Le origini della Schema Therapy
La Schema Therapy (ST; Young, 1990; Young, Klosko, & Weishaar, 2003) è nata e si è proposta come modello integrativo efficace e utile ai fini della concettualizzazione e del trattamento di disturbi resistenti alla terapia, cronici e di personalità.
Pur affondando le sue radici nella terapia cognitivo-comportamentale, la ST ha integrato ad esse concetti di matrici teoriche differenti (ad esempio psicoanalitiche, gestaltiche, transazionali, dell’attaccamento).
L’approccio è fondato sui concetti di “bisogno primario insoddisfatto” e “Schema Maladattivo Precoce” (SMP), che sono considerati i principali responsabili della sofferenza presentata dai pazienti. Essi derivano, ad esempio, da esperienze di trascuratezza o traumi in età infantile e adolescenziale.
Le evoluzioni del modello
La Schema Therapy si è evoluta nel tempo, focalizzandosi maggiormente sul concetto di “Schema Mode” (Van Vreeswijk, Broersen, & Nadort, 2012) piuttosto che di SMP.
Il Mode, o Schema Mode, riguarda l’insieme degli Schemi e delle relative operazioni (funzionali o disfunzionali) attive in una persona in un determinato momento.
Rispetto alla terapia cognitivo-comportamentale il focus è maggiormente orientato sul piano emotivo e sull’esplorazione delle origini infantili e adolescenziali delle difficoltà psicologiche presentate dai pazienti.
Gli elementi nucleari della Schema Therapy includono il modello di concettualizzazione centrato sui Mode, una specifica modalità di relazione terapeutica (“limited reparenting”) e l’utilizzo intensivo di tecniche esperenziali (Imagery Rescripting e Chair Work).
La ricerca attesta la Schema Therapy come uno dei modelli di trattamento maggiormente efficaci per i disturbi di personalità.
L’approccio più recente: Contextual Schema Therapy
Coerentemente con l’ottica integrativa che caratterizza la Schema Therapy, alcuni autori hanno lavorato per aggiornare ulteriormente il modello, integrandolo con le più recenti evoluzioni della terapia cognitivo-comportamentale.
Così, nasce la Contextual Schema Therapy (CST; Roediger, Stevens, & Brockman, 2018): la cornice di riferimento entro cui questo modello si muove rimane quella fornita dal modello di Young.
Si continuano ad utilizzare in maniera integrata strategie terapeutiche che derivano da approcci differenti dai modelli cognitivo-comportamentali. Tuttavia, la Schema Therapy viene qui rivista alla luce dei recenti contributi della “terza generazione” della terapia cognitivo-comportamentale, al fine di fornire agli psicoterapeuti e ai loro clienti un modello ancor più flessibile ed efficace.
I presupposti teorico clinici del modello
L’obiettivo è bilanciare un approccio “di seconda generazione” (basato sul cambiamento del contenuto dello schema) con uno di “terza generazione” (modificando il modo in cui le persone si relazionano alle loro esperienze).
Così, ad esempio, alcuni principi basilari dell’Acceptance and Commitment Therapy (ACT; Hayes, Strosahl, & Wilson, 2012) vengono incorporati e integrati al focus ampiamente emotivo della Schema Therapy.
In CST, ancora più importanza viene data al lavoro direttamente orientato al Mode Adulto Funzionale che, peraltro, si connette bene al concetto di flessibilità psicologica (Hayes, Strosahl, & Wilson, 2012) e può essere “potenziato” usando strategie dell’ACT.
L’integrazione di tecniche derivanti ad esempio dalle terapie basate sulla Compassione, sulla Mindfulness, e sull’Accettazione, insieme alla relazione terapeutica, offre ai terapeuti strumenti preziosi. In termini ST, consente di affrontare modalità apparentemente impermeabili come quelle tipiche, ad esempio, dei forti “protettori evitanti e distaccati”, dei “bulli ipercompensatori” e degli “arresi sottomessi” senza speranza che rinunciano ai propri bisogni.
Gli strumenti operativi della Contextual Schema Therapy
Così, sono proposti ai clinici degli strumenti aggiuntivi utili al fine di affrontare e superare il forte distacco presentato da alcuni pazienti. Ma anche di gestire il dialogo interno dannoso derivante da tenaci “genitori” esigente e critico e di accedere ai Mode più vulnerabili, proteggendoli e prendendosene cura, rafforzando direttamente, al contempo, il Mode “Adulto Sano”.
Il fine ultimo rimane quello di contrastare le modalità disfunzionali, a favore di risposte più sane e adattive, coerenti coi propri bisogni.
Il manuale “Contextual Schema Therapy: An Integrative Approach to Personality Disorders, Emotional Dysregulation and Interpersonal Functioning” sarà disponibile in Italiano a novembre 2020, pubblicato da Erickson.
Riferimenti bibliografici
- Hayes, S. C., Strosahl, K. D., & Wilson, K. G. (2012). Acceptance and commitment therapy: The process and practice of mindful change (2nd ed.). New York: Guilford Press.
- Roediger, E., Stevens, B. A., & Brockman, R. (2018). Contextual Schema Therapy: An Integrative Approach to Personality Disorders, Emotional Dysregulation and Interpersonal Functioning. Oakland: Context Press.
- Van Vreeswijk, M., Broersen, J., & Nadort, M. (2012). The Wiley-Blackwell Handbook of Schema Therapy: Theory, Research, and Practice. West-Sussex: John Wiley & Sons.
- Young, J. E. (1990). Cognitive therapy for personality disorders: A schema-focused approach. Sarasota, FL: Professional Resource Exchange.
- Young, J. E., Klosko, J. S. & Weishaar, M. E. (2003). Schema Therapy: A practitioner’s guide. New York: Guilford Press.