Philadelphia, 3 maggio 2016 – La terapia cognitivo comportamentale (TCC) per l’insonnia dovrebbe essere il trattamento di prima scelta per adulti con insonnia cronica, come raccomandato in una nuova guida di pratica clinica dall’American College of Physicians (ACP), pubblicata nell’ultimo numero degli Annali di Medicina Interna.
L’insonnia è uno dei maggiori problemi di assistenza sanitaria negli Stati Uniti. Circa il 6-10% degli adulti presenta questo disturbo, che risulta maggiormente presente nelle donne e negli anziani e che risulta sotto diagnosticato perché sia i medici che i pazienti talvolta non riconoscono l’insonnia come un problema di salute, considerandola spesso solo come un sintomo di scarso rilievo o comunque legato a circostanze contingenti.
Le persone con insonnia spesso sperimentano stanchezza, disturbo della funzione cognitiva, disturbi dell’umore e interferenza con il funzionamento normale quotidiano. Per essere diagnosticata come insonnia cronica la riduzione del sonno notturno deve essere presente per almeno tre notti a settimana per tre mesi e non essere conseguenza di altre patologie mediche o psichiatriche.
Per la stesura delle raccomandazioni, i ricercatori dell’ACP hanno effettuato una revisione sistematica di studi pubblicati tra il 2004 e 2015.
Il primo suggerimento scaturito dall’analisi di tali lavori è che tutti i pazienti con insonnia cronica dovrebbero ricevere la terapia cognitivo comportamentale come trattamento iniziale per tale disturbo, essendo risultata questa un trattamento efficace e quindi da iniziare già nell’ambito della medicina di base.
A sostegno di tale considerazione, anche se non sono emerse prove sufficientemente attendibili per confrontare direttamente la superiorità di tale terapia rispetto al trattamento farmacologico, c’è il fatto che la TCC è una terapia comunque non invasiva e con un potenziale miglior rapporto rischi/benefici rispetto all’assunzione di farmaci ipno-induttori.
È in ogni caso auspicabile che il medico valuti insieme al paziente la possibilità di utilizzare l’uno o l’altro procedimento terapeutico, considerandone per ogni singolo caso i vantaggi, gli inconvenienti e i costi.
C’è comunque da osservare che l’utilizzo dei farmaci dovrebbe essere limitato ad un periodo non più lungo di quattro o cinque settimane, mentre le competenze apprese con la terapia cognitivo comportamentale permettono di gestire l’insonnia nel lungo periodo.
La TCC per l’insonnia consiste in una combinazione di trattamenti che includono la terapia cognitiva riguardante il sonno, interventi comportamentali (come la restrizione del sonno e il controllo dello stimolo) ed educazionali, relativi a informazioni di igiene del sonno.
Tale metodica ha l’intento di spingere i pazienti ad una partecipazione attiva verso la risoluzione del loro disturbo e in tal modo si sono potuti rilevare risultati positivi dal 70% al 80% dei pazienti trattati.
Nonostante tali evidenze, nella pratica quotidiana alcuni fattori ostacolano l’utilizzo di questa tipologia di interventi. In primo luogo perché, come già riportato in precedenza, i medici non considerano l’insonnia come un disturbo meritevole di specifico trattamento; secondariamente poiché sussistono pregiudizi circa la possibilità di operare su questi disturbi con una provvedimenti psicologici/comportamentali; in terzo luogo per l’insufficienza di personale esperto nell’esercitare tale tipo di cura, soprattutto nell’ambito medico.