La regolazione emotiva è uno degli obiettivi primari di molti trattamenti psicoterapici e coinvolge numerosi aspetti clinici legati alla psicopatologia e non solo.
Ad oggi è fondamentale saper regolare gli stati emotivi soprattutto dolorosi al fine di gestire situazioni stressanti, ambienti lavorativi e familiari e progetti di vita.
In parole semplici l’autoregolazione è la capacità di controllare e gestire come ci sentiamo e ci comportiamo. Tale capacità è strettamente legata al nostro sistema interocettivo, che ci avvisa se il nostro equilibrio interno è mutato e dirige le azioni al fine di ripristinarlo.
La stabilità interna di questi processi può essere interrotta a causa di condizioni ambientali avverse, di alterazioni dovute all’ambito di sviluppo o di esiti post-traumatici. Tale interruzione porta ad un deficit nell’uso di strategie di regolazione.
Regolazione e disregolazione emotiva
Nella disregolazione emotiva la persona perde la propria capacità interocettiva. L’alterazione del sistema nervoso peggiora la capacità di riconoscimento degli stati interni, emotivi, cognitivi e sensoriali e la conseguente abilità di gestione.
Gli studi sulla regolazione delle emozioni, condotti soprattutto grazie ai nuovi strumenti di neuroimaging, si sono moltiplicati negli ultimi anni. Hanno gettato solide basi per la comprensione dei processi regolatori fondamentali.
Tali studi si sono concentrati quasi interamente su strategie che controllano l’attenzione o trasformano in modo cognitivo il significato di pensieri, stimoli o eventi emotivi (ad es. distrazione, riattribuzione).
Tali strategie sono efficaci nella regolazione dei correlati comportamentali e cognitivi delle emozioni negative (Buhle et al., 2014) e sono componenti fondamentali dei trattamenti psicologici (Beck & Haigh, 2014; Gross, 2014).
Tuttavia, i processi di controllo cognitivo da cui esse dipendono potrebbero non funzionare in modo efficace per tutte le persone o in tutte le situazioni (ad esempio sotto stress). Per questo alcuni studi si sono incentrati sull’esplorazione di strategie di regolazione delle emozioni che non dipendano dal controllo cognitivo delle strutture corticali (top-down). Sono state proposte strategie basate sulla regolazione di componenti somatiche e subcorticali (bottom-up).
Uno studio sugli effetti della mindfulness
Uno studio recentissimo è stato condotto dai ricercatori della Yale University. Esso ha indagato a fondo, tramite risonanza magnetica funzionale, l’effetto dell’applicazione della mindfulness da parte di non meditatori sulla percezione di stimoli dolorosi sia fisici che emotivi.
Ai soggetti era stata spiegata, in una breve sessione, un pratica mindfulness basata sull’accettazione. Sul contatto non giudicante con lo stimolo e sul notare la natura di quello che sentivano, fisicamente o emotivamente, senza ulteriori valutazioni.
Senza il coinvolgimento di processi cognitivi di valutazione (quindi senza l’attivazione della corteccia prefrontale) nei soggetti che applicavano l’accettazione mindfulness si sono ridotti i marker comportamentali e neurologici delle emozioni negative associate agli stimoli dolorosi emotivi e fisici.
Questi risultati suggeriscono che la regolazione bottom-up di emozioni negative e dolore fisico può essere efficace. Tanto quanto, o in assenza di, regolazione cognitiva deputata a processi superiori di riattribuzione o direzionamento dell’attenzione volontaria.
La psicoterapia sensomotoria
Nella Psicoterapia Sensomotoria la mindfulness viene praticata proprio in questo senso, piuttosto che con le meditazioni formali impiegate in altri approcci.
La mindfulness applicata nella Psicoterapia Sensomotoria stimola il riconoscimento di come il disagio o il dolore (fisico ed emotivo) si manifestino nel corpo. Ciò apprendendo come partecipare all’esperienza presente in modo accettante e non valutativo.
Tramite la mindfulness si stimolano e si fortificano le risorse somatiche, come elemento decisivo per la padronanza delle reazioni emotive disregolate che possono intervenire a fronte di uno stimolo doloroso, sia esso emotivo o fisico.
La Psicoterapia Sensomotoria attraverso l’uso delle risorse somatiche aiuta i pazienti, e non solo, nella gestione funzionale delle proprie reazioni emotive e nella modulazione dell’arousal.
Le risorse somatiche comprendono le funzioni e le capacità fisiche che sostengono l’autoregolazione e procurano una sensazione di benessere e di competenza al livello somatico e psicologico (Ogden, Minton, Pain 2006) e favoriscono il ripristino della capacità interocettiva.
Le risorse somatiche
Esistono letteralmente migliaia di risorse somatiche la maggior parte delle quali hanno un carattere molto personale. L’indicatore per misurare l’efficacia di qualsiasi risorsa somatica è il senso di sicurezza e padronanza che genera. Se quella particolare risorsa ci riporta in contatto con il nostro stato interno in un modo calmo e sempre più regolato, allora è proprio una risorsa.
Alcune di queste vengono usate in modo naturale da molti di noi. Permetterci di notarle e diventarne consapevoli è già un’importante fonte di supporto, da utilizzare ogni volta che ne sentiamo il bisogno.
Le risorse di centratura
Le risorse di centratura, ad esempio, riguardano la capacità di riconquistare il senso di essere collegati al nostro corpo. Cioè localizzandone e percependone il centro fisico, che si trova una decina di centimetri sotto l’ombelico.
Mettere qui le mani, portandovi la consapevolezza è una risorsa di centratura, così come posare una mano al centro del petto e l’altra sotto l’ombelico.
Le risorse di contenimento
Un altro gruppo di risorse somatiche è quello delle risorse di contenimento. Esse ci permettono di contenere le emozioni e l’attivazione ad esse connessa in modo che ciò che esprimiamo non sia troppo per noi o di decidere quanto e quando esprimere quello che sentiamo.
Per far questo si può sperimentare come un supporto nella parte posteriore del corpo (lo schienale di una poltrona o il muro), o la sensazione avvolgente di una coperta possano attenuare le emozioni esplosive e permettere di sentirsi solidi e in controllo.
Le risorse di movimento
Lo stesso vale per le risorse di movimento grazie alle quali, tramite l’attivazione anche di semplici movimenti come il dondolare della schiena avanti e indietro, il camminare o lo strofinare le mani una contro l’altra, si riacquisisce una sensazione di presenza e padronanza.
Anche il grounding, un esercizio di “radicamento” del corpo nel qui ed ora, tramite la percezione della schiena, del bacino e dei piedi sul pavimento permette di percepire il supporto che arriva dalla sensazione di avere i piedi per terra e favorisce una maggior presenza.
Tutte le risorse somatiche
Varie risorse aiutano il radicamento. la consapevolezza mindful delle ossa del bacino su cui siamo seduti, la sensazione del peso del corpo e della trazione verso il basso favorita dalla gravità e la focalizzazione dell’attenzione sui piedi aiutano il senso di radicamento.
Un’altra importante risorsa somatica, che regola attivamente il sistema nervoso, è il respiro. Percepire il respiro, modificarne le caratteristiche come la fluidità o l’espansione, lavorare con la lunghezza di espirazioni e inspirazioni, permette di mantenere la consapevolezza del momento presente e modulare l’attivazione simpatica presente nella disregolazione.
Intervenire, sempre in un atteggiamento di consapevolezza, sulle posture e l’allineamento, permette di sentirsi più stabili, più presenti a se stessi.
Grazie alla pratica e alla riscoperta, sempre più supportata dalla ricerca, delle risorse che il nostro corpo può fornirci, scopriamo di possedere strumenti numerosi e accessibili per imparare a gestire quello che accade fuori e dentro di noi.
Riferimenti bibliografici
- Kober H., Buhle J., Weber J., Ochsner K.N.., Wager T.D. (2019). Social Cognitive and Affective Neuroscience, 1147–1158
- Buhle, J.T., Silvers, J., Wager, T.D., Lopez, R., Onyemekwu, C., Kober, H., Ochsner, K.N. (2014). Cognitive reappraisal of emotion: a meta-analysis of human neuroimaging studies. Cerebral Cortex, 24(11), 2981–90.
- Beck, A.T., Haigh, E.A. (2014). Advances in cognitive theory and therapy: the generic cognitive model. Annual Review of Clinical Psychology, 10, 1–24.
- Gross, J.J. (2014). Emotion Regulation: conceptual and empirical foundations. In: Gross, J.J., editor. Handbook of Emotion Regulation, 2nd edn, New York, NY: Guilford Press, pp. 3–20.
- Ogden, P., Minton, K. & Pain, C. (2006). Trauma and the body: A sensorimotor approach to psychotherapy. New York: W.W. Norton.