L’esperienza clinica ci ha mostrato da tempo come gli attacchi di panico abbiano spesso una comparsa stagionale, manifestandosi con maggior frequenza in primavera ed estate, e come i pazienti presentino in prevalenza attacchi di panico nella fascia oraria che va dalle 6,00 del mattino alle 18,00.
Si ipotizza da tempo che l’associazione tra stagionalità e attacchi di panico potrebbe essere collegata alle variazioni di luminosità.
Uno studio interessante di Giulia Campinoti, presentato all’ultimo congresso europeo di neuropsicofarmacologia tenutosi a Berlino, ha rilevato che la fotofobia, intesa come estrema sensibilità alla luce, è prevalente in modo significativo in soggetti che hanno una diagnosi di attacco di panico se confrontati con un gruppo di controllo costituito da soggetti sani.
I punteggi che indicavano la presenza di fotofobia risultavano addirittura tre volte più elevati tra i soggetti con attacchi di panico rispetto ai controlli. Questo è il primo studio che indaga in modo specifico una possibile associazione tra sensibilità alla luce e Disturbo da Attacchi di Panico.
Diversi elementi già suggerivano un legame tra sensibilità alla luce ed attacchi di panico: ad esempio in alcuni soggetti la luce fluorescente può scatenare attacchi di panico oppure è stato notato che soggetti con attacchi di panico spesso si proteggono dalla luce indossando occhiali da sole e ciò non per aspetti fobico sociali.
Nello studio della Campinoti è stata somministrata a tutti i partecipanti la Mini International Neuropsychiatric Interview (MINI) ed è stata fatta compilare la versione autocompilata del Panic-Agoraphobic Spectrum Assessment (PAS-SR) e del Photosensitivity Assessment Questionnaire (PAQ). Il PAQ valuta due aspetti della fotosensibilità: la fotofobia e la fotofilia (l’essere attratti dalla luce).
Sono stati esclusi dallo studio i soggetti affetti da qualsiasi patologia che avrebbe potuto compromettere la funzione retinica, i soggetti che avevano altri disturbi psichiatrici e coloro che assumevano terapie farmacologiche (erano consentite benzodiazepine).
Come atteso il gruppo costituito da soggetti con Attacchi di panico presentava punteggi elevati, statisticamente significativi, alla PAS-SR rispetto al gruppo di controllo. Il dato nuovo era che i primi mostravano alti livelli di fotofobia e bassi livelli di fotofilia, sempre statisticamente significativi, rispetto ai controlli.
Quando è stato valutato l’intero gruppo di partecipanti, panicosi e non, i punteggi totali della PAS-SR erano significativamente associati con i punteggi per la fotofobia della PAQ, dato che è stato confermato andando a valutare solo i soggetti con attacchi di panico.
Le osservazioni cliniche rilevano la presenza di una forte componente stagionale nel disturbo di panico associato ad alta fotosensitività. Se tali dati dovessero essere confermati in futuro potrebbero contribuire a comprendere meglio l’eziopatogenesi del disturbo, il decorso e la risposta alle terapie.
Si potrebbe ipotizzare che la fotosensibilità rappresenti un tratto caratteristico e specifico all’interno dello spettro panico-agorafobico che poggia su specifiche basi biochimiche che al momento non si conoscono.
Inoltre si potrebbe iniziare a comprendere il perchè le componenti ansiose, inserite in quadri depressivi, a volte si accentuano nei soggetti trattati con la terapia della luce (light therapy).