Paura di morire e Covid-19
Ognuno di noi, soprattutto in questo periodo di emergenza e incertezza, ha pensato almeno una volta alla morte. O perché ne siamo stati colpiti direttamente o perché la sfida alla malattia, che riguarda tutto il paese, ci ha inevitabilmente toccato, anche solo tramite una notizia al telegiornale.
Le reazioni di fronte a tale tema possono essere diverse, a seconda delle caratteristiche personali e caratteriali. Chiaramente chi è venuto a contatto diretto con la malattia o peggio ancora la morte dovuta al COVID-19 o alle difficoltà sanitarie che il virus ha imposto, ha dovuto fare i conti anche con il lutto, un lutto che potremmo definire complicato.
Complicato perché in questa situazione la morte si tinge di tinte che raramente abbiamo visto (possono venire in mente i desaparecidos in Argentina), in cui la morte è senza un corpo, senza la possibilità di celebrarla tramite un rito (funebre o di saluto alla salma) e senza quindi una condivisione.
Inoltre, le sovra informazioni rispetto al tipo di morte che spetta, sono spaventanti e portano a immagini e fantasie terribili su come si può muore.
È un tema quindi, quello della morte e della paura di morire, molto attuale per il contesto sociale e sanitario che stiamo vivendo. Ma per molte persone lo era anche precedentemente a questa emergenza, in quanto legata a problematiche psicopatologiche che vediamo di seguito.
Paura di morire e ambiente familiare
La paura di morire si ritrova in numerosi disturbi che coinvolgono la salute mentale, come timore di base che porta a sviluppare il sintomo o come condizione esistenziale, legata ad aspetti personologici.
Come esseri umani siamo l’unica specie consapevole della nostra esistenza, e questo ci permette di ragionare su noi stessi, portando a due tipi di conseguenze. Queste si collocano ai poli di un continuum che va dall’essere terrorizzati per il fatto che tutti dobbiamo morire e che può accadere da un momento all’altro, al cercare di vivere la vita nel miglior modo possibile perché è l’unica che abbiamo.
Non nasciamo con la paura di morire. Infatti i bambini fino ai tre, quattro anni non sono consapevoli della morte e quindi non possono preoccuparsene. L’idea è troppo astratta, lontana dalla propria esperienza fatta di gioco, azioni, divertimenti, nutrimento e condivisione.
Non comprendono che significa scomparire per sempre. Solo con il tempo si impara a capire che esiste una “cosa” chiamata “morte” che porta via le persone per sempre. Questa graduale consapevolezza permette di assimilare la riluttante idea che prima o poi tocca a tutti, favorendone l’accettazione intorno ai dieci, undici anni.
Ansia di morte nei bambini
Ma possiamo notare come, per alcuni bambini, vi siano stati ansiosi riguardo all’argomento già da piccoli. Questo accade quando l’ambiente familiare non soddisfa i bisogni necessari per dare quel “nutrimento emotivo” che permette di accettare anche un’idea terribile come quella della morte.
Bambini abbandonati a loro stessi, non curati, non visti, vedono il loro mondo decadere e devono dare un senso a tale degradazione, ma non hanno le capacità emotive e cognitive per farvi fronte.
D’altra parte bambini che hanno avuto madri amorevoli e accudenti, hanno la possibilità di mitigare le ansie relative alle paure della morte e a integrarle all’interno del loro sistema di significati. I bambini che hanno avuto questo tipo di esperienze, svilupperanno una base sicura da adulti e non saranno soggetti al timore di annichilimento o alla paura della morte.
In questa condizioni la morte è integrata nella propria visione del mondo, ma l’idea non avvelena la sicurezza di sé nel corso della vita.
Paura di morire e disturbi di personalità
Le condizioni familiari e ambientali disfunzionali descritte sopra, possono portare alla strutturazione di un disturbo di personalità. Ossia un pattern costante di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo e determina disagio o menomazione (APA, 2014).
Ad esempio, ritroviamo la paura di morire nel disturbo narcisistico di personalità, quando il profondo senso di vuoto, che deriva da storiche esperienze di deprivazione emotiva, fa capolino. Questo avviene quando queste persone non si sentono ammirate dagli altri, ed entrano in uno stato di solitudine, in cui il pensiero della morte diventa terrifico. La paura della morte entra così ad appesantire lo stato mentale depressivo terrifico, in cui si immaginano soli fino alla fine.
Talvolta anche nel disturbo dipendente di personalità ritroviamo temi esistenziali relativi alla morte. In questo caso, quando si perde la persona su cui fare affidamento, emerge la vera mancanza di scopi e desideri, cuore centrale di questo disturbo. La morte diventa così l’ennesimo tema privo di senso, di cui magari avere paura, se si pensa che possa essere vissuta da soli, quindi incapaci di affrontarla.
Paura di morire e disturbo di panico
Se portiamo l’attenzione ad altri disturbi possiamo osservare che la paura di morire è un pensiero tipico durante i primi attacchi di panico.
Infatti, la persona che sperimenta un attacco di panico, con le relative manifestazioni fisiche e fisiologiche di iperattivazione, può temere di perdere il controllo, di impazzire o di morire. In quest’ultimo caso i sintomi quali palpitazioni, dolori al torace, sensazione di sbandamento o svenimento, possono portare a credere di avere un infarto, un’ischemia e di essere quindi in punto di morte.
Solitamente gli accertamenti medici scongiurano questa eventualità, ma la persona teme ormai di poter riprovare tale stato e si struttura il disturbo di panico, alla cui base c’è il timore di sentirsi nuovamente così, come durante i primi attacchi.
Dopo i primi episodi di panico, solitamente l’individuo capisce che non è in pericolo la sua vita e non teme più di morire, quanto di sperimentare le spaventose sensazioni fisiche e fisiologiche ed è questo pensiero disfunzionale che aumenta l’ansia e porta ad un nuovo attacco o a evitamenti e comportamenti protettivi (non andare al cinema) che mantengono il disturbo.
Paura di morire e disturbo d’ansia di malattia
Contrariamente a quanto il senso comune ci porta a credere, nel disturbo da ansia da malattia (ex ipocondria) il timore di base non è tanto la paura di morire, quanto la terribilità e l’insopportabilità della condizione di malattia.
Infatti, spesso, si crede che chi si preoccupa di sintomi fisici come segnale di una malattia, sia preoccupato di morire. In realtà la preoccupazione di fondo riguarda l’incapacità di fronteggiare materialmente ed emotivamente la condizione di malattia.
Le interpretazioni catastrofiche delle anomalie corporee sono centrati su possibili esiti fatali a lungo termine, anziché imminenti, come invece avviene nel panico.
Il trattamento cognitivo comportamentale
È raro che la paura di morire venga trattata come un sintomo a sé, come una fobia (tanatofobia). Essa infatti è più una condizione che va definita all’interno del quadro psicopatologico in cui si dispiega, che siano aspetti personologici, sintomatologici o entrambi.
Quando il tema della morte è legata ad aspetti di personalità disfunzionale il lavoro è ampio. Riassumendo consiste nel fornire quel nutrimento emotivo che è mancato in infanzia, aiutare la persona a costruire scopi e desideri personali e dare nuovi significati legati alla morte, che possano essere integrati nel sistema di valori dal paziente.
Mentre per quanto riguarda i pensieri relativi alla morte nei disturbi sintomatologici come il disturbo di panico e il disturbo d’ansia per la salute, la ristrutturazione cognitiva, il lavoro su rimuginio e ruminazione e sulla gestione delle emozioni, utilizzati in terapia cognitivo comportamentale, sono validi strumenti.
Consigli pratici
In linea generale è possibile seguire alcune indicazioni per gestire la paura della morte, che sono utili anche in questo momento storico di difficoltà ed emergenza.
Concentrarsi su ciò che è sotto controllo
Non è possibile controllare cosa accadrà in futuro, né una malattia, né la morte.
Ma è possibile controllare quello che facciamo, qui e ora. E questo conta. Perché quello che facciamo, qui e ora, può fare un’enorme differenza per noi stessi e per chiunque viva vicino a noi (Harris, 2020).
In primo luogo possiamo riconoscere pensieri e sentimenti assumendo la posizione di uno scienziato curioso: osservare cosa sta succedendo nel proprio mondo interiore, senza giudicare. E pur riconoscendo pensieri e sentimenti, continuare a fare ciò che si stava facendo.
È importante fare spazio ai sentimenti difficili e provare a essere gentili con se stessi
I sentimenti spiacevoli sono “programmati” per continuare a manifestarsi mentre si sviluppa questa crisi: paura, ansia, rabbia, tristezza, colpa, solitudine, frustrazione, confusione e molti altri.
Non possiamo impedire loro di emergere, sono reazioni normali. Ma possiamo scegliere di aprirci e fare loro spazio: riconoscere che sono normali, permettergli di essere lì (anche se fanno male) e trattarci gentilmente mentre ne facciamo esperienza.
Tornare in contatto con il corpo
- Provare a sentire nel corpo se c’è un punto senza tensione e che si può identificare con una sensazione di calma. Focalizzarlo e, a partire da quel punto, lasciare che la sensazione di calma di quella parte possa espandersi, percependone la propagazione ad occhi chiusi.
- Diminuire la tensione delle spalle, come se dovessero cedere alla gravità e allineare la colonna, percependo la schiena dritta, ma non rigida.
- Se si porta una mano sulla parte del corpo che si sente più in tensione, è possibile notare la sensazione di calore durante l’auto-contatto.
- Portare l’attenzioni sui glutei appoggiati sulla sedia, rilassarli come se occupassero tutto lo spazio. Sedersi morbidi e rilassare l’appoggio sulla sedia.
- Sentire i piedi appoggiati sul pavimento e la sensazione di radicamento che offre (come se i nostri piedi fossero le radici di un albero).
Partecipare a ciò che si sta facendo
Guardare l’ambiente come non l’avete mai guardato prima, con curiosità e senza giudizio: cosa vedete? Guardate tutta la stanza, ruotando il collo. Vedete i colori? Le scritte? Vedete qualche oggetto in particolare? Sentite dei rumori nella stanza? Fuori dalla stanza? Avete qualche sapore in bocca? Che tipo di sapore è? Sentite i vostri vestiti sulla pelle? Le scarpe? Potete toccarvi il braccio? Osservare minuziosamente ciò che ci sta intorno permette di essere a contatto con il momento presente.
Fare le cose che contano davvero
Vi sono dei modi semplici per prendersi cura di se stessi. Quali azioni gentili, premurose e di supporto è possibile fare? Durante l’autoisolamento o il distanziamento sociale, quali sono i modi più efficaci per passare quel tempo?
Alcuni suggerimenti riguardano lo svolgere l’esercizio fisico per rimanere in forma, cucinare cibo sano, ascoltare la musica, scrivere, prendersi cura degli animali, leggere, fare attività significative da solo o con gli altri (Psychology Tools Limited, 2020). Se hai familiarità con la mindfulness, o altri approcci basati sulla consapevolezza, puoi praticare attivamente alcune di queste abilità di consapevolezza.
Seguire i tuoi valori
Le azioni che facciamo dovrebbero essere guidate dai propri valori fondamentali: per cosa è importante lottare di fronte a questa crisi? Che tipo di persona vuoi essere mentre attraversi questo periodo? Come vuoi trattare te stesso e gli altri?
I tuoi valori potrebbero includere amore, rispetto, umorismo, pazienza, coraggio, onestà, cura, apertura, gentilezza…o numerosi altri.
È importante trovare dei modi utili per “cospargere” questi valori nella tua giornata.
Solo ritrovando scopi, desideri e obiettivi che rientrino nei tuoi valori di riferimento, il timore della morte può essere gestito ed assumere un altro significato.
Bibliografia
- American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5. Milano: Raffaello Cortina Editore.
- Harris, R. (2020). “FACE COVID” Come rispondere efficacemente alla crisi Corona virus. www.TheHappinessTrap.com.
- Psychology Tools Limited. Convivere con preoccupazione e ansia tra l’incertezza globale. All rights riserve (2020).