Coltivare uno stile di vita sano attraverso la psicoterapia
Nel contesto della psicoterapia e della salute mentale, si tende spesso a concentrarsi sull’utilizzo di tecniche e strumenti volti al fornire al paziente delle valide risorse cui far affidamento per la gestione e risoluzione delle proprie difficoltà.
Ogni percorso tuttavia, dovendo necessariamente considerare la persona prima che il paziente, necessita di una valutazione ampia comprendente aree di vita che appaiono non sempre direttamente relazionate con la patologia riportata.
L’analisi dello stile di vita, delle abitudini alimentari, del ritmo sonno-veglia, degli hobby e delle attività ricreative, rappresentano infatti a tutti gli effetti degli elementi che appare necessario indagare e valutare nella strutturazione di un percorso personalizzato a misura del paziente.
In questo senso, coltivare uno stile di vita sano rappresenta uno degli obiettivi molto spesso insiti all’interno di un percorso di psicoterapia proprio perché la salute mentale passa anche attraverso la salute del proprio corpo e viceversa.
Informare la persona rispetto a quelle che possono essere delle buone abitudini nella gestione del sonno, dell’alimentazione e, non per ultima, della propria attività fisica può costituire un importante spunto di aiuto alla strutturazione di un percorso terapeutico ampio e che permetta di sviluppare risorse funzionali alla promozione del benessere della persona.
L’attività fisica come strumento a supporto del benessere
In questo articolo nello specifico ci concentreremo su di un aspetto che sta guadagnando sempre maggiore attenzione e che ha un ruolo cruciale nel miglioramento del benessere psicologico: l’attività fisica.
Numerosi studi scientifici hanno infatti dimostrato che l’esercizio fisico non solo giova alla salute fisica, ma ha anche effetti profondi e duraturi sulla salute mentale.
Ma cosa si intende per attività fisica?
L’attività fisica si riferisce a qualsiasi movimento corporeo che comporta un dispendio di energia. Può essere praticata sia in contesti strutturati (come sport, esercizio fisico, allenamenti) che non strutturati (come camminare, salire le scale, fare le faccende domestiche).
È un concetto ampio che include una varietà di attività, a prescindere dalla finalità specifica, intensità, frequenza e durata con cui viene effettuata.
Alcuni esempi di attività fisica possono essere: correre, nuotare, ballare, fare palestra, giocare, andare in bicicletta.
Si differenzia dal concetto di attività motoria che è invece un concetto più specifico e che si riferisce a tutte le azioni e i movimenti del corpo, volontari o involontari, che coinvolgono le capacità motorie fondamentali (come camminare, correre, saltare, arrampicarsi, ecc.), spesso relazionati ad una crescita e sviluppo fisico.
È quindi principalmente focalizzata sull’apprendimento, sviluppo e perfezionamento delle capacità motorie in contesti educativi (scuole, programmi per bambini) e terapeutici (riabilitazione e fisioterapia).
Allo stesso modo una precisazione va fatta anche per il concetto di sport che rappresenta un’attività fisica strutturata e finalizzata con regole, obiettivi e necessità di una preparazione specifica.
Lo sport infatti, rispetto al concetto di attività fisica prima definito, è una forma altamente strutturata che si distingue per la presenza di competizione, regole ed obiettivi di performance.
L’impatto dell’attività fisica sulla gestione dell’ansia e dello stress
L’esercizio fisico è noto per essere un potente alleato contro lo stress (Betti, 2014).
Durante l’attività fisica, il corpo rilascia endorfine, che sono neurotrasmettitori associati alla sensazione di benessere. Questi “ormoni della felicità” non solo migliorano l’umore, ma possono anche ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone principalmente associato alla risposta allo stress.
Proprio per questo motivo in molti protocolli terapeutici l’attività fisica rappresenta una vera e propria strategia per la gestione di situazioni particolarmente stressanti per la persona.
Cito ad esempio le strategie TIP (Temperature, Intensive physical exercise, Progressive relaxation) della Dialectical Behaviour Therapy (DBT) di Marsha M. Linean per il Disturbo borderline di personalità che includono l’attività fisica intensa come strategia di regolazione davanti alle crisi che il/la paziente può avere.
Studi scientifici hanno infatti documentato come l’attività fisica regolare possa ridurre i sintomi di ansia e stress, aumentando la resilienza psicologica.
Una ricerca condotta da Herring e coll. (2014) ha dimostrato che l’esercizio aerobico, come la corsa o il nuoto, può ridurre significativamente i sintomi di ansia, anche in individui con disturbi di ansia generalizzata.
Esercizio fisico e depressione: un ausilio complementare
Il Disturbo depressivo è estremamente diffuso all’interno della popolazione generale con stime che vanno dal 10% al 15% (Stopani, 2024). Una condizione clinica estremamente delicata e frequente che necessita di particolare attenzione.
Anche in questo caso, studi dimostrano i benefici che l’attività fisica può comportare nel trattamento della depressione.
Infatti, sebbene l’esercizio fisico non possa sostituire in termini di efficacia i trattamenti psicoterapeutici o farmacologici, è stato riconosciuto come un intervento complementare efficace.
L’attività fisica può avere un impatto positivo sulla sintomatologia depressiva.
In uno studio pubblicato su Archives of Internal Medicine da parte di Blumenthal e coll. (1999) è stato dimostrato che l’esercizio aerobico (come la camminata veloce o il ciclismo) può essere altrettanto efficace degli antidepressivi nel ridurre i sintomi della depressione. Riportando inoltre come in alcuni casi l’esercizio fisico abbia avuto effetti più duraturi rispetto ai farmaci specialmente se praticato regolarmente.
L’effetto protettivo dell’esercizio contro il declino cognitivo
Un altro aspetto meno discusso ma altrettanto importante riguarda gli effetti dell’esercizio fisico sul declino cognitivo e sulla prevenzione di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.
È ampiamente dimostrato infatti come l’attività fisica regolare migliori la circolazione sanguigna al cervello, favorisca la neuroplasticità e la produzione di neurotrofina, una proteina che promuove la salute e la crescita delle cellule cerebrali.
Studi come quello condotto da Norton e coll. (2014) hanno dimostrato che l’esercizio fisico può ridurre il rischio di sviluppare demenza e declino cognitivo legato all’età.
L’attività fisica non solo migliora la memoria e la concentrazione, ma ha anche un effetto positivo sul benessere emotivo e sull’umore, contrastando l’isolamento sociale che spesso accompagna i disturbi cognitivi.
Nella terza età praticare attività fisica o motoria in modo regolare all’interno di gruppi aiuta infatti notevolmente nella coltivazione di quei legami sociali la cui assenza invece non contribuisce alla promozione del benessere della persona.
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomandava prima del 2020 ad adulti e ultra 65enni di praticare almeno 150 minuti a settimana di attività fisica moderata o 75 minuti di attività intensa o combinazioni equivalenti delle due modalità, in sessioni di almeno 10 minuti per ottenere benefici cardio-respiratori.
Oggi le più recenti raccomandazioni non considerano il limite minimo dei 10 minuti consecutivi e il movimento fisico è considerato utile per la salute anche se praticato per brevi sessioni, con l’obiettivo di contrastare la completa sedentarietà (Epicentro, 2023).
Integrare l’esercizio fisico nella vita quotidiana
Appare quindi lampante come all’interno di un percorso di psicoterapia sia importante incoraggiare i pazienti a integrare l’attività fisica nella propria vita quotidiana.
Questo non significa diventare necessariamente degli sportivi o atleti, ma aiutare piuttosto la persona a trovare uno spazio per sé in cui poter prendersi cura del proprio corpo grazie ad un tipo di esercizio che sia per lei piacevole e che si adatti al proprio stile di vita.
L’attività può variare da una passeggiata quotidiana a una lezione di yoga o una sessione di allenamento in palestra. Anche piccole quantità di attività fisica, come 30 minuti di camminata al giorno, possono avere un impatto positivo sul benessere mentale soprattutto se praticate con regolarità.
Inoltre, come evidenziato precedentemente, con la pratica l’attività fisica può diventare a tutti gli effetti una risorsa e strumento di gestione, aiutando i pazienti a gestire le proprie situazioni ed emozioni difficili.
L’implementazione di una routine di attività fisica può diventare quindi un modo per ristrutturare positivamente le abitudini quotidiane e creare dei circoli virtuosi volti alla promozione del benessere psicologico della persona andando così ad accompagnare i percorsi di cura in un’ottica di miglioramento della qualità della vita.
Effetti positivi che trovano inoltre maggior riscontro se l’attività viene praticata in compagnia e a contatto con la natura.
Bibliografia essenziale
- Betti, F. (2014). Attività fisica e gestione dello stress.
- Blumenthal, J. A., Smith, P. J., & Hoffman, B. M. (1999). Exercise and depression: a review of the evidence. Archives of Internal Medicine, 159(3), 1109-1116.
- Herring, M. P., O’Connor, P. J., & Dishman, R. K. (2014). The effect of exercise training on anxiety symptoms among patients: a systematic review. Archives of Internal Medicine, 172(1), 27-38.
- Linehan, M.M. (1993). Cognitive-Behavioral Treatment of Borderline Personality Disorder. New York: Guilford Press. Trad. It., Trattamento cognitive-comportamentale del disturb borderline: il modello DBT. Milano, Raffaello Cortina Editore, 2021
- Marsigli, N. (2024, Giugno 14). Disturbo borderline di personalità (BPD).
- Norton, S., Matthews, F. E., Barnes, D. E., Yaffe, K., & Brayne, C. (2014). Potential for primary prevention of Alzheimer’s disease: an analysis of population-based data. Lancet Neurology, 13(8), 846-849.
- Stopani, E. (2024, Marzo 22). Depressione: sintomi, cause e cura.