Qual è lo scopo della psicoterapia?
Sappiamo bene che la psicoterapia è un percorso terapeutico per la risoluzione di problematiche psicologiche, sofferenze emotive e problemi comportamentali.
In modo molto generico possiamo dire quindi che il suo scopo è risolvere tali stati disfunzionali, più o meno persistenti, e promuovere il benessere mentale ed emotivo e il miglior funzionamento della persona.
Generalmente quando parliamo di psicoterapia l’attenzione e le riflessioni sono più spesso rivolte alla descrizione della sintomatologia, all’analisi delle ipotesi eziologiche dei disturbi che le persone possono esperire e ai modelli e agli interventi che si dimostrano efficaci nella risoluzione delle varie problematiche.
Cosa serve perché una psicoterapia sia efficace?
La prima fondamentale risposta che possiamo dare è che il modello psicoterapeutico si sia mostrato efficace alla sperimentazione scientifica.
La ricerca in psicoterapia, oggi più che mai, non ha solo lo scopo di comprendere i disturbi psicologici, ma anche di verificare l’efficacia dei trattamenti attraverso metodologie rigorose e che ormai sempre più si avvalgono delle conoscenze neuroscientifiche.
Ed è così che, per esempio, la Terapia Cognitivo – Comportamentale si è dimostrata efficace per numerosi disturbi psicologici e rappresenta oggi per molti di questi la psicoterapia di prima scelta.
Ma dobbiamo espandere questa riflessione ai processi interni che una psicoterapia mette in atto.
Prima di tutto l’attenzione agli obiettivi
Nei modelli terapeutici evidence – based come la Terapia Cognitivo – Comportamentale e l’Emdr da subito, durante la prima fase di valutazione che avvia il percorso terapeutico, c’è un’attenzione esplicita e condivisa a quelli che sono gli obiettivi che la persona si pone o desidera raggiungere.
Non solo ci si chiede quali sono obiettivi e aspettative, ma si valuta anche quanto siano realistici e soprattutto si cerca di definirli in modo da rendere la terapia stessa valutabile da paziente e terapeuta lungo il percorso.
La maggior parte delle persone che ricerca una psicoterapia è interessata a diventare una persona più forte o più efficace nei diversi ambiti della propria vita. E anche chi ha vissuto traumi importanti si mostra spesso desideroso di “mettersi a lavoro” e risolvere in tempi rapidi.
E in questo processo viene da subito messo al centro dello spazio terapeutico un obiettivo trasversale tipico di tali approcci che è una collaborazione costruttiva e partecipata di entrambi gli attori della psicoterapia: paziente e terapeuta.
Soprattutto le situazioni più complesse ci portano però a fare ulteriori considerazioni.
Su cosa fa leva la psicoterapia?
Affrontare il dolore dei traumi può essere molto doloroso e dannoso se fatto senza una adeguata preparazione, così come cambiare pattern emotivi-cognitivi e comportamentali può essere inizialmente estremamente difficile.
Un obiettivo centrale e trasversale e allo stesso tempo quello su cui la psicoterapia fa leva è la parte della persona che può capire se stesso e dare risposta adeguata ai propri bisogni.
Traumi e trascuratezze precoci disturbano gravemente il modo in cui le persone si percepiscono e come si prendono cura di sé.
Chi è cresciuto in contesti trascuranti o abusanti non ha imparato a prendersi cura di sé perché chi avrebbe dovuto farlo lo ha maltrattato o ha fallito nel fornire cure adeguate.
Molte persone purtroppo imparano che avere dei bisogni è un male o che non è permesso, e qualcuno impara addirittura a punirsi invece che prendersi cura di sé (Gonzalez e Mosquera, 2015).
I bambini interiorizzano le esperienze precoci con i caregiver e vedono loro stessi nello stesso modo in cui vengono visti dagli adulti importanti della loro vita.
Un lavoro sulle proprie capacità di cura diventa allora a volte essenziale per preparare il paziente e perché possa assumere un atteggiamento attivo, positivo e costruttivo all’interno del processo terapeutico.
Dai tempi di Freud il “rafforzamento dell’Io” è stato considerato componente fondamentale del processo terapeutico e così oggi è previsto in molti approcci terapeutici.
Non di rado infatti la psicoterapia richiede una fase iniziale di stabilizzazione, messa in sicurezza e rafforzamento, come base fondamentale per qualsiasi successivo intervento.
Così ad esempio nell’Emdr si è giunti all’introduzione dello sviluppo e installazione delle risorse nella fase di preparazione. Ma anche lungo tutto il percorso e nella Schema Therapy è stato concettualizzato il Mode Adulto Sano.
L’Adulto Sano della Schema Therapy
La Schema Therapy è stata sviluppata da Young (2003) per quei pazienti che non rispondevano bene al trattamento Cognitivo Comportamentale “classico” e lo integra con una maggiore focalizzazione su:
- le emozioni problematiche (facendo uso intensivo di interventi esperienziali e focalizzati sulle emozioni)
- le tematiche e le informazioni biografiche che permettano alla persona di capire le origini delle sue problematiche
- la relazione terapeutica, dove il terapeuta diventa modello di un genitore (entro i limiti della relazione terapeutica) caloroso e amorevole, che permette l’espressione dei bisogni e del dolore e la sperimentazione di nuove modalità.
L’Adulto sano è la parte di noi che è realistica, cioè in grado di accettare se stessa e prendersi cura di sé.
Si fonda sulla capacità di empatizzare a portare rispetto verso se stessi e gli altri, riconoscendo con garbo i propri difetti ed errori.
L’Adulto sano è la parte di noi che sa riconoscere e validare i nostri bisogni, basandoci sul riconoscimento delle proprie sensazioni, riconoscendo il diritto di soddisfarli e ricercare ciò che serve a tal fine.
Chi ha sofferto di trascuratezza o i bambini che crescono con i propri bisogni fisici ed emotivi ignorati o soffocati dalla vergogna, mancano della capacità di discriminare in modo chiaro sia le sensazioni che i bisogni, e di conseguenza di rispondervi in modo adeguato.
L’Adulto sano è anche quella parte in grado di riconoscere i bisogni degli altri.
La capacità decisionale adulta infatti non è guidata dalla soddisfazione immediata dei propri bisogni come succede in un bambino, ma dalla capacità introspettiva e riflessiva che guida il proprio benessere all’interno di una cornice sociale di reciprocità, fondamentale per una vita soddisfacente.
L’Adulto sano è anche la parte che sa proteggersi in modo adeguato, ponendo dei confini e imparando a “dire no” in modo rispettoso agli altri (Gonzales e Mosquera, 2015).
In conclusione è la parte di noi che sa vederci “con i migliori occhi possibili” e che sa trattarci con la lealtà e l’affetto con quel modo accettante che fa parte della proposta dell’Acceptance e Commitment Therapy (ACT, Hayes et al. 1999). E la visione non giudicante dell’approccio Mindfulness che sia l’approccio cognitivo comportamenale che quello Emdr hanno integrato nei loro percorsi.
Come la Schema Therapy rafforza l’Adulto Sano
Uno degli obiettivi centrali della Schema Therapy è rafforzare l’Adulto Sano.
Questo viene ottenuto in parte indirettamente, riducendo gli schemi emotivi, cognitivi e comportamentali disfunzionali.
Ad esempio quando la persona impara a contenere l’influenza di un Genitore Punitivo interiorizzato vengono diminuiti anche i comportamenti punitivi autodiretti.
Ma questo non porta sempre necessariamente a ad apprendere cose nuove e sane. Quindi, quando l’Adulto Sano è una parte molto poco sviluppata nella persona non basta “portare via” la parti malate, la terapia si incentra anche direttamente sull’apprendimento di atteggiamenti e comportamenti sani (Arntz et al. 2013).
La relazione terapeutica
Il terapeuta cerca sempre di relazionarsi con l’Adulto Sano del paziente, con l’obiettivo comune di una collaborazione costruttiva e l’assunzione congiunta di responsabilità.
Si spiega il modello terapeutico e si chiede all’Adulto Sano di riflettere sul processo terapeutico, di esprimere in maniera sana emozioni e bisogni e anche di affrontare insieme i problemi e i blocchi nel processo terapeutico, trovando soluzioni congiunte.
Le tecniche cognitive
La condivisione tra terapeuta e paziente del modello della Schema Therapy rappresenta un importante lavoro cognitivo che richiede continue riflessioni sui propri pattern di funzionamento e riflessioni congiunte circa gli interventi per raggiungere gli obiettivi.
Anche la tecnica delle domande socratiche accompagna il pazienti ad una prospettiva riflessiva più equiibrata e adulta rispetto a se stessi e al mondo.
Le tecniche emozionali
Gli interventi focalizzati sulle emozioni che rafforzano l’Adulto Sano sono principalmente i dialoghi con le sedie (modalità terapeutica ripresa dall’approccio Gestalt) e e gli esercizi di Imagery Rescripting.
Il dialogo con le sedie permette al paziente di distinguere le diverse parti del paziente. Ogni parte si siede su una sedia e lì assume quella prospettiva, sente quelle emozioni e si esprime.
Così si da l’opportunità di chiarire ii conflitti interni, le ambivalenze, validare i bisogni, le intenzioni e riflettere sui pro e i contro di ciascuna parte.
Negli esercizi di imagery rescripting si accede ad una situazione emotivamente stressante tramite l’immaginazione mentale e attraverso la flessibilità e la creatività del terapeuta e via via sempre più dell’adulto sano, l’immagine e gli accadimenti vengono cambiati nell’immaginazione in modo da dare nell’esercizio risposta adeguata ai bisogni della persona e sviluppare la possibilità di esperienze emotive sane e positive.
Le tecniche comportamentali
Le prospettive e i comportamenti dell’Adulto Sano vengono via via trasferite dal setting della terapia alla vita quotidiana e al mondo sociale della persona. Viene quindi potenziata la possibilità della persona di impegnarsi in attività sane e soddisfacenti, con un buon equilibrio tra obblighi e divertimento; la capacità di impegnarsi nello studio e nel lavoro.
L’Adulto Sano come agente e obiettivo della terapia
Se all’inizio della terapia l’Adulto Sano è molto debole, viene modellato e rafforzato direttamente dal terapeuta o altre figure di aiuto.
Poi sarà sempre più la parte del paziente ad agire nella terapia e nel contesto di vita del paziente.
La psicoterapia è un viaggio, a volte molto impegnativo, che richiede valutazioni e preparazione.
Possono verificarsi eventi imprevisti o impegnativi e dobbiamo quindi essere equipaggiati per l’avventura.
È importante comprendere da subito le risorse che abbiamo a disposizione, come le organizzeremo in modo efficace, che cosa richiede ulteriore preparazione e come ci divideremo le responsabilità di tale impresa.
Dove il punto di arrivo è l’integrazione di se stessi in una nuova identità.
Bibliografia
- Arntz et al. 2013. Schema Therapy in Azione: teoria e pratica. Istituo di Scienze Cognitive Editore, Sassari
- Forgash et al. 2014. EMDR e Ego State Therapy. Il trattamento del trauma e della dissociazione. FerrariSinibaldi Edizioni, Milano
- Hayes S.C. et al. 1999. Acceptance e Commitment Therapy: An experiential approach to behavior change. Guilford Press, New York
- Gonzales A. e Mosquera D. 2015. EMDR e dissociazione: l’approccio progressivo. Giovanni Fioriti Ed., Roma
- Young J. E. et al 2007. Schema Therapy. La terapia cognitiva-comportamentale integrata per I disturbi della personalità. Eclipsi, Firenze.