Il disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) è uno tra i più frequenti disturbi del neurosviluppo e si stima che colpisca il 2-6 % dei bambini in età scolare.
I sintomi sono chiari e definiti e includono agitazione, impulsività, difficoltà ad aspettare il proprio turno, fatica a concentrarsi e forte distraibilità.
Mentre l’iperattività tende a scomparire con l’avanzare dell’età, gli aspetti di disattenzione e impulsività spesso persistono nell’adolescenza e nell’età adulta.
Ma come si presenta l’ADHD nell’adulto? Come mai è così sottostimata?
In che modo è possibile valutarla e cosa possiamo fare per aiutare chi ne è affetto?
Per capire di cosa stiamo parlando occorre fare una panoramica sull’ ADHD nell’infanzia.
ADHD: cos’è?
Il Disturbo da deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) è un disturbo dell’infanzia che compromette il normale sviluppo del bambino.
Il bambino con ADHD ha difficoltà di attenzione e concentrazione, non riesce a controllare l’impulsività ed è molto molto molto attivo a livello motorio (iperattività).
Sintomi attentivi
- Non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici, sul lavoro, o in altre attività
- Ha difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività di gioco
- Non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente
- Non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici
- Ha difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività
- Evita, prova avversione, o è riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto (come compiti a scuola o a casa)
- Perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività (per es., giocattoli, compiti di scuola, matite, libri, o strumenti)
- È facilmente distratto da stimoli estranei
- È sbadato nelle attività quotidiane
Sintomi da iperattività
- Muove con irrequietezza mani o piedi o si dimena sulla sedia
- Lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che resti seduto
- Scorrazza e salta dovunque in modo eccessivo in situazioni in cui ciò è fuori luogo
- Ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo tranquillo
- È spesso “sotto pressione” o agisce come se fosse “motorizzato”
- Parla troppo
Sintomi di impulsività
- Spesso “spara” le risposte prima che le domande siano state completate
- Ha difficoltà ad attendere il proprio turno
- Spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti (per es., si intromette nelle conversazioni o nei giochi)
Per completare la diagnosi è inoltre necessario che i sintomi si presentino prima dei 12 anni in due o più contesti (casa, scuola, attività ricreative).
I sintomi devono poi interferire o ridurre la qualità di vita sociale e scolastica e non devono essere esclusivamente presenti durante il decorso di altri disturbi psichiatrici.
Eziologia dell’ADHD: cosa sappiamo?
Le origini dell’ADHD sono ancora parzialmente ignote ma sappiamo che è un disturbo, neurobiologico con una forte componente genetica: è un quadro già presente alla nascita che emerge nello sviluppo.
Attraverso strumenti di neuroimaging si è ad esempio evidenziato che alcune aree cerebrali sono più piccole, vi è meno flusso ematico o consumano meno ossigeno.
Sono state riscontrate anche alterazioni a livello genico ed è ormai indubbia la familiarità per il disturbo (se un genitore è affetto da ADHD la probabilità di diagnosi nel figlio aumenta di ben otto volte).
ADHD nell’adulto: sintomi e funzionamento
La vita di un soggetto adulto con ADHD può essere notevolmente compromessa, in ogni area possibile.
La disattenzione cronica si manifesta in diverse forme e arriva a causare problemi sociali, lavorativi e personali. Il semplice “dimenticarsi le cose o distrarsi continuamente”, se da bambino viene compensato dalle figure genitoriali, per un adulto può essere un fattore terribilmente invalidante.
A livello lavorativo è intuibile il disagio provocato da dimenticare ordini, scadente, riunioni e appuntamenti.
Non da meno è il danno per la vita sociale: aspetti come “dimenticarsi le chiavi in casa”, “non pagare le bollette”, “essere incapaci a mettere la priorità alle cose”, “fare errori di guida o prendere multe” … questi e tanti altri sono i problemi con cui questi soggetti combattono tutti i giorni. La difficoltà a pianificare e il caos nei pensieri sono all’ordine del giorno.
La disattenzione compromette anche la capacità di organizzare le attività e a volte riuscire a prendere un appuntamento o seguire le istruzioni per svolgere un compito diventano sfide epiche, portando questi soggetti a procrastinare all’infinito.
Le manifestazioni tipiche
L’iperattività e l’impulsività si manifestano nell’agitazione fisica, nella difficoltà a stare seduti e in primis nel fare le cose senza pensare alle conseguenze. Non c’è “tempo” per pensare, appena una cosa viene richiesta o visualizzata… già è stata fatta!
A livello verbale sono persone logorroiche, che parlano sopra gli altri e spesso non filtrano ciò che va detto in base al contesto, risultando spesso offensivi, cinici troppo espliciti (non c’è tempo per filtrare!).
L’adulto con ADHD (soprattutto se mai diagnosticato) sviluppa purtroppo scarsissime capacità sociali, e la sua vita privata spesso è squilibrata e disastrosa. Anche la sensazione costante di “noia” aggrava la situazione e fa saltare i soggetti da un’azione a un’altra, da un lavoro all’altro, da una relazione all’altra.
A livello lavorativo, oltre ai problemi di attenzione spesso i soggetti con ADHD si stancano facilmente, discutono con i colleghi o i titolari, vengono licenziati o comunque prediligono la formula “tanti lavori di breve durata”. Sono soggetti che lavorano ad un livello molto inferiore alle proprie potenzialità.
I problemi di vita quotidiana aggravano spesso il tono dell’umore (sintomi depressivi), fanno ricorso all’uso di sostanze ed aumentano il tasso di criminalità e i problemi giudiziari.
L’eccesso di licenziamenti, di separazioni e divorzi e i frequenti e costanti problemi economici portano inoltre a un notevole aumento di pensieri e condotte suicidarie.
Il problema della diagnosi
Già nell’infanzia senza strumenti specifici la diagnosi di ADHD è complessa: discriminare un bambino vivace da uno iperattivo è difficile. Spesso fino all’età scolare è impossibile fare una vera e propria diagnosi, nonostante le conseguenze emotive siano già molto presenti.
Se trasportiamo il problema nell’età adulta diventa ancora più inimmaginabile discriminare una fisiologica agitazione e/o scarsa concentrazione con un quadro più conclamato e strutturato di sofferenza e disagio.
La fisionomia di adulto con ADHD si conosce poco e si confonde molto
“Non riuscire a stare in coda”, “dimenticarsi le cose”, “essere distratto” sono aspetti che accomunano tantissimi di noi. Una delle possibili cause della sottostima di questo disturbo sta nel fatto che questi sintomi vengono considerati tratti del proprio carattere e quindi non vengono portati all’attenzione ai nostri medici.
Eppure come abbiamo visto l’ADHD non è un fenomeno né leggero né tantomeno passeggero.
L’elevata comorbilità psichiatrica rappresenta sia un ostacolo alla diagnosi sia forse uno dei pochi “mezzi” per farla: se discriminare i sintomi di altri disturbi da quelli dell’ADHD è spesso impossibile, a molti soggetti viene riscontrata l’ADHD durate il trattamento di altri disturbi.
Uno studio del 2006 evidenzia che su un campione di soggetti affetti da patologie psichiatriche valutati anche per l’ADHD, il disturbo era presente dal 6,5% al 25,4%. I quadri più associati sembrano essere la dipendenza da sostanze, il disturbo distimico, l’agorafobia e il disturbo bipolare.
Pazienti poco complianti, che aderiscono parzialmente al trattamento, si dimenticano i compiti, sono impulsivi o sono eccessivamente insoddisfatti dallo scarso miglioramento dei propri sintomi potrebbero essere seguiti con un trattamento diverso se inquadrati anche nel profilo diagnostico dell’ADHD.
Il caso della dipendenza da sostanze
Irritabilità, irrequietezza, scarsa concentrazione, sono solo alcuni dei sintomi che accomunano un adulto affetto da ADHD da un adulto che affetto da un Disturbo da Uso di Sostanze – DUS. Studi recenti ci dicono che il 15% di adulti con ADHD ha una comorbilità con il DUS. Viceversa, il 23% di chi è dipendente da sostanze è affetto anche da ADHD.
Ci sono molte ipotesi sulle cause di questa forte associazione e si sono esplorati fattori genetici e ambientali: se da un lato chi è stato esposto a sostanze durante la gravidanza ha più probabilità di avere l’ADHD, dall’altro molti soggetti si avvicinano alle sostanze stupefacenti proprio a causa di quell’irrequietezza difficile da gestire o della noia difficile da tollerare.
Strumenti di valutazione: la DIVA 2.0
Una delle interviste più usate per fare diagnosi di ADHD nell’adulto è la DIVA 2.0.
La particolarità di questo strumento sta nel fatto che le stesse domande vengono fatte contemporaneamente al soggetto, a un familiare che riferisce per l’infanzia e, ancora meglio, ad una persona che può confermare i sintomi nell’età adulta.
Come per l’infanzia anche per gli adulti la diagnosi viene differenziata a seconda dell’area di compromissione prevalente e si individuano tre sottotipi: sottotipo “inattentivo”, sottotipo “iperattivo-impulsivo”, sottotipo “combinato”.
Trattamento
Il trattamento dell’ADHD è sia farmacologico che psicologico e l’approccio combinato sembra essere quello più efficace.
Sebbene il 25/50% degli adulti trattati con la farmacoterapia mostri un notevole miglioramento dei sintomi, il benessere psicologico non sempre migliora a causa di alcune capacità (skills) mai apprese.
La psicoterapia cognitivo comportamentale (CBT) sembra efficace ad aiutare i pazienti con ADHD a sviluppare importanti abilità che più comunemente si imparano nella crescita ma che l’ADHD rende insidiose.
Attraverso tecniche come la psicoeducazione, i pazienti sono aiutati a imparare a ottimizzare l’organizzazione del tempo e sviluppare le capacità organizzativi e a sviluppare abilità di problem solving.
Si lavora sull’aumento dell’autostima e sui pensieri negativi legati al fallimento relazionale o lavorativo.
Importanti sono gli interventi per la regolazione emotiva e per aumentare le abilità sociali (Social Skill Training) in modo da migliorare le relazioni con gli altri (famiglia, amici, colleghi).
È importante non trascurare il lavoro con i familiari per gli adulti così come per i bambini. Chi vive con un soggetto affetto da ADHD va aiutato a capire e fronteggiare le situazioni che si creano quotidianamente per non subire ogni momento in modo stressante.
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