Greta Thunberg ha da poco compiuto 18 anni ed è diventata anche lei un’adulta con sindrome di Asperger, un Disturbo dello Spettro Autistico (riguarda circa l’1% della popolazione) che può passare a lungo sotto silenzio, determinando così una diagnosi spesso più tardiva rispetto a quella di altre forme di autismo.
Lei lo ha scoperto a 13 anni, ma tanti altri ci convivono tutta la vita senza saperlo, comunque soffrendo a causa delle proprie difficoltà emotive, del sentirsi diversi e incapaci di stabilire relazioni con gli altri.
Accade lo stesso a chi ha il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), che si stima riguardi in Italia il 2% della popolazione, circa un milione di adulti. Ma ne è consapevole meno di uno su cinque.
Si tratta di persone che faticano nella vita di tutti i giorni perché sono troppo impulsive e disorganizzate, incapaci di focalizzarsi o di gestire gli stress e le emozioni. Una vita più serena grazie a interventi mirati è possibile anche negli adulti, ma il primo passo è arrivare velocemente alla diagnosi corretta.
Disturbi del neurosviluppo
I Disturbi del Neurosviluppo si manifestano nei primi anni d’età, quindi rientrano nell’ambito di lavoro dei neuropsichiatri infantili, che storicamente, per primi li hanno riconosciuti e studiati.
Anche tutt’ora il focus delle ricerche è centrato principalmente su questa fascia d’età, ma sappiamo bene che questi disturbi persistono anche nell’ età adulta; infatti, anche se le loro manifestazioni si modificano in relazione allo sviluppo di ciascun individuo, gli aspetti più caratteristici dei Disturbi del Neurosviluppo vengono di solito mantenuti, così da compromettere il benessere di chi ne è affetto in ogni fase della vita.
Purtroppo, come sopra riportato, non sono rari i casi in cui i sintomi restano senza diagnosi ben oltre i diciotto anni: nell’adulto infatti l’ADHD e i Disturbi dello Spettro Autistico (soprattutto nelle forme più attenuate coma la Sindrome di Asperger) possono essere mascherati da altre condizioni psicopatologiche che spesso si determinano proprio perché le strategie di adattamento messe in atto dai soggetti che ne sono affetti risultano spesso insufficienti a mantenere un buon funzionamento nel lavoro, nello studio, nelle relazioni, esponendo di fatto il paziente a continui stress e traumi psicologici.
Prima di analizzare più approfonditamente questi fenomeni evolutivi è opportuno un richiamo ai fondamentali criteri diagnostici che identificano queste due patologie.
Criteri diagnostici
Le caratteristiche fondamentali del Disturbo dello Spettro Autistico sono:
- Deficit della interazione sociale, che si esprime con l’incapacità di mantenere la normale reciprocità della conversazione, con una ridotta condivisione di interessi, emozioni o sentimenti, in assenza di empatia verso i coetanei;
- deficit dei comportamenti comunicativi non verbali, come anomalie del contatto visivo e del linguaggio del corpo, deficit della comprensione e dell’uso dei gesti; fino a una totale mancanza di espressività facciale;
- presenza di interessi, movimenti o eloquio ripetitivi, con aderenza alla routine priva di flessibilità (per es., estremo disagio davanti a piccoli cambiamenti, schemi di pensiero rigidi, saluti rituali, necessità di percorrere la stessa strada o mangiare lo stesso cibo ogni giorno);
- iper o iporeattività in risposta a stimoli sensoriali, o interessi incongrui verso aspetti sensoriali dell’ambiente con reazione di avversione nei confronti di suoni o fonti luminose.
Riportiamo poi gli elementi costitutivi del Deficit dell’Attenzione e/o Iperattività (sigla inglese ADHD) che colpisce tra il 5 e il 7% dei soggetti in età scolastica.
Il deficit da disattenzione e iperattività (ADHD)
Il bambino con iperattività:
- fatica a stare fermo o seduto, assume posizioni contorte
- mette in atto una serie di attività motorie assolutamente afinalistiche
- gioca in modo rumoroso e disorganizzato
- presenta verbalizzazioni eccessive.
Il deficit attentivo si manifesta con:
- labilità attentiva
- interruzione e difficoltà a seguire i discorsi altrui
- incostanza nel seguire le regole
- difficoltà a organizzarsi
- perdita degli oggetti
- grande facilità a distrarsi con qualsiasi stimolo presente nell’ambiente
- problemi nell’eseguire o portare a termine compiti banali o attività routinarie
L’impulsività, infine, si esprime come:
- incapacità a riflettere
- difficoltà ad attendere o rispettare il proprio turno
- fatica a prevedere le conseguenze di un’azione, con il risultato di esporsi spesso a situazioni pericolose
- tendenza a fornire risposte incontrollate, a disturbare e interrompere gli altri, ad esprimersi con un eloquio eccessivo e non modificabile dalle limitazioni del contesto sociale.
Disturbi del neurosviluppo negli adulti
Per molto tempo si è ritenuto che i Disturbi del Neurosviluppo potessero manifestarsi quasi esclusivamente nell’età evolutiva, con successiva tendenza alla attenuazione dei sintomi, così da rimanere poi in una dimensione sottosoglia, quindi misconosciuta e, di conseguenza, non adeguatamente trattata, perché priva di adeguato riconoscimento nell’ambito dei Servizi di Salute Mentale Adulti.
É invece poi risultato chiaro che spesso ADHD e autismo possono mantenersi in età adulta, modificando le modalità di espressione a seconda dell’età.
I motivi della metamorfosi sindromica di queste patologie dall’infanzia all’età adulta sono almeno due:
- un adulto che ha convissuto con il disturbo per anni può aver imparato strategie compensatorie atte a ridurne l’impatto sul funzionamento globale;
- alcuni sintomi cambiano spontaneamente: per esempio, l’iperattività diminuisce con l’età in ogni individuo, mentre altri sintomi, pur non aumentando di intensità, si rendono più evidenti per il diverso impatto sullo stile e sulla qualità di vita dell’adulto.
Autismo e ADHD: come riconoscerli in età adulta
Il primo passo per arrivare alla diagnosi è riconoscere i campanelli d’allarme dei disturbi del neuro sviluppo nell’adulto.
Elementi indicativi di AUTISMO in età adulta
- scarse capacità di interazione e comunicazione sociale
- bassa autostima
- interessi limitati e, a tratti, ossessivi, con un grande bisogno di routine fissa
- vasta gamma di comportamenti e interessi ristretti e molto particolari
- mancanza di flessibilità di pensiero
- scarsa capacità di autonomia nelle scelte di vita
- notevoli difficoltà nell’affrontare i cambiamenti all’interno del loro ambiente
- mancanza di spontaneità e di iniziativa
- possibile presenza di comportamenti aggressivi (auto o etero diretti)
- attaccamento alla routine come valvola di sicurezza per mantenere prevedibilità e controllo nella propria vita.
Elementi indicativi di ADHD nell’età adulta
AMBITO SOCIALE
- Persistente iperattività motoria con comportamenti non adeguati ad un adulto
- Deficit dell’attenzione
- Labilità affettiva, frequenti sbalzi di umore ed abuso di sostanze
- Scarso autocontrollo e tolleranza delle frustrazioni, impulsività, facile irritabilità e ricorso alla violenza
- Inadeguata risposta agli stress
- Inadeguate abilità sociali
- Bassa autostima
- Aumento degli incidenti stradali per aumentato rischio di superamento dei limiti di velocità
AMBITO LAVORATIVO
- Incapacità di darsi delle priorità per pianificare e portare a termine un compito, con la conseguenza di frequenti insuccessi lavorativi e ripetuti cambi di lavoro
- Minor affidabilità
- Frequenti assenze
- Conflitti coi superiori e colleghi
- Diminuzione di produttività
- Salario più basso
AMBITO FAMILIARE
- Difficoltá relazionali
- Tendenza a interrompere rapporti affettivi
- Rischio di violenza intrafamiliare
- Maggior propensione a divorzi e separazioni
- Frequente cambio di casa
- Più forte rivalità tra fratelli
Va quindi ricordato che i Disturbi del Neurosviluppo, malgrado il progresso nelle conoscenze, la diagnosi e gli interventi precoci, rimangono tipicamente patologia lifetime: i bambini affetti da Autismo o ADHD diventano quasi sempre adulti autistici o con ADHD, perché la diagnosi, durante il corso della vita, ha una stabilità molto forte.
Ciò non significa ovviamente che nulla muti. Tantomeno che non ci sia nulla da fare per trattare queste situazioni.
I trattamenti farmacologici
Diversamente da quanto accade nei bambini, negli adulti i farmaci sono la prima scelta.
Per l’ADHD il farmaco più utilizzato è il Metilfenidato, che tuttavia nel nostro Paese non può essere prescritto dopo i 18 anni.
Un aspetto che ne limita fortemente l’impiego, motivo per cui in Italia l’unico farmaco approvato per l’adulto con ADHD è Atomoxetina, che porta a una remissione del disturbo il 60-70% dei pazienti trattati, agendo prevalentemente sulla corteccia frontale.
Purtroppo, nonostante le possibilità terapeutiche, si stima che tuttora appena il 10% degli adulti con ADHD venga curato.
Per quanto riguarda l’Autismo, non esistono farmaci specifici per migliorare gli aspetti centrali di questa patologia, ma la contemporanea presenza di altre malattie psichiatriche (depressione, ansia, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbo bipolare) comunemente associate, fa sì che un trattamento di queste forme patologiche può comunque migliorare il quadro psichico generale.
Di fronte a questo quadro è difficile pensare che la psichiatria degli adulti possa continuare ad ignorare questo problema, ma la questione richiede la collaborazione tra l’area della Salute Mentale Infantile e quella dell’età Adulta, anche per realizzare campagne informative tese a diffondere la consapevolezza della necessità di occuparsi delle persone con patologie del Neurosviluppo durante tutto l’arco della loro vita.