La paura dei ragni, scientificamente detta aracnofobia, è una delle fobie più comuni e colpisce prevalentemente le donne.
Può presentarsi come un semplice disgusto fino a limitare l’autonomia della persona.
Gli alti tassi che vengono riscontrati del 50% di donne e 18% di uomini indicano una media tra le persone che sono assolutamente terrorizzate dei ragni e coloro che li trovano un po’ inquietanti. In realtà chi soffre in maniera grave di aracnofobia è il 3-7%.
La paura dei ragni fa parte delle fobie specifiche che in genere si sviluppano durante l’infanzia o l’adolescenza. L’aracnofobia consiste in una paura irrazionale, così definita per la sua natura e intensità, che porta la persona ad evitare in tutti i modi l’oggetto temuto.
Sintomi dell’aracnofobia
Per quanto riguarda i sintomi, esiste un’ampia variabilità. Non è necessario che sia presente l’elemento fobico ma anche la sola immagine mentale o alcuni stimoli a essa associati sono sufficienti per scatenare la paura.
Tra i principali sintomi dell’aracnofobia, così come di altre fobie, troviamo:
- Tachicardia
- Sudorazione
- Nausea
- Tremore
- Disturbi gastrointestinali
- Capogiri o vertigini
- Respiro affannoso o iperventilazione
- Attacchi di panico
L’ansia per i ragni inoltre può essere anche anticipatoria: la persona prova ansia solamente prevedendo la situazione temuta ed è per questo che attua dei comportamenti di evitamento.
Se poi il soggetto percepisce l’impossibilità di allontanarsi o di evitare la situazione è possibile che l’ansia sia tale da provocare un attacco di panico anche di fronte ad un piccolo ed innocuo ragno.
Anche solo l’idea che in una stanza ci possa essere un aracnide può impedire al soggetto di entrarvi senza un preventivo controllo da parte di altre persone.
La percezione alterata del ragno nell’aracnofobico
Chi ha paura dei ragni ha una percezione alterata delle dimensioni degli stessi, cioè li vede più grandi di quello che sono.
In uno studio, a dei soggetti a cui era stata diagnosticata l’aracnofobia è stato chiesto di guardare delle tarantole di varie dimensioni, quindi stimare le loro grandezze (Vasey et al., 2012). Coloro che avevano più paura dei ragni tendevano a sopravvalutarne le dimensioni.
Ovviamente, questa distorsione percettiva difficilmente aiuta ad affrontare la aracnofobia. Allo stesso modo, le persone che hanno paura dei ragni li percepiscono come più vicini, se sono diretti verso di loro.
Dei ricercatori hanno messo dei partecipanti a guardare un video di ragni che si dirigevano verso di loro. Anche in questo caso, chi ha avuto più paura dei ragni, è stato colui che ha anche sottostimato la distanza che lo separava dal ragno. Questo comportamento avrebbe un senso adattivo: se un oggetto è pericoloso, è meglio reagire in anticipo.
Le reazioni alla vista di un aracnide possono risultare esagerate agli occhi non solo degli altri, ma anche dell’aracnofobico stesso. Per molte persone, l’aracnofobia può essere un problema serio, dal momento che l’ansia che ne scaturisce può indurre a cambiare il proprio stile di vita come ad esempio evitare di vivere in zone di campagna.
Teorie a cause della fobia dei ragni
Finora, non era chiaro se la paura per i ragni fosse innata oppure appresa. Mentre alcuni scienziati sostenevano che impariamo ad avere questa paura dal contesto in cui cresciamo, altri invece credevano che questa fosse una paura innata.
Uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Max Planck di Lipsia (Germania) afferma che l’aracnofobia ha un’origine innata ed evolutiva. Tramite l’analisi della dilatazione pupillare, è stata misurata l’ansia di alcuni neonati mentre osservavano foto di ragni e serpenti.
La ricerca ha dimostrato che i bambini mostravano segni d’ansia (dilatavano le pupille) quando guardavano foto di ragni e serpenti mentre lo stesso non accadeva con fiori o pesci.
Questo comportamento è presente già a sei mesi, quando ancora ovviamente non si ha la consapevolezza della potenziale pericolosità di questi animali. Questo dato supporterebbe l’origine innata ed evolutiva della fobia dei ragni.
Esistono alcune teorie sulle possibili cause che provocano la paura irrazionale per i ragni. Secondo la teoria evolutiva l’aracnofobia è una paura naturale dei ragni velenosi sviluppata dai nostri antenati per sopravvivere ed ereditata dall’uomo moderno.
È per questo motivo che si manifesta sin dall’infanzia. Altri sostengono che sia determinata da esperienze negative e traumatiche come l’essere morsi da un ragno. La terza teoria ritiene che la paura dei ragni abbia origine dalla cultura popolare. In alcune culture il ragno era ed è visto come simbolo positivo portatore di fortuna e guarigione, mentre in altre erano considerati per la maggior parte velenosi e quindi portatori di malattie e morte.
La paura è qualcosa di fisiologico utile alla crescita in quanto serve ad attivare reazioni che ci difendono dal pericolo, ma la paura può diventare irrazionale. Le paure, infatti, si basano sull’interpretazione che diamo della realtà ed è per questo che alla fine qualcuno sarà terrorizzato dai ragni mentre qualcun altro li potrà tranquillamente toccare.
Trattamento dell’aracnofobia
L’aracnofobia può avere un impatto notevole sulla vita delle persone. Tuttavia, oggi è possibile rivolgersi a figure specializzate nel trattamento di questa fobia.
In genere, la terapia ha inizio sottoponendo il soggetto aracnofobico a domande mirate sulla sua paura, in cui viene chiesto di descrivere la propria reazione alla vista di un ragno o anche di indicare se si ha paura di una tipologia di ragni in particolare al fine di estrapolarne i motivi che l’hanno indotta. Nonostante la maggior parte delle volte il paziente non sia in grado di dare una spiegazione precisa e sicura sulla sua aracnofobia.
Gli interventi comportamentali
L’esposizione graduata agli stimoli ansiogeni è considerata la principale modalità di trattamento per le fobie specifiche. Si può iniziare gradualmente con una esposizione in immaginazione che consiste nel chiedere al paziente di immaginarsi una situazione fobica con un ragno.
E’ importante aiutare la persona a raggiungere un’immagine molto vivida della situazione temuta, favorendone una descrizione molto attenta e precisa, incoraggiandolo a immaginare tutti gli aspetti della situazione. La grandezza, il colore, la collocazione, la velocità e il tipo di movimenti del ragno.
Si possono anche visualizzare immagini e video di ragni, per poi passare a esemplari veri attraverso una teca di vetro per poi infine terminare con il contatto diretto (esposizione in vivo). Oggi un valido aiuto arriva anche dalla realtà virtuale che permette di simulare situazioni in cui ci si trova alla presenza dei tanto temuti ragni.
Gli interventi cognitivi
Alcune tecniche cognitive come l’elicitazione dei pensieri negativi, la ristrutturazione cognitiva, l’uso di ABC possono essere utilizzati come supporto durante le pratiche di esposizione.
In questo caso, oltre all’esposizione ai ragni, sarà utile scoprire cosa la persona pensi nei momenti di maggior timore e modificare i pensieri che mantengono la sua paura.
Spesso è proprio la scarsa conoscenza dell’aracnide ad intensificare la paura. Il paziente, dunque, potrebbe reperire informazioni sui rischi connessi al morso di ragno, sul ruolo di questi animali nell’ecosistema o sui casi di morte per avvelenamento da aracnidi.
Utile può essere anche guardare un modello costituito da un’altra persona che interagisce con un ragno perché contribuisce a ridurre la risposta paurosa. Per affrontare la fobia specifica può essere anche indicata una psicoeducazione sul significato dell’ansia, integrando tecniche di rilassamento muscolare perché la condizione di rilassamento è antagonista a quella di ansia che caratterizza la fobia.
La psicoterapia, in particolar modo ad orientamento cognitivo-comportamentale, può quindi aiutare l’individuo ad affrontare la sua fobia e a ridurre i pensieri negativi associati alla paura.