Il termine Disturbo Bipolare sta entrando sempre più nella cultura odierna – aggiungerei per fortuna. Ciò rende quasi superflua un’ulteriore descrizione in aggiunta a quelle che si trovano ovunque.
Semplificare il tutto dicendo che è l’alternanza di fasi euforiche e depressive è riduttivo. Vi sono ad esempio episodi o situazioni in cui l’euforia non si presenta affatto e compare al suo posto la disforia. Con questo termine si indica un eccesso di malumore che porta a crisi rabbiose anche intense che possono essere aggravate dal tentativo di auto medicarsi con alcol o sostanze d’abuso.
La brutta notizia è che si tratta di un disturbo ciclico che può ripresentarsi in qualsiasi momento della vita. La buona è che abbiamo gli strumenti di cura.
Tra questi c’è il supporto a chi si trova accanto a un soggetto affetto da Disturbo Bipolare che può aiutarlo. “Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo” scriveva Tolstoj. Come dargli torto?
Ogni situazione è una storia a sé e non è possibile formulare un qualcosa che vada bene sempre e per tutti. Non esiste una ricetta miracolosa per aiutare chi soffre di un disturbo bipolare. Tuttavia non bisogna rinunciare a qualche suggerimento e strategia collaudata per aiutare chi vive accanto a queste situazioni.
Affidarsi a specialisti esperti nel trattamento del disturbo bipolare
Sembra ovvia questa considerazione ma purtroppo spesso si individua il percorso più adeguato dopo molti tentativi.
Il timore dello stigma porta a far sì che lo psichiatra venga contattato dopo molti altri percorsi alternativi, sottraendo tempo prezioso alle cure idonee. Il disturbo Bipolare è un disturbo che va trattato farmacologicamente in prima battuta e al più presto. Il professionista indicato è lo psichiatra. In un secondo momento possono essere inseriti altri percorsi condivisi con lo specialista.
Solo prendere contatto con lo specialista non è sufficiente. Bisogna aiutare la persona affetta dal disturbo bipolare a ricordare gli appuntamenti, ad essere costante nell’assunzione delle terapie, a comunicare tempestivamente allo specialista i primi cambiamenti dello stato clinico.
Facilitare l’aderenza alla terapia per aiutare chi ha un disturbo bipolare
Se il disturbo è nella fase critica potrà essere necessario accompagnare il paziente alle visite e a stargli accanto mentre assume le terapie. Se necessario anche a preparare i farmaci da far assumere (che comunque non vanno mai somministrati di nascosto o all’insaputa del paziente).
Purtroppo chi è affetto da disturbo bipolare tende a non seguire le cure. In fase depressiva ritiene che nulla possa servire. Nelle fasi maniacali pensa di sentirsi benissimo e di non necessitare di aiuti. Nelle fasi inter-critiche pensa di aver superato la crisi e che questa non si ripresenterà più.
Un’ulteriore complicazione si ha quando il paziente è affetto da patologie organiche croniche concomitanti (es diabete, ipertensione). Il rischio è che vengano interrotte anche le terapie necessarie al mantenimento di un equilibrio fisico e pertanto sarà necessario anche che il paziente venga aiutato a gestire questi aspetti.
Non sottovalutare mai che per ottimizzare il percorso di cura e aiutare chi ha un disturbo bipolare è importante da parte di familiari o congiunti non screditare o svalutare lo specialista in presenza del paziente. Se avete dei dubbi sull’operato del medico potete esprimerli direttamente al curante di persona, per telefono o per email.
Comunicare al curante tutti i cambi di stato
Bisogna imparare a riconoscere, insieme alla persona interessata, i primi segnali di ingresso nella nuova fase critica. Sia essa depressiva (es rallentamento psicomotorio, tendenza a voler dormire molto, alterazione dell’alimentazione, perdita degli interessi o distacco da ciò che circonda) o maniacale (es aumento del livello di energia, progettualità grandiosa, iperattività fisica, irritabilità o insofferenza ad essere contrariati, ridotto bisogno di sonno, spese eccessive).
Occorre incoraggiare a comunicare allo specialista il prima possibile i cambiamenti di stato, anche se possono apparire banali.
Conoscere il disturbo
E’ fondamentale evitare di inserire termini come “forza di volontà” o simili che negano l’esistenza di un disturbo con proprie caratteristiche e proprie cure.
Prima vengono impiegati gli strumenti idonei e migliore sarà l’evoluzione del quadro. Vi è molto materiale reperibile sul web. Il consiglio che mi sento di dare è di selezionare solo le informazioni che provengono da fonti qualificate. Altrimenti il rischio è di imbattersi in nozioni confondenti e fuorvianti che rendono la situazione ancora più difficile da gestire e, cosa più grave, posticipano gli interventi più idonei.
Sono molte le strutture psichiatriche, le associazioni di familiari e di volontariato che organizzano corsi di psico-educazione sul disturbo bipolare. Operatori specializzati e con esperienza aiutano i pazienti e i familiari a comprendere il disturbo, i trattamenti e le modalità di gestione delle fasi acute. Avere le idee più chiare su questi argomenti aiuta a fornire risposte alla domanda legittima e solita: “Cosa dobbiamo fare?”
Persona e disturbo non sono sinonimi
La difficoltà che maggiormente trovo nel trattamento di questi pazienti è che vi sono tante espressioni della malattia e tante persone nella stessa identità anagrafica.
Ciò è vero durante i primi episodi ma col tempo si riesce a individuare comunque una stabilità del paziente che può diventare un interlocutore sufficientemente affidabile.
Anche chi sta accanto al paziente bipolare può imparare a individuare un unico interlocutore con cui relazionarsi. Si potrà costruire un’immagine in cui capiamo che la persona e il disturbo non sono la stessa cosa.
Bisogna lavorare attivamente per individuare la “persona” in modo che si possa comprendere ed accettare che non ci sono “colpevoli” responsabili dei cambi d’umore. Questi derivano da un’anomalia del funzionamento del sistema nervoso nei suoi elementi funzionali e strutturali. Non si farà più appello a frasi che rimandano all’esser cattivi o all’avere un pessimo carattere.
Ciò aiuta a non enfatizzare gli atteggiamenti sicuramente sgradevoli (l’oppositività ad esempio). Porta inoltre il paziente ad evitare i sentimenti di colpa quando si renderà conto delle sue azioni discontrollate.
Parlare con la persona quando sta bene
Bisogna approfittare delle fasi di benessere per contrattare insieme al diretto interessato alcune modalità condivise con cui chi gli sta accanto potrà aiutarlo nella successiva fase di scompenso.
Purtroppo è noto che quando le crisi migliorano si tende a viversi il momento positivo cercando di mettersi alle spalle la crisi. Questa è una modalità comprensibile, forse anche necessaria per tirare il fiato, ma non di aiuto nel lungo termine.
Bisogna chiedere al paziente, quando sta meglio: “Cosa possiamo fare durante le crisi per aiutarti?”. Iniziamo in questo modo a relazionarci con la “persona” e la inseriamo nel programma di lavoro che dovrà essere congiunto e che durerà a lungo. Purtroppo le crisi possono presentarsi anche se le cure vengono seguite in modo impeccabile. L’importante e capire che sono fasi, con un inizio ed una fine.
Collaborare alla costruzione di uno stile di vita regolare
Sempre più dati ci confermano che lo stile di vita è un fattore importantissimo in molte malattie. Sia come fattore scatenante e di mantenimento che come elemento di cura e prevenzione. Il Disturbo Bipolare non si discosta da questa regola ed ha le sue peculiarità.
Prima di tutto è indispensabile mantenere un regolare ritmo sonno-veglia: stabilire gli orari per andare a dormire e svegliarsi seguendo il ciclo giorno/notte.
Non rispettare questi ritmi facilita il rischio di ricadute. Per tale ragione è preferibile evitare attività professionali che comportino turnazioni notturne e frequenti viaggi intercontinentali che prevedono importanti variazioni fuso orario.
Uno stile di vita sano consiste nel mantenere una certa regolarità in tutto. Regolare attività fisica (senza eccessi), regolare alimentazione ed idratazione, evitare l’eccesso di sostanze eccitanti (ed es il caffè) e assolutamente evitare uso di alcol e droghe.
Sarebbe di grande aiuto compilare un’agenda con le cose da fare. Sarà d’aiuto nel cercare di fare quelle minime cose nelle fasi depressive e di non eccedere nel numero di attività nella fase eccitata. Ciò vale anche per regolarizzare le attività nelle fasi tra una crisi e l’altra
Proporre al paziente una psicoterapia
Il trattamento del Disturbo Bipolare è sicuramente un esempio di lavoro in multiprofessionalità. Una psicoterapia cognitivo comportamentale può essere indicata in tutte le fasi del disturbo, sempre in associazione al trattamento farmacologico.
I benefici sono molteplici, non ultimo la possibilità di aiutare la persona affetta a cooperare nel lungo termine alla gestione del disturbo.
Evitare l’isolamento
La condivisione di un problema con chi ha un’esperienza diretta simile alleggerisce il carico emotivo di chi vive con una persona che soffre di disturbo bipolare.
Per tale ragione sono stati attivati in numerose realtà gruppi per pazienti bipolari e per familiari. Per i familiari è importante evitare di chiudersi nel proprio dolore e cercare invece di mantenere contatti sociali. Serve per alimentare la propria salute mentale e per mostrare al paziente un modello positivo e realistico.
Vedere i familiari inseriti in una rete sociale e impegnati a vivere la propria vita aiuta indirettamente il paziente a non sentirsi responsabile del malessere di chi gli sta accanto. Questo può infatti portare fino al pensiero estremo di avergli rovinato l’esistenza.
Sappiamo che non è semplice ma bisogna in tutti i modi continuare a coltivare i propri interessi ed hobby, a frequentare persone e i luoghi di interesse. Sicuramente è uno degli strumenti per mantenere in buona salute nostra resistenza allo stress.
Pensare ad una forma di tutela nei casi più gravi
Il disturbo bipolare più di ogni altra malattia può portare a prendere decisioni estreme e potenzialmente molto dannose.
Bisognerebbe aiutare la persona che soffre di disturbo bipolare a non agire decisioni drastiche che potrebbero creare problemi gravi (a maggior ragione se ci sono di mezzo figli minori) e di cui potrebbe pentirsene in futuro.
Purtroppo chi ha una crisi spesso attacca tutto su più fronti che vanno dal lavoro alle relazioni sentimentali. In questo stato una persona scompensata potrebbe diventare vittima di circonvenzione di incapace. In queste situazioni può essere anche un aiuto segnalare l’accaduto alle forse dell’ordine (che hanno interesse a punire i delinquenti e chi si approfitta dei pazienti, NON i pazienti).
Qualora il problema fosse la pessima amministrazione del patrimonio (spendere troppo, vendere immobili o beni senza alcuna progettualità, fare debiti con banche o finanziarie ed altro di simile) esiste la possibilità che familiari e affini possano chiedere alla figura del giudice tutelare la nomina di un amministratore di sostegno.
L’amministratore di sostegno viene nominato dal giudice, dovrà rendere conto dell’amministrazione e si occupa di aiutare la persona a gestire il patrimonio in modo non avventato. Qualora il paziente dovesse ricompensarsi e mantenere un buon equilibrio nel tempo, riuscendo ad amministrarsi, può essere revocata la nomina dell’amministratore.