Il termine emergenza si riferisce alla circostanza in cui un evento devastante, di origine naturale o provocato dall’uomo, in modo inaspettato ed improvviso, crea un clima di attivazione, di allerta, di urgente bisogno accompagnato da tentativi immediati di soccorso.
La psicologia dell’emergenza ha come finalità lo studio, la prevenzione e il trattamento dei danni psichici che si determinano nel singolo e dei danni psicosociali che si producono nella sua comunità in seguito all’esperienza di un evento critico. Sono quindi oggetto di studio e di intervento della psicologia dell’emergenza sia il singolo individuo che la comunità colpita dall’evento traumatico.
La psicologia dell’emergenza connota un ambito assai ampio di studio e applicazione delle conoscenze psicologiche in quelle situazioni critiche fortemente stressanti che stravolgono le routine quotidiane e le ordinarie capacità di fronteggiamento degli individui e delle comunità.
Gli eventi critici possono essere sia eventi di grande dimensione collettiva (maxiemergenze) ma anche circostanze gravi più circoscritte della vita quotidiana. In generale ci si riferisce a calamità naturali (alluvioni, terremoti), disastri sanitari (epidemie o pandemie), disastri sociali (attacchi terroristici), gravi incidenti stradali o sul lavoro, atti di violenza (omicidi, suicidi, stupri).
Che cos’è un evento critico?
Un evento critico può essere definito come qualunque evento che sconvolge il senso di vulnerabilità personale e/o di controllo di una persona.
Si tratta di un evento che esula dall’ambito delle esperienze abituali, sfida le capacità di reazione di una persona ed è potenzialmente in grado di alterare i suoi meccanismi psicologici abituali. Va così a interferire con le sue normali capacità di funzionamento.
Gli eventi critici sono sempre caratterizzati da alcuni elementi:
- sono improvvisi e inaspettati;
- travolgono la sensazione di avere il controllo delle situazioni;
- possono comprendere perdite emotive o fisiche;
- comportano la percezione di una minaccia potenzialmente letale;
- violano i presupposti su come funziona il mondo (per esempio, l’idea che il mondo è un luogo giusto, prevedibile dove le cose brutte non succedono e che alle brave persone le cose brutte non accadono).
Conseguenze dell’evento critico
L’evento critico dunque mina:
- il senso di invulnerabilità/inviolabilità;
- il senso di fiducia e sicurezza;
- la possibilità di dare un senso positivo alla propria esperienza;
- l’autostima come consapevolezza del proprio valore.
Quando ci imbattiamo in un evento critico accade qualcosa che turba il nostro equilibrio emotivo. In quei momenti vengono prodotti alti livelli di adrenalina e noradrenalina che contribuiscono a consolidare l’evento traumatico nel cervello.
Questo evento è come se venisse impresso a fuoco nella mente e la memorizzazione dell’evento avviene con le cognizioni, le emozioni e le sensazioni di quel momento.
La traumaticità di un evento critico si basa sia sulle caratteristiche dell’evento (quanto è impattante oggettivamente) sia sulle caratteristiche personali:
- predisposizione individuale;
- personale percezione di vulnerabilità;
- capacità di controllo sulla situazione interna ed esterna;
- significato personale attribuito all’evento;
- propria storia personale.
L’intervento psicologico in emergenza: il CISM (Critical Incident Stress Management)
Il CISM rappresenta un protocollo di prevenzione e trattamento delle reazioni psicologiche potenzialmente traumatiche a fronte di eventi critici. Ad oggi rappresenta uno dei paradigmi più noti e diffusi a livello internazionale della psicotraumatologia e della psicologia dell’emergenza.
Tale protocollo prevede interventi di prevenzione primaria, da attuare prima che l’evento critico emerga. Questi sono caratterizzati da preparazione, educazione, formazione rispetto alla natura degli eventi critici, alle loro conseguenze e si pongono anche l’obiettivo di rafforzare le strategie di coping personali e di gestione dello stress.
Una volta che l’evento critico è avvenuto, il CISM ha lo scopo di prevenire eventuali manifestazioni patologiche a medio e lungo termine mediante interventi di pronto soccorso psicologico, procedure di stabilizzazione e decompressione (Defusing dopo 8-12 ore dall’evento).
Altri interventi riguardano il supporto alla comunità (CISO, Critical Incident Stress Orientation), interventi di riabilitazione del quadro psichico, quali il Debriefing (da 24 a 72 ore fino a settimane dopo l’evento), il supporto individuale/familiare o di gruppo e anche l’invio ai servizi della salute mentale del territorio.
Le associazioni che si occupano di emergenza psicologica mirano a ristabilire il funzionamento psicologico e sociale delle persone e delle comunità mediante un supporto psicologico a tutta la popolazione direttamente o indirettamente colpita da un evento traumatico. Prevengono così l’occorrenza e la gravità degli effetti negativi dei problemi di salute mentale correlati alla calamità (ad esempio, reazioni da stress post-traumatico, depressione, abuso di sostanze, ecc.).
La psicoeducazione: il CISO (Critical Incident Stress Orientation)
Il CISO è un elemento importante dell’intervento psicologico in emergenza. È un incontro di psicoeducazione sulle reazioni da stress post-traumatico che si rivolge all’intera popolazione coinvolta nell’evento critico e permette di:
- dare una griglia sintomatologica sulle normali e comuni reazioni da stress post-traumatico permettendo alle persone di riconoscersi in reazioni comuni, per quanto disturbanti;
- fornire indicazioni di autoprotezione emotiva per sviluppare le strategie di coping e la resilienza delle persone;
- informare sulle possibilità di aiuto specialistico, laddove le reazioni di stress dovessero tardare a rientrare.
Il CISO dunque fornisce informazioni su come riconoscere e gestire i sintomi peritraumatici rispetto a un evento critico. Permette inoltre di identificare le risorse e le strategie personali volte a fronteggiare il momento di crisi.
Le conseguenze di un evento traumatico
Quando succede un evento improvviso e inaspettato ci si sente vulnerabili, si attiva una sensazione di non avere il controllo, viene meno quel senso di sicurezza di cui tutti abbiamo bisogno. Di conseguenza, possiamo provare sensazioni di smarrimento, di pericolo, di paura. Possiamo provare un senso di impotenza rispetto al non avere il controllo su ciò che accade. Questo solo per citare alcuni dei vissuti.
Di conseguenza possono emergere reazioni acute da stress che durano per qualche giorno o anche settimane. Si tratta di reazioni normali di persone normali a un evento anormale e così per un tempo variabile la persona può presentare:
- sintomi cognitivi: difficoltà di memoria, come ad esempio dimenticare le cose; difficoltà di concentrazione, per esempio perdere le cose in casa; difficoltà a risolvere problemi, visione negativa della vita, memorie involontarie e intrusive dell’evento;
- sintomi emotivi: impotenza, rabbia, tristezza, ansia, irritabilità, ipervigilanza e allerta costante ma anche ottundimento e appiattimento emotivo;
- sintomi comportamentali: chiusura/isolamento, evitamento, aggressività, cambiamenti di abitudini, disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi e/o mantenere il sonno), cambiamenti nelle abitudini alimentari;
- sintomi fisici: tremore, affaticamento (mancanza di energie), aumentata attivazione fisiologica (per esempio, tachicardia).
L’obiettivo del CISO è quello di normalizzare certe reazioni di stress in un contesto di gruppo. Mettere insieme persone che hanno vissuto lo stesso evento facilita un legame empatico di identificazione reciproca che all’interno del gruppo fa da collante e protezione sul fatto di non sentirsi gli unici a sperimentare certe sensazioni, pensieri, difficoltà, reazioni.
Outreaching
Le ricerche nell’ambito della psicotraumatologia ci permettono di dire che, se è impossibile evitare che una persona diventi vittima di un evento critico, è altrettanto importante intervenire quanto prima affinché non ne resti vittima.
Il supporto in psicologia dell’emergenza non viene prestato solo a chi sta male bensì a tutta la popolazione coinvolta. Questo perché è un supporto orientato alla prevenzione e non solo al trattamento.
Per questo si parla di outreaching, intendendo con questo termine quell’insieme di procedure che permettono all’operatore di entrare in contatto con le vittime dell’evento critico senza aspettare che siano queste ultime a richiedere esplicitamente una consulenza psicologica.
L’assenza o il ritardo nel fornire un’assistenza psicologica a tutte le persone esposte a un evento critico non è giustificato e significherebbe ignorare i loro bisogni. Molto spesso infatti le vittime non sono nello stato di prendere per sé stessi la decisione di accedere agli aiuti.
Talvolta ci viene chiesto se non sia meglio aspettare, che magari le persone non sono pronte, o che un intervento precoce possa essere dannoso. È importante sottolineare che noi non stiamo aggiungendo dolore ma stiamo dando l’opportunità che quel dolore possa essere lasciato andare. Che quell’evento critico possa essere integrato all’interno della narrativa della propria vita.
Aspettare significherebbe colludere con l’evitamento e un evento critico non elaborato rappresenterà un riattivatore doloroso quando nella vita futura succederanno altre cose.
L’importanza dell’intervento precoce
Non solo intervenire precocemente non è dannoso ma l’utilizzo di strumenti efficaci per il trattamento delle reazioni peritraumatiche offre alle vittime la possibilità di restare all’interno di una finestra di tolleranza così da facilitare un miglior processo di integrazione dell’evento da parte del cervello.
Intervenire subito è dunque la prerogativa della psicologia dell’emergenza. Del resto però agire quanto prima non significa intervenire in modo caotico. Il trauma infatti frammenta e crea caos. C’è quindi bisogno di essere base sicura e per questo occorre che l’intervento sia coordinato.
Dobbiamo avere un ordine nel procedere. È così che è stata introdotta la procedura di triage psicologico, vale a dire l’insieme di tutti quei criteri in base ai quali si valuta la priorità dell’intervento. Questo in termini di differibilità/indifferibilità del bisogno di ricevere assistenza psicologica, al pari di quanto accade per le prestazioni di carattere medico.
L’approccio EMDR come intervento umanitario in emergenza
Esiste un diritto internazionale umanitario che prevede un aiuto gratuito alle vittime di un evento critico.
L’EMDR (acronimo di Eye Movement Desensitizazion and Reprocessing; Shapiro, 1989; 1995) è un approccio evidence-based per il trattamento dei disturbi da stress post-traumatico. L’OMS ha riconosciuto dall’agosto del 2013 l’EMDR come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi a esso correlati.
Da oltre 20 anni l’associazione EMDR Italia è attiva in tutto il territorio nazionale nell’implementare interventi umanitari di supporto psicologico specialistico e sino a oggi ha condotto oltre 700 interventi.
Affinché possa essere attivato un intervento umanitario da parte dell’Associazione EMDR Italia occorre che una qualche figura istituzionale (per esempio, il dirigente di una scuola, il parroco, il sindaco di un Comune, il dirigente di un ASL) formalizzi una richiesta ufficiale di un intervento di psicologia di emergenza.
Da tutta Italia è possibile fare questa richiesta di intervento umanitario dal momento che l’associazione EMDR Italia ha una distribuzione capillare dei soci su tutto il territorio nazionale.
Un recente intervento di psicologia dell’emergenza in Toscana
Il 13 Gennaio 2024, all’interno dell’ex Convento di Giaccherino (vicino Pistoia), il solaio di un pavimento è crollato improvvisamente durante i festeggiamenti di un matrimonio.
Circa 60 persone, appartenenti a una comunità neocatecumenale di Scandicci, sono rimaste vittime dell’evento. Decine le persone cadute da un’altezza di oltre 4 metri, alcune delle quali hanno riportato gravi lesioni per cui sono state trasportate in codice rosso in ospedale.
La voragine creatasi nel pavimento ha interrotto in modo improvviso e inaspettato la gioia di quel momento: una festa di matrimonio si è trasformata in qualcosa di terribilmente angoscioso.
L’associazione EMDR Italia è stata contattata formalmente dal sacerdote e, tempestivamente, è intervenuta sulla comunità di persone coinvolte nel crollo, grazie all’attivazione di circa 20 terapeuti EMDR.
I dettagli del lavoro
All’intervento hanno preso parte in totale 62 soggetti. Dopo un primo incontro di psicoeducazione (CISO) rivolto all’intero gruppo sono stati creati 5 gruppi di adulti, oltre a 1 gruppo da remoto per coloro che avevano riportato i traumi fisici più significativi (alcuni soggetti infatti non erano in grado di potersi muovere da casa a causa delle conseguenze fisiche della caduta) e un gruppo di soggetti di età evolutiva (8-17 anni).
Ogni gruppo è stato condotto da un terapeuta e da un co-terapeuta per tre incontri di EMDR in gruppo a cadenza settimanale.
Per quanto concerne la metodologia di intervento è stato usato dapprima il protocollo EMDR di gruppo (Integrative Group Treatment Protocol EMDR – IGTP; Artigas, Jarero, Alcalá & López Cano, 2014). Poi, al termine degli incontri di gruppo, per coloro che continuavano ad avere una sintomatologia attiva, è stato suggerito di proseguire il programma di prevenzione con dei colloqui individuali all’interno dei quali è stato usato il protocollo EMDR per eventi recenti (Recent Traumatic Episode Protocol – R-TEP; Shapiro & Laub, 2014). Sono stati attivati percorsi individuali post intervento di gruppo per 16 persone.
Al termine dell’intervento molte persone della comunità hanno sentito di ringraziare l’Associazione EMDR Italia per il supporto ricevuto. Grazie a questo non solo hanno iniziato il processo di integrazione di quell’evento nella loro vita ma anche hanno sentito di riuscire a trasformare quell’evento critico in un’opportunità di crescita personale e di comunità.
Il protocollo EMDR di gruppo utilizzato
Il protocollo di gruppo Integrativo EMDR (EMDR-IGTP) è il primo protocollo EMDR per il trattamento individuale in un setting di gruppo. Nasce nel 1998 dalla necessità espressa dall’associazione messicana per l’assistenza alla salute mentale in situazioni di crisi dopo il passaggio dell’uragano Pauline.
Tale protocollo somministra le otto fasi del trattamento EMDR individuale standard in un setting di gruppo utilizzando disegni e simboli e l’abbraccio della farfalla come metodo autosomministrato di stimolazione bilaterale alternata per rielaborare il materiale traumatico.
Il setting di gruppo permette la somministrazione di gruppo del trattamento EMDR individuale garantendo la possibilità di trattare molte persone allo stesso tempo. Ciò è molto prezioso in contesti in cui le risorse sono limitate e dove le persone colpite sono molte.
Inoltre il setting di gruppo normalizza il sostegno psicosociale e crea un senso di appartenenza, offrendo intrinsecamente supporto emotivo ai partecipanti.
Bibliografia
- Artigas, L., Jarero, I., Alcalá, N., & López Cano, T. (2014). The EMDR Integrative Group Treatment Protocol (IGTP) for Children. In M. Luber (Ed.). Implementing EMDR Early Mental Health Interventions for Man-Made and Natural Disasters (pp. 237-251). New York, NY: Springer.
- Comito, P., Paturzo, C., Sacchezin, S., & Renzoni, B. (2024). EMDR in emergenza. Workshop online, 23-24 marzo 2024.
- Shapiro, F. (1989). Efficacy of the eye movement desensitization procedure in the treatment of traumatic memories. Journal of Traumatic Stress, 2, 199–223.
- Shapiro, F. (1995). Eye movement desensitization and reprocessing: Basic principles, protocols, and procedures. New York: Guilford Press.
- Shapiro, E., & Laub, B. (2014). The Recent Traumatic Episode Protocol (R-TEP): An Integrative Protocol for Early EMDR Intervention (EEI). In M. Luber (Ed.), Implementing EMDR early mental health interventions for man-made and natural disasters (pp. 193-215). New York, NY: Springer Publishing.