“Nessuno questa cosa l’avrebbe voluta. Nessuno l’ha cercata. Ma ora che c’è stata non serve dimenticarla. Serve invece riattraversarla, col potere che ha la memoria di rivivere ciò che è stato, per farne tesoro. Per capire se questo tempo così stropicciato ci ha insegnato qualcosa. Questo è quello che fa la storia. Tiene traccia di tutto. E lo trasforma in memoria. Permettendoci di imparare. Per tenere tutto ciò che serve. E non ripetere ciò che è stato invece fonte di un dolore sterile. Perché il dolore può essere anche fertile. Quando il dolore si fa fertile, non solo c’è elaborazione. C’è anche evoluzione”. (A. Pellai, 2020)
L’emergenza Coronavirus ci ha colti alla sprovvista, lasciandoci spiazzati, privandoci dei nostri riferimenti, delle nostre abitudini, spogliandoci delle nostre certezze e mettendoci in contatto con le nostre paure.
Ha investito tutto e tutti come uno tsunami e ci ritroviamo disorientati e senza una bussola con cui riorientare la nostra vita.
A volte va così. La vita ci casca addosso e ci obbliga ad adattarci, ad allargarci, stringersi o piegarsi. Accadono eventi che ci destabilizzano, ci metto a dura prova, ci obbligano a reinventarci, a confrontarci con nuove e vecchie paure e a doversi inventare il coraggio e la speranza come antidoto all’ansia e all’impotenza.
Il COVID-19 per i bambini, in particolare, si è iscritto come esperienza destabilizzante, in quanto ha comportato una serie di cambiamenti nella routine e nelle abitudini della vita di tutti i giorni, facendo crollare ritmi di vita e di relazioni e costringendoci a crearne di nuovi con l’incertezza di quello che sarà.
Come noi, anche i bambini, si sono sentiti imprigionati fra le mura di casa, con il costante desiderio e bisogno frustrato di potersi muovere, di guardarsi intorno e di scoprire cose nuove.
Si sono ritrovati giorno dopo giorno a ripetere gli stessi giochi, ad abitare gli stessi spazi, a guardare gli stessi programmi alla tv, più con la necessità, forse, di riempire un vuoto, che perché realmente interessati e coinvolti.
Inoltre, il fatto di non poter uscire di casa, o potendolo fare in modo limitato e circoscritto, può aver aumentato il bisogno, fisiologico, di movimento nei bambini, esasperando il bisogno di scaricare energia che si è manifestato in maggior tensione, irritabilità, con frequenti risvegli notturni o difficoltà di addormentamento, frenesia, difficoltà di attenzione e concentrazione.
Dall’altro lato, il ritorno, seppur condizionato, alla normalità ha nuovamente rappresentato delle sfide e delle reazioni nei più piccoli, costringendoli a confrontarsi con una nuova “distanza” relazionale e situazionale, con il senso di perdita rispetto a limiti e riferimenti fisici, con la possibilità di ritrovarsi in luoghi “troppo pieni”, fatti di “troppe persone”.
Numerosi ricercatori stanno effettuando studi per documentare le condizioni psicologiche dei figli e dei genitori durante questi mesi di limitazioni e restrizioni.
In una recente ricerca alcuni studiosi italiani e spagnoli (Mireia Orgiles, Alexandra Morales, Elisa Delvecchio & co., 2020) hanno intervistato un campione di 1143 genitori con figli di età compresa tra i 3 e i 18 anni, per evidenziare quali cambiamenti emotivi e comportamentali si siano riscontrati maggiormente dopo il lockdown.
Circa l’85% dei genitori, ha notato, in questo periodo, in particolare:
- difficoltà di concentrazione
- noia
- irritabilità
- ansia e preoccupazione
- senso di solitudine
Secondo quanto riferito dai genitori, i bambini sembrano presentare disturbi del sonno, con problemi di addormentamento e risvegli notturni, comportamenti regressivi, con perdita di competenze acquisite prima del lockdown, comportamenti aggressivi più frequenti, presenza di paure in precedenza sconosciute.
Si tratta di osservazioni che devono essere confermate, ma mostrano la comparsa di segnali di disagio e di malessere che probabilmente sono legati al clima di tensione e restrizione attuale.
E’ importante chiedersi se queste stesse difficoltà di regolazione emotiva abbiano un carattere di transitorietà oppure siano destinate a persistere.
La realtà è quella che è, quindi, che fare?
E’ utile riconoscere che la paura non è il panico e la preoccupazione non è l’angoscia.
I bambini sentono. Cosa possiamo fare rispetto a questo loro sentire?
Essere consapevoli ed essere adulti.
Gli adulti hanno il compito di aiutare i bambini a comprendere quello che è successo e che sta ancora succedendo, non cadendo nel tutto pieno, va tutto bene, non c’è niente di cui preoccuparsi, o nel tutto vuoto, è terribile non c’è niente che possiamo fare.
Saper diventare gli strumenti attraverso cui i nostri figli riescono a bilanciare e differenziare il tempo loro e il nostro, le emozioni loro e le nostre, percependo in modo concreto che se ho un altro al mio fianco è più probabile che io possa stare in equilibrio e che non cada.
Il coraggio si impara
Ho paura, hai paura, abbiamo tutti paura!
Quale forza che ci abita può aprire la porta alla paura? Il coraggio, l’incoraggiamento.
Incoraggiare significa stimolare nell’altro la riflessione su come risolvere il problema: “Tu come la vinci questa preoccupazione forte che hai?
Il coraggio si apprende da noi genitori; se vogliamo essere dei modelli di coraggio per loro, dobbiamo mostrare non solo la forza e l’eroismo ma anche la nostra paura e la nostra parte più vulnerabile, con gli opportuni filtri, in modo da non spaventare i bambini ma da risultare comunque autentici.
I bambini combattono davvero e combattono per regolare paure che sono profondissime. E’ ora che facciamo gli adulti e per fare gli adulti è necessario occuparsi dei bambini, dare voce e contenimento alle loro paure, senza lasciare che questa esperienza possa sedimentarsi come se niente fosse successo, lasciandola in una sorta di limbo, in cui tutte le preoccupazioni continuano ad oscurarsi l’una con l’altra.
Tutto è affrontabile e superabile se hai qualcuno a cui aggrapparti!
Lo stress è ciò che accade quando affrontiamo una sfida che richiede più risorse di quelle che abbiamo normalmente.
Gli adulti e così i bambini, hanno bisogno di tornare ad una fase di recupero dallo stress, per fermare le reazioni allo stress e tornare ad una condizione di equilibro.
Lo stress è soggettivo! Quello che per una persona è stressante potrebbe non esserlo per un’altra. Quello che è stressante per un bambino potrebbe non esserlo per un adulto. Indipendentemente dalla fonte dello stress, ciascuno di noi ha il proprio livello di stress che riesce a gestire, mettendo in atto abilità di adattamento alle nuove circostanze anche quando sono avverse.
La resilienza è la capacità di affrontare momenti difficili senza farsene travolgere. Le persone che sono più resilienti hanno una maggiore capacità di fronteggiare le situazioni, si stressano di meno e recuperano meglio; le persone meno resilienti e più vulnerabili si stressano di più ed è più difficile recuperare.
Quali sono i segnali di stress nei bambini:
- Aumento dei capricci
- Atteggiamenti rumorosi
- comportamenti regressivi
- Cambio del tono dell’umore
- Iperattività
- Iperattività con irritabilità
- Difficoltà di concentrazione
Come regolatori dello stress del vostro bambino, contribuite alla fase di recupero dallo stress attraverso comportamenti di conforto, validazione, sintonizzazione ed empatia.
La sintonizzazione utilizza suoni, gesti e parole di consolazione che entrano in risonanza con quello che prova il bambino in termini emotivi: “si lo so, è davvero dura!”; la validazione dice così: “capisco perché ti senti in questo modo”; l’empatia dice: “sento anche io quello che stai sentendo tu”.
Per aiutare il proprio bambino a contenere e regolare il proprio stress si potrebbe dire qualcosa del tipo: “capisco che ti senti spaventato e sopraffatto in questo momento, so che è dura. Io sono qui vicino a te e ti aiuterò, insieme troveremo una soluzione!
Anche se quello che provano i nostri bambini è qualcosa di grande, i grandi sentimenti non sono così grandi e inaccessibili se qualcuno che ti è vicino ti aiuta a contenerli.
Le regole regolano
Una grande parte della regolazione dello stress di un bambino richiede di stabilire dei limiti su come può agire e stabilire dei confini al di la dei quali non può andare, assicurandosi di farlo in un modo fermo e calmo.
Ogni comportamento ha un significato; ovvero, il comportamento è un linguaggio che esprime bisogni di attaccamento.
L’invito è quello di provare a distaccarsi per un momento da se stessi e dai propri sentimenti e provare a riflettere ed immergersi nell’esperienza dei nostri figli, cercando di leggere il loro comportamento alla luce del loro bisogno di attaccamento.
Gianni Rodari: Rivoluzione
I limiti, la diffidenza, la ritrosia, non servono; per uscire da questo periodo buio potrà esserci solo un modo: la collaborazione di tutti.
Poesia sulla vicinanza in tempi di distanza.
Ho visto una formica
in un giorno freddo e triste
donare alla cicala
metà delle sue provviste.
Tutto cambia: le nuvole,
le favole, le persone …
La formica si fa generosa …
E’ una rivoluzione.
Bibliografia
- Ammaniti M. (2020). E poi i bambini.
- Gibbs D.V. (2017). Self-regulation & Mindfulness.
- Orgiles M., Morales M., Delvecchio E., Mazzeschi C. (2020). Immediate Psychological Effetcs of COVID-19 Quarantine in youth from Italy and Spain.
- Pellai A. (2020). Mentre la tempesta colpiva forte.
- Siegel D.J., Brysn T.P. (2015). La sfida della disciplina. Governare il caos per favorire lo sviluppo del bambino.