con il nome di coronavirus. Ma anche in cui ci confrontiamo con il pericolo di coinvolgimenti in guerre dalla risonanza mondiale, conflitti e crisi politiche, minacce terroristiche, catastrofi naturali, omicidi e incidenti di maggiore o minore gravità.
Beh, in tutto questo ci fermiamo raramente a riflettere su quale sia l’effetto che tale bombardamento mediatico può avere sugli stati mentali.
Alcuni possono sentirsi schiacciati dal peso della negatività di tali notizie e alimentare ansie e insicurezze, impotenza e aspetti depressivi. Altri possono reagire con distacco e scarso coinvolgimento emotivo quasi per difendersi da sentimenti troppo dolorosi e angoscianti.
Ogni giorno ciascuno di noi si trova ad affrontare eventi nella vita di tutti i giorni che possono avere un impatto significativo sull’umore. Di conseguenza sulla salute mentale. I programmi televisivi oltre a rispettare il diritto all’informazione, dovrebbero promuovere “esperienze edoniche positive”, volte a incentivare affetti positivi e minimizzare stati d’animo negativi, evocando così piacere e favorendo il benessere mentale (Deci & Ryan, 2008).
Gli studi sul rapporto tra notizie mediatiche e salute mentale
Alcuni studiosi hanno indagato la possibilità che i contenuti emozionali negativi trasmessi dai programmi televisivi provochino marcati cambiamenti negli stati mentali e livelli di attivazione diversi in base alle caratteristiche della persona. Infine le emozioni sollecitate possono variare in base ai temi dominanti presentati dai mass-media.
Molti notiziari televisivi si concentrano maggiormente sulla rilevanza delle notizie negative piuttosto che sulle notizie positive. Il rischio è di “essere travolti in una spirale di negatività e curiosità” (Lewis,1994).
Una motivazione per enfatizzare la valenza negativa delle notizie si rintraccia nella necessità di competere per accaparrarsi un maggior numero di ascolti, puntando sulla trasmissione di materiale emozionalmente rilevante.
Tuttavia, la presenza di “cattive notizie” all’interno dei notiziari è una delle ragioni che può determinare la perdita di interesse e il calo di concentrazione negli spettatori per evitare di confrontarsi con troppa negatività (Klein, 2016).
Notizie di cronaca, ansia e depressione
I risultati di alcuni studi suggeriscono che guardare programmi di notizie a valenza prevalentemente negativa aumenti i punteggi in strumenti di valutazione auto-somministrati che rilevano stati mentali depressivi o ansiosi e successivamente porterebbero ad incentivare la catastrofizzazione di preoccupazioni personali.
Stati d’animo ansiosi e di tipo depressivo tenderebbero a generare errori nel processamento delle informazioni, favorendo la focalizzazione su pericoli o materiale negativo.
Il ruolo del rimuginio
Gli stati mentali ansiosi ad esempio predispongono a occuparsi di contenuti minacciosi (Wells,1994), spesso attinenti ad argomenti in accordo con i temi attuali trattati dai media, i quali possano predisporre al rimuginio.
Inoltre, gli stati mentali negativi (soprattutto depressivi) facilitano l’accesso a memorie congruenti (memorie negative o minacciose) con tali stati d’animo e incidono sull’umore (Mathews & MacLeod, 1994).
Tali distorsioni nel processamento delle informazioni congruenti con l’umore rappresentano fattori causali nel rimuginio cronico e patologico (Wells,1994).
In particolare, il bias attentivo di focalizzazione sui contenuti minacciosi indotto da uno stato mentale ansioso porterebbe a processare e trattenere con maggiore rilevanza “le cattive notizie” aumentando la possibilità di scatenare il processo di rimuginio.
Ciò potrebbe incrementare fenomeni tipici dei processi di preoccupazione cronica come l’eccesso di cognizioni negative e la tendenza a catastrofizzare potenziali minacce.
Infine, l’incremento di stati mentali negativi come conseguenza della visione di notizie a valenza negativa sarebbero associati all’aumento della catastrofizzazione di preoccupazioni personali piuttosto che associati ai contenuti delle notizie stesse.
Ciò è coerente con la teoria per la quale stati d’animo negativi rappresentano un fattore causale nel facilitare il rimuginio o la tendenza a preoccuparsi (Wells, 1994). Alcuni studi evidenziano inoltre come inducendo uno stato d’animo negativo, questo può avere un’influenza causale sul rimuginio indipendentemente da misure di ansia e depressione.
Differenza tra rimuginatori e non
Alcuni autori hanno suggerito come la differenza tra rimuginatori e non rimuginatori possa essere rintracciata nel fatto che i primi accedono con più facilità a cassetti della memoria contenenti risposte catastrofiche a domande catastrofiche del tipo “E se…?”.
Hanno cioè una rete di associazioni di eventi previsti negativi molto più ampia e più ricca dei non rimuginatori (Vasey e Borkovec, 1992). Stati d’animo negativi possano essere da soli sufficienti a richiamare tale materiale e questo potrebbe mantenere le sequenze catastrofizzanti.
Infine, programmi con notizie a valenza negativa non solo sembrano impattare negativamente su tali stati d’animo, ma probabilmente esacerbano ansie e preoccupazioni personali degli individui.
Intuitivamente, ci si potrebbe aspettare che notizie di guerre, povertà, omicidi, epidemie ecc. potrebbero indurre a rimuginare su tali argomenti. In realtà, l’effetto di tali notizie appare essere esteso a un più ampio range di contenuti non specificatamente inerenti i contenuti dei programmi stessi.
Riflessioni conclusive
In termine di salute psicologica degli spettatori, sarebbe importante che la programmazione dei palinsesti televisivi considerasse tali effetti quando prepara e pianifica i programmi contenenti contenuti emotivamente negativi.
L’esposizione massiccia a notizie inerenti il rischio di una pandemia e il modo in cui viene gestita dai media, tra minacce di allarmismo, fake news e minuziosi aggiornamenti in tempo reale, comportano dunque il transitare delle persone tra stati di ansia, paura e impotenza.
Tuttavia, anche il tipo di notizia può avere effetti diversi sulla salute mentale e a tale proposito, McKeon (2020) ha osservato come le notizie riguardanti epidemie di malattie trasmissibili hanno il potere di innescare livelli di ansia e paura “enormemente sproporzionati” rispetto al rischio reale.
Bibliografia
- Deci, E. L., & Ryan, R. M. (2008). Hedonia, eudaimonia, and well-being: An introduction. Journal of Happiness Studies, 9(1), 1–11. doi: 10.1007/s10902-006-9018-1
- Klein, P. (2016). Weg met het rotnieuws [Go away with the bad news]. Retrieved from http://www.rtlnieuws.nl/nederland/column/pieter-klein/weg-met-het-rotnieuws
- Lewis, M. (1994). Good news, bad news. The Psychologist, 7, 157-159
- Mathew, A. & MacLeod, C. (1994). Cognitive approaches to emotion and emotional disorders. Annual Review of Psychology, 45, 25-50
- McKeon (2020). Don’t let the coronavirus mutate into an epidemic of fear and panic. https://www.theglobeandmail.com/opinion/article-dont-let-the-coronavirus-mutate-into-an-epidemic-of-fear-and-panic
- Vasey , M. & Borkovec, T.D. (1992). A catastrophizing assessment of worrisome thoughts. Cognitive Therapy and Research 16, 505-520
- Wells, A. (1994). Attention and the control of worry. In. G. C. L. Davey & F. Tallis (Edds), Worryng: Perspectives on Theory, Assessment and Treatment. Chihester: Wiley