Quando si parla di contaminazione nel Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), ci si riferisce a quella spiacevole sensazione che denota potenziale sporcizia, inquinamento, infezioni che possano creare danno a sé o ad altri, a seguito di contatto diretto o indiretto con uno stimolo.
La contaminazione può essere distinta in due dimensioni: la contaminazione che origina a seguito del contatto fisico con elementi esterni, (quale ad esempio toccare una maniglia e avere il dubbio che possa essere contaminata da batteri dannosi per la persona o per altri), e l’altra tipologia, definita contaminazione mentale, che origina tipicamente dall’assenza di un contatto fisico diretto. Generalmente quest’ultima viene evocata dall’uomo, più che da oggetti inanimati, attraverso immagini o pensieri (ad esempio il solo fatto di parlare con una persona ritenuta disgustante può portare a sperimentare tale condizione). Spesso in questi casi la sensazione di sporco è più pervasiva e non vi è l’ipotesi di un vero danno.
È emerso come questo tipo di condizione sia spesso associata ai sintomi post traumatici, compresi quelli dovuti a traumi sessuali. Ad esempio, alcuni autori hanno rilevato che circa il 60% di individui che hanno vissuto questo tipo di episodi, riportano sintomi relativi alla contaminazione mentale. La spiegazione si riferisce al fatto che durante questi eventi terribili la persona si è sentita violata, indegna, immorale per aver subito o per “aver lasciato” che l’episodio accadesse.
La contaminazione mentale correla con stati emotivi negativi quali disgusto, ansia, colpa e vergogna. È emerso come vi sia un errore di ragionamento che rinforza l’associazione con queste emozioni: la persona, infatti, a seguito della presenza di uno stato emotivo negativo può iniziare a pensare di aver fatto qualcosa di sbagliato e conseguentemente esperire contaminazione mentale. Inoltre, l’individuo può etichettare in modo scorretto gli stati emotivi negativi, come significativi di una sensazione di sporco.
In entrambe queste eventualità, la possibilità che la contaminazione mentale possa essere correlata a valutazioni negative su stati emotivi quali disgusto, colpa, vergogna, aumenta. Quindi la capacità di tollerare le emozioni negative, potrebbe essere un aspetto importante su cui lavorare in terapia per moderare l’esito che immagini, pensieri e memorie possono avere sulla contaminazione mentale.
Per comprendere questa relazione alcuni studi hanno indagato il rapporto tra la tolleranza allo stress e la contaminazione mentale: la tolleranza allo stress è definita come la serie di valutazioni e aspettative rispetto alle esperienze emotive negative, inclusi la percezione di poter tollerare alcune emozioni (“non riesco a stare con la mia ansia!”), errori di valutazione e regolazione degli sforzi per gestirle. Sembra quindi che individui con bassa tolleranza allo stress abbiano una maggiore predisposizione a sperimentare contaminazione mentale a seguito di stimoli attivanti.
Dagli studi è in effetti emerso che la scarsa tolleranza allo stress può intensificare l’esperienza di contaminazione mentale e, viceversa, la tolleranza allo stress modera l’intensità della sensazione di contaminazione mentale a seguito di stimoli evocativi.
In particolare in uno studio in cui veniva proposto uno scenario specifico (immaginare di perpetuare o essere vittima di azioni inaccettabili) utile ad evocare contaminazione mentale, questa emergeva con un livello elevato solo quando era associato con un deficit nell’abilità di tollerare emozioni negative.
Una delle motivazioni per cui la scarsa tolleranza allo stress può amplificare la contaminazione mentale può essere relativa al ragionamento emotivo: coloro che credono erroneamente di aver fatto qualcosa di sbagliato a seguito di stati emotivi negativi, sono più propensi alla contaminazione mentale. Questo potrebbe valere anche per la relazione con i sintomi post traumatici.
In particolare i traumi sessuali elicitano stati emotivi negativi, con maggiore probabilità che gli individui possano inferire pericoli dall’esperire tali stati. Ad esempio l’individuo può interpretare il suo comportamento come inaccettabile basandosi sull’emozione di disgusto provata o ritenerlo minaccioso e pericoloso dopo aver sperimentato colpa.
Per riassumere quindi l’aumento dei sintomi di contaminazione mentale potrebbe essere particolarmente elevata per quegli individui che hanno difficoltà a tollerare le emozioni negative, dato che una diminuzione della tolleranza allo stress correla con una maggiore interpretazione negativa e minacciosa delle emozioni.
Questo ha delle implicazioni cliniche importanti, in quanto il trattamento per il DOC ove presente la contaminazione mentale non dovrebbe prescindere anche da un lavoro sulle credenze e sulla tolleranza alle emozioni.
Fergus, T.A., (2018). Tolerance of negative emotion moderates the amplification of mental contamination following an evoking task: A randomized experimental study. Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry.