Coronavirus: l’impatto sulla coppia
Nelle ultime settimane la nostra vita ha subito un cambio repentino. In Italia, come in tutto il mondo, è scoppiata l’epidemia da coronavirus e niente è stato più lo stesso, soprattutto dall’ultimo decreto legge, che impone spostamenti ridotti al minimo e possibili solo per “indifferibili motivi”.
In questo tempo del #iorestoacasa ciascuna coppia si trova a vivere differenti sfide. Il nostro bisogno di sentirsi al sicuro, di ricevere cure e protezione, di volerci sentire vicini e connessi in questo momento di emergenza da coronavirus è sicuramente molto alto.
Stare sotto lo stesso tetto in quarantena è anche la possibilità di essere un supporto l’uno per l’altro ed è un’occasione per curare la relazione. Ogni sistema familiare è però messo alla prova da questa convivenza forzata, dove siamo“obbligati” a passare tanto tempo insieme, chiusi in casa. Oltre ad essere un’opportunità per riscoprire nuovi modi di stare insieme, possono emergere tensioni o si possono esacerbare conflitti preesistenti.
La salute psicologica in situazione di emergenza
La situazione di emergenza dovuta alla pandemia di COVID-19 mette in crisi la nostra salute psicologica. Le preoccupazioni e l’incertezza aumentano con l’aggiornamento quotidiano dei dati su contagio e letalità del virus. Si sono rotti gli schemi delle nostre vite e siamo stati costretti a confrontarci con le nostre relazioni familiari.
Ci siamo ritrovati a doverci ascoltare di più; siamo costretti a vivere la nostra condizione fino in fondo, senza alcun evitamento. La paura, l’angoscia, l’incertezza ci fanno sentire impotenti e questo sentimento può trasformarsi in rabbia. E’ facile che si verifichino situazioni di aggressività e che si evidenzino fragilità psicologiche.
D’altra parte può anche accadere che le famiglie mettano in gioco le proprie risorse perché nei momenti difficili ci si unisce e i problemi potrebbero venire fuori successivamente una volta terminata l’emergenza.
Dall’esperienza della Cina sappiamo che c’è stata un incremento considerevole delle denunce di violenza domestica e un aumento delle richieste di divorzio. Non sembra che questo sia semplicemente dovuto al lockdown e al fatto che gli uffici preposti siano rimasti chiusi per molto tempo. Gli esperti sostengono non sia un caso, ma l’effetto della convivenza forzata.
Covid-19 e la scelta obbligata della separazione di coppia
Le disposizioni che hanno portato alla restrizione dei movimenti e la possibilità di viaggiare hanno determinato un alto numero di coppie che non potranno per lungo tempo ricongiungersi. Un tipo di separazione che ha come elemento di novità il fatto che non c’è una scelta ma una costrizione che arriva dall’esterno.
I membri di queste coppie si ritrovano a dover tollerare una distanza dall’altro e questo può portare a diverse conseguenze, derivanti anche da come una coppia vive il rapporto.
Il distanziamento sociale rallenta la diffusione del virus, ma ci obbliga anche a reprimere o modificare il nostro bisogno di vicinanza e relazione, ci porta a riconcettualizzare anche la nostra vita sessuale.
Una separazione potrebbe non determinare dei particolari effetti all’interno di una coppia e in alcune circostanze potrebbe addirittura dare l’opportunità di verificare e ripensare il proprio modo di stare con l’altro. È indubbio che la lunghezza della separazione sarà determinante.
Mezzi tecnologici e distanza fisica
Il maggior utilizzo della tecnologia e i sistemi di videochiamata potrebbero diventare un contatto e un veicolo per far sì che la coppia riesca comunque ad elaborare i vissuti legati alla distanza. Possono essere un valido strumento per mantenere viva la relazione.
Mantenere i contatti attraverso i mezzi di comunicazione tecnologici permette di salvaguardare la relazione dal disagio provocato da questa situazione.
Sicuramente la distanza fisica e l’impossibilità di relazionarsi interamente con una persona cara possono generare difficoltà e sofferenza, ma è importante pensare che la situazione è temporanea. Il tempo perso potrà essere recuperato e apprezzato ulteriormente.
E’ importante non smettere di programmare insieme nonostante la distanza e mantenere abitudini continuando a condividere le nostre giornate.
L’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus è un’evenienza nuova e insolita. Come tutte le cose a cui non siamo preparati, le reazioni possono essere di difficile adattamento, di ansia e paura. Dobbiamo considerare che ci sono coppie che non convivono e si trovano quindi ad affrontare in questo delicato momento anche l’impossibilità di rivedersi per un tempo non ben precisato.
L’impatto della separazione forzata sulla coppia
Una separazione è sempre un evento difficile, a cui ciascuno reagisce con gli strumenti che possiede e in base alla sua storia. Ma non è tanto l’oggettiva distanza quanto l’impatto che la separazione ha su quella specifica coppia.
Per coppie stabili, solide, dotate di un buon livello di autonomia personale, l’adattamento è possibile. Per coppie più instabili, o formatisi recentemente, o soprattutto dove il legame è prevalentemente simbiotico, la situazione può invece farsi difficile.
In questi casi, l’emergenza coronavirus, come tutti gli eventi stressanti e traumatici, in realtà è solo slatentizzante di dinamiche preesistenti.
A differenza della coppia che vive a distanza spesso per una scelta consapevole dovuta per esempio al lavoro, e dunque ha in qualche modo elaborato delle risorse per questa situazione, qui la separazione la si subisce, non la si sceglie.
Focalizzarsi sugli aspetti positivi della separazione forzata
Dovremo accogliere questa separazione valutandone anche i possibili aspetti positivi. Può trattarsi di un’esperienza nuova e non inutile, che ci può aiutare a contare maggiormente su se stessi, a vedere le cose da un’altra prospettiva e potrebbe essere un’occasione per affrontare problematiche tralasciate nel tempo.
Nello stare distanti per qualche tempo si può recuperare una maggiore autonomia personale, si può riattivare il desiderio e rivalutare l’intero rapporto di coppia.
D’altra parte però la separazione può far emergere rancori e risentimenti o le personalità possono essere fragili e troppo dipendenti per tollerare il distacco. Oppure, semplicemente, una separazione occasionale e non voluta diventa occasione di una decisione di allontanarsi definitivamente dal partner.
E’ comunque consigliabile rimandare scelte importanti sul rapporto ad emergenza conclusa, una volta che ci potremo ricongiungere e avremo avuto il tempo per riflettere sui reali sentimenti.
Alcuni consigli su come poter gestire la vita di coppia durante l’isolamento
Sono giorni difficili e lenti caratterizzati da attesa, preoccupazione e deprivazione. Il coronavirus ha messo a dura prova l’intimità e l’affettività. La quarantena può avere effetti collaterali sugli equilibri delle coppie.
Una convivenza forzata potrebbe facilitare liti frequenti, sino ad arrivare a una sorta di intolleranza o saturazione psico-fisica. Gli ambienti condivisi – non tutti possiedono case grandi e ambienti divisibili in funzione delle cose da fare o del bisogno di solitudine – diventano generatori di tensione e di ansia.
Di seguito vengono messi in evidenza dei suggerimenti che possono aiutarci ad affrontare con maggior consapevolezza e con nuovi strumenti questo delicato periodo.
Stabilire una routine
E’ importante organizzare la propria giornata con attività regolate da orari e continuare a vestirsi ogni giorno curando il nostro aspetto. E’ necessario ricostruire una vita simile a quella che avevamo prima della quarantena.
Preservare uno spazio privato
Per mantenere saldo il rapporto di coppia è importante ritagliarsi uno spazio individuale nel quale potersi dedicare alla cura di sé, all’attività fisica, alle proprie passioni o comunque a tutto ciò che ci piace.
L’importante è che si tratti di un luogo e di un momento completamente privato. All’interno della coppia con figli si è creata una situazione nuova con le scuole chiuse e la condivisione di spazi e la compresenza di tutti i componenti della famiglia. Nasce la necessità di stabilire delle divisioni e dei confini.
Distribuzione di nuovi compiti
Una suddivisione chiara dei compiti aiuta ad organizzare la giornata, ma con i nuovi assetti familiari legati alla quarantena possono anche cambiare i ruoli e ciò di cui si occuperà ogni membro.
E’ un momento dove tutti ci mettiamo in gioco con un nuovo senso di responsabilità. Tutti i componenti della famiglia dovrebbero cercare di essere flessibili e pronti ad assumere compiti diversi e in alcuni casi nuovi rispetto a prima dell’isolamento.
Aumentare la tolleranza
Durante i momenti di discussione, che possono facilmente generarsi in una condizione di isolamento forzato, il consiglio è quello di non perseverare nel conflitto per evitare di arrivare a una escalation della rabbia. Il partner più incline alla riconciliazione deve imparare a disinnescare la lite con un po’ di leggerezza.
Coltivare spazi di gioco
In questo periodo è importante aumentare gli spazi ludici e di piacere condiviso. È bello riscoprirsi compagni di divertimento e dedicarci a quelle cose che non avevamo mai il tempo di fare, condividendo passioni e momenti di creatività.
Condividere i vissuti emotivi
E’ importante condividere le proprie emozioni con il partner. Questo momento può essere una buona occasione per approfondire o recuperare un’interazione a cui non dedicavamo sufficiente attenzione, sopraffatti dagli impegni della quotidianità lavorativa.
Curare le altre relazioni sociali
È molto importante continuare ad interagire attraverso il telefono e i social network, anche se a distanza, con amici e parenti. Per condividere le proprie emozioni, ma anche riconoscersi nelle problematiche altrui e sentirsi meno soli.
Chiedere un aiuto professionale
Infine se ci dovessero essere momenti di disagio e difficoltà caratterizzati da particolare sconforto, ansia e depressione, si può chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta online. Ce ne sono molti, proprio per essere vicini a chi ne avesse bisogno pur rimanendo fisicamente a distanza.
Coronavirus: come restare uniti durante la quarantena
Da quando è esplosa la pandemia abbiamo iniziato ad avere davvero paura: paura di ammalarci, paura che il nostro sistema sanitario collassi, paura della crisi.
Sono arrivate, così, le prime restrizioni e la chiusura di scuole, università, varie attività commerciali (se non strettamente necessari), smart working.
Viviamo, tutti, una sensazione claustrofobica che ci richiede una buona organizzazione. D’improvviso ci siamo trovati costretti a condividere spazio spesso piccolo e un tempo dilatato.
In una società fondata sulla produttività e sul consumo sfrenato, in cui tutti corriamo per la gran parte del giorno dietro a mille impegni, senza giorni festivi, da un momento all’altro, arriva lo stop.
Siamo immersi in un fenomeno di carattere mondiale, una pandemia che ci rende tutti uguali, tutti distanti, tutti uniti dall’unico obiettivo di proteggerci. Infatti, il coronavirus ha momentaneamente cambiato la nostra vita quotidiana. Ha reso diversa la nostra routine e ci ha costretti a dei piccoli, grandi sacrifici, per salvaguardare il bene collettivo e non causare il collasso del sistema socio-sanitario.
Accettare la vulnerabilità e il bisogno degli altri
Trascorrere parecchio tempo in casa, ci mette inesorabilmente in contatto con le nostre vulnerabilità ed è una condizione che è difficile da sopportare. Inoltre il disimpegno quotidiano dalle nostre attività, lavorative o di svago, ha spostato l’attenzione su noi stessi.
Uno degli aspetti che emerge maggiormente in questa emergenza è il fatto di trovarsi inaspettatamente di fronte a qualcosa che non si conosce e soprattutto non si può prevedere. Tutto questo porta ognuno di noi a riflettere anche sul tema della dipendenza, di quanto di fatto siamo legati a chi ci sta vicino.
Il coronavirus ci porta di fronte a una situazione dove la nostra eventuale sensazione di onnipotenza è messa in discussione: non possiamo andare avanti senza l’aiuto degli altri.
In questa emergenza si è sviluppata un’importante forma di supporto sociale che è la solidarietà, ovvero la capacità di sentirci connessi gli uni con gli altri: abbiamo un obiettivo comune e ci muoviamo insieme per raggiungerlo.
Il coronavirus condiziona il nostro presente, ma anche il nostro futuro, questo ci sta spingendo verso un processo di accettazione della vulnerabilità.
Trasformare questo momento in un’opportunità
A questo punto diventa estremamente importante avere ben chiara una definizione di quello che vogliamo. Dobbiamo annotare obiettivi e cose che riteniamo importarti e che magari spinti da una routine prolungata nel tempo e dai vari impegni esterni abbiamo trascurato.
Allo stesso modo, può farci bene scrivere tutto quello che ci proponiamo di fare una volta terminata la quarantena.
Dobbiamo concentrarsi su ciò che vogliamo fare, in questo modo si stimola il pensiero creativo e dobbiamo imparare a percepire questo momento come un’opportunità.
Siamo costretti a restare a casa per tutto il nostro tempo, magari dovendoci riorganizzare in smart-working, mentre prima trascorrevamo a casa una parte e disponevamo di uno spazio personale.
Occorre, quindi, imparare a convivere nell’ambiente di casa. Esistono spazi comuni, dove si possono condividere delle attività, ma devono esserci anche gli spazi personali che in questo periodo devono assumere una identità inviolabile per gli altri componenti familiari.
La condivisione è anche comunicazione, in questa situazione lo stress può portarci a essere maggiormente pretenziosi e questo può concorrere a destabilizzare l’equilibrio dell’ambiente familiare.
Per questo motivo è fondamentale imparare anche a comunicare i nostri bisogni con assertività e non con aggressività per porre l’altro in condizione di capirci e possibilmente venirci incontro.
Le famiglie dove il clima è buono possono diventare nuclei ancora più solidi. Diversa la situazione se i rapporti sono già logori. Se le relazioni sono disfunzionali si può rendere necessario la ricerca di un supporto individuale e/o di coppia che possa aiutare ad elaborare questo periodo di incertezza e di convivenza forzata che può portare anche ad un’insofferenza reciproca.